16 aprile 2020

Addio a Markus Raetz, il ricordo di Monica De Cardenas

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Il 14 aprile si è spento a Berna Markus Raetz, aveva 78 anni

Markus Raetz, Chambre de lecture, 2013–2015, 432 profili in filo di ferro sospesi davanti alle pareti di una stanza, 400 x 815 x 630 cm (stanza), visione parziale © 2016 Markus Raetz, Prolitteris, Zürich, Foto: Alexander Jaquemet

Markus Raetz si è spento a Berna il 14 aprile, aveva 78 anni e da tempo lottava con una grave malattia. L’annuncio della scomparsa è stato dato dall’emittente radio SRF.

Nato nel 1941 a Büren an der Aare, a nord di Berna, dopo vari anni trascorsi come insegnante in una scuola elementare della Svizzera, dal 1963 Markus Raetz si è dedicato all’arte.
All’innizio della sua carriera ha condotto delle sperimentazione influenzate da Action Painting, Pop Art, Nouveau Réalisme, per poi dedicarsi principalmente alla ricerca sul tema della percezione, prima soprattutto attraverso disegno e pittura, per aprirsi poi alla scultura, che dagli anni Ottanta divenne il suo principali campo di ricerca.

Le sue opere sono state esposte a documenta, nel 1968, nel 1972 e nel 1982, alla Biennale di Venezia (1980 e 1988), alla Biennale di Sidney (1990) e a quella di San Paolo (1998), e in numerosi musei, tra cui il Kunsthaus di Zurigo (1975), lo Stedelijk Museum di Amsterdam (1979), il New Museum di New York (1988), la Serpentine Gallery di Londra (1993), la Bibliothèque Nationale di Parigi e al MAMCO di Ginevra nel 2011. Le sue pere sono entrate in collezioni come quelle del MoMA di New York, del Museum für Moderne Kunst di Francoforte, dello Schaulager e del Kunstmuseum di Basilea, Tate Gallery di Londra, del Centre Pompidou di Parigi e dei maggiori musei svizzeri.

Ha esposto in mostre di peso storico come “When Attitudes Become Forms” a Berna nel 1969 e “Photoimage: Printmaking 60s to 90s” a Boston nel 1998.

Nel 2004 gli è stato assegnato il Gerhard-Altenbourg-Pres e nel 2006 il Prix Meret Oppenheim.

Il ricordo di Monica De Cardenas

Nella serata di ieri, 15 aprile, Monica De Cardenas ha diffuso un ricordo di Markus Raetz, con cui ha lavorato per venticinque anni, proponendo numerse personali dell’artista nelle sedi della sua galleria.

Markus Raetz
Markus Raetz, Looking Glass, 1988-92, courtesy Monica De Cardenas

«Caro Markus, ti ringraziamo per la poesia che ci hai donato e che ci parla in ogni tua opera.

Con profonda tristezza annunciamo la scomparsa di Markus Raetz, straordinario artista svizzero che abbiamo avuto l’onore di rappresentare per venticinque anni; col quale abbiamo inaugurato la galleria di Zuoz nel dicembre 2006 e la sua ultima mostra nell’estate 2019.

Raetz parla alla mente e al cuore con immagini essenziali e poetiche. I meccanismi della rappresentazione e la pluralità della visione sono i temi attorno ai quali si snoda il suo percorso artistico. Nei taccuini degli anni Sessanta e Settanta l’artista traccia le basi della sua ricerca: le linee formano figure, paesaggi e oggetti, la cui continua trasformazione ci rende partecipi del processo creativo e consapevoli della fluidità delle immagini e dei punti di vista.

Nel corso degli anni, le idee e le tematiche sviluppate nei disegni vengono trasformate in installazioni, sculture, opere monumentali. Realizzate spesso con materiali naturali, inconsueti o effimeri, conservano la leggerezza di un disegno pur nella loro plasticità.

Ne sono esempi i lavori degli anni Ottanta in cui poche foglie di eucalipto riproducono dei volti sulle pareti; alcuni rametti delineano un busto di Eva; le stele di granito sparse su un prato, viste da una vicina collina, raffigurano un volto nella scultura Der Kopf nel Marian Park di Basilea (1984).

Dall’inizio degli anni Novanta Raetz lavora soprattutto ad un nuovo ciclo di sculture, le Metamorfosi: opere che appaiono diverse a seconda del punto di vista scelto. Il movimento dello spettatore intorno all’opera permette di individuare la posizione dalla quale un’apparente massa informe diventa improvvisamente la rappresentazione di un oggetto familiare come una testa, una pipa, la sagoma di Topolino. In altri casi la scultura stessa è mobile e si trasforma continuamente davanti ai nostri occhi. Le forme mutano aspetto e significato: una parola può trasformarsi nel suo esatto contrario, un bicchiere può diventare bottiglia. Nelle opere di Raetz gli opposti coesistono e niente è come appare al primo sguardo. La complessità della realtà che ci circonda si rivela attraverso un’analisi al contempo ludica e concettuale di fisionomie, corpi e parole ».

La mostra al MASI Lugano

Nel 2016 il MASI Lugano ha dedicato a Markus Raetz una delle maggiori retrospettive recenti dedicate al suo lavoro, “Markus Raetz”, a cura di Francesca Bernasconi, realizzata in collaborazione con il Kunstmuseum di Berna e il Musée Jenisch di Vevey, sedi delle prime tappe della mostra nel corso del 2014.

Ricordiamo il suo lavoro con una selezione di immagini tratta da quella mostra.

 

 

 

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