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Idee per il futuro è la nuova rubrica di exibart, per dare la parola agli artisti e immaginare, insieme, nuove idee per il futuro, oltre che per provare a capire come realizzarlo, dopo l’emergenza Covid-19: l’appuntamento di oggi è con Cosimo Veneziano.
Profilo di Cosimo Veneziano
Tra le principali mostre personali di Cosimo Veneziano (1983) “Biomega, Multiverso”, curata da Beatrice Zanelli e Vincenzo Estremo, Camera Centro per la Fotografia, Torino; “Biomega, Multiverso”, a cura di Ilaria Bonacossa, Fondazione La Raia, Novi Ligure; “Break the window and steal the fragments!”, a cura di Benedetta Carpi De Resmini, AlbumArte, Roma; “Petrolio”, Museo Ettore Fico, Torino; “Petrolio, Appunti”, Galleria Alberto Peola, Torino
Mostre Colletive: “Arte Pollino, Ka Art”, a cura di Katia Anghelova, Museo di Latronico, Latronico; “Deposito d’arte italiana presente”, a cura di Ilaria Bonacossa e Vittoria Martini, Artissima, Torino; “Right to the future”, a cura dell’IGAV, MISP – Museum of the 20th and 21st Century Art, St. Petersburg. Vincitore, tra gli altri, della 7ma edizione di Italian Council (2020) e del Bando Ora! Fondazione Compagnia di San Paolo, Torino (2018)
La parola all’artista
Tre cose che chiederesti per far fronte al futuro, come professionista dell’arte (Denaro? Possibilità di esporre? Studio gratuito? Minori imposte sulla Partita Iva? Abbassamento dell’IVA per chi decide di investire in arte? Creazione di un sindacato?…)
La situazione è complessa perché in Italia non è riconosciuta la figura dell’artista a livello legislativo e i criteri nelle rare occasioni che capitano per docenze o bandi sono molto vaghi e personali, molto spesso creati a tavolino senza un reale criterio. Questo problema attanaglia le accademie italiane e i vari concorsi per la creazioni di progetti per lo spazio pubblico della Legge del 2%, per esempio, dove il punteggio riguarda il curriculum è fatto su singoli pareri senza una reale tabella di valutazione come avviene per gli altri settori scientifici. Quindi penso che eliminare l’iva sulle vendite di opere d’arte, può aiutare una parte del settore, come togliere i cofinanziamento per i bandi o erogare i soldi subito senza il vincolo della conclusione del progetto per i bandi vinti dalle associazioni. La creazione di un sindacato può essere una buona idea, ma viviamo in un periodo storico dove questo governo non ascolta per nulla il sindacato, basta leggere quello che sta succedendo al comparto scuola.
Ci puoi dire un motivo per cui, secondo te, ancora oggi in Italia si fatica a riconoscere i diritti degli artisti come categoria professionale?
Non lo so, immagino un pregiudizio, perché alla fine siamo un paese che non crede per nulla al valore dell’arte, come quello dell’istruzione e le due cose sono legate. Abbiamo quasi eliminato la storia dell’arte nelle scuole secondarie, i musei sopratutto quelli di arte contemporanea hanno pochissimi visitatori, il comparto AFAM non è universitario ma legato ancora al MIUR. Se queste questioni non vengono prese in esame, la figura dell’artista sarà sempre rilegata ad un ambito amatoriale e romantico.
Parliamo dei danni, oltre a quelli morali. A che progetti stavi lavorando prima di questo isolamento, ma soprattutto prevedi che si concretizzeranno o dovranno essere abbandonati?
Sto rimodulando i progetti confermati per i prossimi mesi cercando di indagare molto di più le famose nuove tecnologie, perché quello che stiamo vivendo è un altra “ora zero”, come è stato 11 di settembre per esempio, dobbiamo ripensare le nostre abitudini quotidiane e questo significa anche abbandonare alcune progetti confermati.