24 giugno 2020

L’Italia riparte e gli italiani vanno in vacanza?

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Nei giorni scorsi un'analisi congiunta tra ENIT e MiBACT ha annunciato che, nonostante l'anno nero, gli italiani andranno in vacanza. Peccato che, analizzando i dati raccolti, la cartolina esca trionfale, ma la realtà lo sia molto meno

La baia di Portofino
La baia di Portofino

Cinque italiani su dieci si concederanno anche più di una vacanza, in Italia. Sarà vero?
Secondo un Comunicato Stampa dell’ENIT, “Cinque italiani su dieci si concederanno anche più di una vacanza”. O ancora “Il viaggio si prolunga: è il ritorno delle vacanze d’ottobre” e ancora altri slogan, con tono tra l’entusiastico e l’estatico.
Sembrerebbe bellissimo. È dalla prima settimana di lockdown che ci auguriamo che gli italiani contribuiscano al rilancio del nostro Paese attraverso i consumi, e ora che finalmente ci si può muovere liberamente, pare che tutto ciò stia accadendo.
Eppure, a pensarci bene, c’è qualcosa che non torna.

Che cosa non torna, dell’Italia in ripartenza?

Quest’Italia della ripartenza, sullo stile anni ’60 pic-nic e lavatrice, non è la stessa Italia che popola le altre pagine dei giornali: imprese che minacciano la chiusura, casse integrazioni che vorrebbero essere prorogate, appelli ad una più rapida erogazione dei contributi pubblici e delle garanzie per ottenere prestiti dalle banche.
Allora cosa significa, cinque italiani su dieci si concederanno anche più di una vacanza?
Significa che, secondo un questionario somministrato ad un campione rappresentativo degli italiani composto da più di 3.000 individui, “sull’intenzione di andare in vacanza nel periodo dal 21 giugno al 10 ottobre” c’è chi dichiare che di vacanze “se ne concederà ben due (il 41,4 per cento)”. Poco più avanti, però, si legge che il 27 per cento degli italiani non potrà dedicarsi “un momento di pausa” e che gli indecisi sono un altro quarto del campione. Dopo un po’, infine, si legge che solo il 26,4 per cento di coloro che hanno dichiarato di andare in vacanza si concederà una vacanza con più di 10 notti.
Quindi, riepiloghiamo, un quarto degli italiani non potrà muoversi di casa; un altro quarto degli italiani non sa se “organizzerà o meno spostamenti”. Di coloro che prevedono di viaggiare, quasi i tre quarti faranno vacanze più brevi di dieci notti.
Fermo restando che la comunicazione è importante, e fermo restando che bisogna – attraverso l’ottimismo – invitare gli italiani a raccogliere la grande opportunità che hanno quest’anno di vivere e conoscere meglio il nostro Paese, è altrettanto necessario che la comunicazione debba essere realistica.

Passo Pordoi, Alta Val di Fassa, Alto Adige
Passo Pordoi, Alta Val di Fassa, Alto Adige

C’è una sostanziale differenza tra il “dato” e la sua interpretazione. Questo è vero in ogni statistica.
Anche lasciando inalterati i dati, il modo con cui li interpretiamo e li “incorniciamo” può generare effetti molto differenti.
Questa è, ormai, una conoscenza ampiamente diffusa.
Per questo motivo è importante mantenere un principio di realtà.
Perché chi sorride di fronte alle difficoltà è un gran motivatore. Chi sorride mentre la casa gli va a fuoco ha probabilmente bisogno di un ricovero.
Proviamo dunque a trovare una interpretazione dei dati che non ecceda né nel pessimismo né nel cieco ottimismo. Molti italiani, nonostante le difficoltà economiche e, probabilmente, nonostante alcuni timori che tuttora permangono, mostrano comunque l’intenzione di andare in vacanza, privilegiando, in genere, vacanze brevi, anche fuori dai periodi di “alta stagione”, e cercando di associare le vacanze anche a gite fuori porta.
È importante che gli operatori turistici raccolgano l’opportunità di mostrare, soprattutto ai turisti “vicini” (quelli che si muovono all’interno della propria regione, ad esempio), la ricchezza del nostro territorio, anche e soprattutto lontano dalle mete note.
Invece che sbandierare l’anno glorioso del turismo italiano, forse è meglio esortare coloro che temono o che non possono viaggiare a lungo a scoprire le bellezze del proprio territorio.
Quando sosteniamo che l’Italia è un brand non dobbiamo necessariamente adottare le tecniche di marketing tipiche delle creme di bellezza.

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