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Un nuovo Turbo Film di Alterazioni Video tra virtuale e reale, per Triennale Estate
Arti performative
In una Triennale deserta, il 22 giugno, si è assistito al making of di un Turbo Film magistralmente diretto in due dimensioni, quella della regia da remoto, tramite la piattaforma Meet, e quella performativa reale: attraverso una regia multipla e a distanza, il collettivo Alterazioni Video, in collaborazione con NO TEXT Azienda, ha presentato I NUMERI NON VENGONO CHIAMATI IN ORDINE NUMERICO. Il progetto, curato da Davide Giannella e Matteo Balduzzi, curatore Museo di Fotografia Contemporanea, è stato montato e sonorizzato in diretta tra Milano, New York, Berlino, Faro e Palermo.
«Un organismo fatto di pixel, suoni e sudore, nato in pieno lockdown, si è diffuso attraverso le piattaforme digitali, incarnando dati, immagini e tabù nella penombra di molteplici appartamenti sparsi per il pianeta», spiegano da Alterazioni Video. I NUMERI NON VENGONO CHIAMATI IN ORDINE NUMERICO è un film in progress, che ha visto la propria origine durante il lockdown e la sua consacrazione – e gloriosa morte – alla Triennale di Milano.
![Gigi Veritas nella cassa Deliveroo, in "I NUMERI NON VENGONO CHIAMATI IN ORDINE NUMERICO"](https://www.exibart.com/repository/media/2020/06/IMG_8375-1024x655.jpg)
Come un Virgilio post-moderno in un inferno contemporaneo, la star Gigi Veritas ci ha condotti in un più che mai vuoto Palazzo dell’Arte. La Triennale, in una nuova veste, si è trasformata in un set in cui attori e performer si muovono e agiscono. Il pubblico ha potuto assistere alla creazione di un Turbo Film direttamente dal Giardino della Triennale. Una dimensione alienante: uomini-spettatori legati a una verità filtrata dallo schermo, mentre la realtà si svolge a una manciata di metri. Sorge spontanea la riflessione sul nostro rapporto con la tecnologia e sulla percezione distorta della realtà a cui ci ha limitati.
Alterazioni Video, il collettivo fondato a Milano nel 2004 e formato da Paololuca Barbieri Marchi, Alberto Caffarelli, Andrea Masu, Giacomo Porfiri, Matteo Erenbourg, si è spinto oltre la dimensione tecnicistica: utilizzando la piattaforma Meet, privandosi di pre-produzione, produzione e post-produzione, ha realizzato il suo Turbo Film. Per definizione, «Il Turbo Film è un genere cinematografico tra gli spaghetti western e il neorealismo di YouTube. Spesso improvvisato e partecipato, richiama gli albori del cinema pur nascondendosi tra le pieghe dell’arte contemporanea».
La morte eroica e la pigrizia del vivere
“Nel buio ti ci devi tuffare e poi si muore.
Non le abbiamo mica fatte noi le regole
Anarchia e onde giganti”.
Gigi Veritas
Tra immagini crude, parole taglienti sussurrate e poi urlate che hanno sgranato gli occhi dei presenti, Gigi Veritas ha percorso gli spazi vuoti di Triennale incontrando personaggi simbolici. Un vero e proprio survivor che filma ridente ciò che incontra (rimandando un po’ a quella Spettacolarizzazione del dolore di cui parla Luc Boltanski).
![](https://www.exibart.com/repository/media/2020/06/IMG_8370-1024x768.jpg)
Giungendo al Salone d’Onore, in cui lampeggia una luce fucsia, sulla scia pasoliniana, Gigi Veritas urla “Io so”. Veritas ci ha condotti lungo riflessioni sull’uomo moderno, sulla pigrizia del vivere e sulla morte nell’era Covid-19: non esiste morte eroica, perché l’unica morte concessa è su un letto di ospedale. Nell’era moderna, l’uomo non può morire di morte tranquilla.
Mentre la quarta parete si sgretola, Alterazioni Video stupisce con un finale a effetto, una punch line che ha poco di politically correct. Nell’atrio di Triennale, Gigi Veritas si inserisce in una cassa da morto firmata Deliveroo e raggiunge il suo pubblico scortato da quattro rider fluorescenti. Un meme vivente. Così, Alterazioni Video tiene fede al suo credo.
Al primo comandamento del Manifesto leggiamo: «Combatti. Porta a casa le tue scene, a tutti i costi e con ogni mezzo. Non hai sempre bisogno di un permesso per girare una scena».
[…] Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Exibart. […]
[…] Questo articolo è stato originariamente pubblicato su AgCult. […]