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Trasgressiva Isadora Duncan al Mart, aspettando Jérôme Bel
Mostre
Al Mart di Rovereto infiammato dalla volontà del Presidente Sgarbi di rivestire anche la carica di direttore artistico, fino al primo marzo c’è la mostra dedicata a Isadora Duncan (San Francisco 1877).
Nelle sale, che ospitano le opere dei grandi maestri, vediamo svelarsi uno ad uno i cambiamenti che la danzatrice statunitense ha suggestionato nelle arti figurative del periodo che passa tra Ottocento e Novecento.
La mostra inizia con opere d’arte antica – dato che la stessa Duncan si ispirava ad essa per emularne la plasticità – e prosegue secondo un preciso percorso concettuale che ci accompagna nel tempo portandoci alle avanguardie. Ci arriviamo registrando con il nostro sguardo il movimento di una figura femminile che si espande sempre più nello spazio conquistando la sua libertà.
Isadora Duncan, l’ispiratrice
Amisani, Andreotti, Nomellini, Cominetti, Depero e Romanelli sono solo alcuni degli artisti che si sono lasciati ispirare da questa donna visionaria, cogliendone i suoi gesti, il suo atteggiamento emancipato e la sua grazia perturbante, mutando il loro modo di vedere e di creare.
Ribelle, rivoluzionaria, leggendaria, indomita e trasgressiva: Isadora Duncan non era una da mezzi termini. Intramontabile e sovversiva, ha cambiato gli schemi della danza classica e li ha trasformati in uno stile unico (diventato quello che oggi chiamiamo “danza moderna”), capace di essere così lungimirante da portarci avanti nel tempo. In lei e nel suo carisma indefinibile gli artisti hanno trovato una musa.
In tutta la mostra ci imbattiamo nella rappresentazione di una figura che diviene un propulsore di se stessa, attivandosi in relazione alle più profonde necessità di un corpo guidato da un movimento naturale e istintivo cioè fluido, spontaneo e disinvolto. Principio che sta alla base della danza di Isadora Duncan e che ritroviamo ampiamente dentro i sistemi delle avanguardie.
Le opere non fanno altro che testimoniare come, la stessa Duncan, sia riuscita a creare movenze e movimenti capaci di smuovere gli schemi delle arti figurative andando ben oltre la danza. E naturalmente viceversa: vediamo come gli artisti siano andati ben oltre la loro arte, lasciandosi ispirare da altre discipline per rendere ancor più vivo il respiro delle loro opere.
Percorrendo le sale abbiamo l’immediata sensazione che qualcosa si faccia sempre più libero e dinamico: l’immagine del corpo è cambiata. Sculture, dipinti, disegni, fotografie e documenti rendono evidente la percezione di questa sua nuova rappresentazione e ci dimostrano che la sua struttura è ormai completamente prosciolta dai canoni. Basterebbero due parole di Umberto Galimberti: «il corpo dispiega il suo spazio che non è geometrico, il suo tempo che non è cronologico».
Tutto sembra sganciarsi dalle convenzioni: la figura femminile si è liberata acquistando un’indipendenza e un’abilità espressiva contagiosa e rivoluzionaria. Di classico non c’è nulla.
È un percorso che ci porta inevitabilmente nel contemporaneo dove, tutt’oggi, possiamo riscontrarne le tracce. Questa mostra non finisce nelle sale perché il Mart ci propone un programma di attività parallele.
Jérôme Bel al Mart, per Isadora Duncan
La riflessione su cosa sia il corpo è una questione decisamente contemporanea dal momento che tutti siamo corpo quindi presenza, ed è essenziale indagarne le potenzialità. Proprio per questo, uno degli appuntamenti speciali – in occasione del finissage della mostra- è organizzato dallo stesso museo di Rovereto e il Centro Servizi Culturali S. Chiara (in collaborazione con Oriente Occidente), che da tempo propongono eventi interdisciplinari, accoglienti e inclusivi, capaci di aprire lo sguardo dello spettatore verso nuove possibilità.
Il 29 febbraio dunque, all’auditorium Fausto Melotti di Rovereto (ore 21), Jérôme Bel porterà in scena un progetto pluriennale con una coreografia studiata per Elizabeth Schwartz.
Quello di Bel è un lavoro conosciuto per le coreografie non-dance, per il suo stile complesso e provocatorio. Le esibizioni che hanno a che fare con lui si ricordano spesso per il suo intento a sfidare dall’interno gli accordi che compongono la performance e il movimento. Dice niente? Sì. Lo spettacolo che vedremo è parte di un lavoro sui ritratti di ballerini celebri e si chiama “Isadora Duncan”.
Non abbiate timore di trovarvi davanti alla complessità, andiamoci con spirito libero a questo spettacolo! Che ne sarebbe, se no, di tutta questa rivoluzione?
«Danzare danzare danzare. Altrimenti siamo persi» ripeteva Pina Bausch, perché, come gli artisti e i danzatori possiamo lasciarci ispirare: anche noi abbiamo il privilegio di dare la nostra personale interpretazione della forma.