-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Niente da fare, nemmeno la minaccia di una epidemia globale può fermare l’ironia dell’internet. Già alcune settimane prima dell’espolosione dei focolai in Italia, le nostre filter bubble erano state invase – volente o nolente – da un flusso di informazioni più o meno utili e di immagini più o meno divertenti, dedicate alla minaccia del Coronavirus. Verrà la morte e avrà la forma di un meme. E quindi anche gli artisti si sono fatti prendere la mano. Per esempio, Max Siedentopf, designer tedesco-namibiano di base a Londra che ha creato una serie di immagini provocatorie che mostrano oggetti di uso quotidiano usati come maschere protettive anti Coronavirus.
Ma quando si gioca in partite del genere, si sa che è piuttosto facile urtare la sensibilità delle persone, messa a dura prova non solo dalla minaccia reale e dal lutto ma anche dalla pervasività della percezione del pericolo, agilmente veicolata dalle news. Come prevedibile, la serie fotografica, chiamata How To Survive A Deadly Global Virus, ha suscitato reazioni rabbiose e Siedentopf, subito dopo aver pubblicato le immagini, si è scusato, spiegando anche le motivazioni del suo lavoro. «È importante per me portare le persone fuori dalla loro confort zone e mostrare le cose da una prospettiva diversa, sia positivamente che negativamente», ha commentato.
«Poiché il virus si è diffuso rapidamente a livello globale, le maschere sono state ispirate da fotografie che ho visto su varie piattaforme in tutto il mondo, dai giovani Instagrammer alle schede Pinterest di maschere fai-da-te. Per riflettere su questo aspetto, le maschere che ho creato sono state indossate da persone provenienti da Cina, Israele, Namibia, Sudafrica, Brasile, Inghilterra, Irlanda e Zimbabwe», ha continuato Siedentopf.
Insomma, è lecito ridere della tragedia? In effetti, il riso abbonda sulla bocca degli stolti ma spesso anche dei saggi e non è sempre uguale. Bisognerebbe distinguere, per esempio, tra presa in giro e ironia, volgarità e umorismo, irrisione e sarcasmo. Ma non bisogna nemmeno ricadere nell’eccesso opposto, nel giustificazionismo: se si sceglie di trattare un argomento del genere in un certo modo, bisogna essere pronti ad assumersi la responsabilità delle reazioni, nel bene e nel male.
In ogni caso, a prescindere dalle mascherine di Max Siedentopf, ricordiamo che l’OMS – Organizzazione mondiale della sanità ha pubblicato sul proprio sito web consigli sulle misure di protezione di base contro il Coronavirus – che poi sono più o meno uguali a quelle della normale sopravvivenza urbana o anche dell’educazione civile – tra le quali lavarsi le mani regolarmente e starnutire nell’incavo del gomito. Le mascherine, invece, non sono proprio il massimo, perché al suo interno potrebbero rimanere intrappolate le particelle di virus. Sarebbero più utili per le persone già malate, per evitare la diffusione dei germi. E sembra anche che sorridere non sia poi così deleterio.
Strano che non abbiano ricordato questa maschera: https://tinyurl.com/us7cgju il medico della peste…
Popolo di creduloni, bevetevi tutto quello che Big Pharma vi somministra…
Le masherine che vedo sono favolose : ci difendono dal virus in modo giusto.