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Dal segno alla figura
Mostra collettiva di arte contemporanea incentrata sui rapporti tra segno e figurazione.
Comunicato stampa
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Country House Gallery, location di campagna nel delta del Po, presenta una collettiva di artisti italiani, a cavallo tra secondo novecento e terzo millennio, le cui opere esposte sono rappresentative dello stile degli stessi artisti.
Questa mostra intende porre l'attenzione sui rapporti tra l'aspetto formale e quello contenutistico relativo alla figura. Confine quanto mai labile quello tra segno e colore, tanto che si può dire che l'uno ha bisogno dell'altro per dare consistenza visiva a quanto si intende rappresentare.
Eppure ci sarebbe da supporre che alcuni artisti partano dal colore o dalla potenza di una immagine nel suo complesso, mentre altri si lascino sedurre dalla forza del segno, inteso come limite e struttura dell'aspetto figurativo. Un esempio di questo secondo versante è rappresentato dalla pittura di Giorgio Penzo, artista veneto operante tra gli anni '50 e '60 di cui sono esposte varie opere. In questo caso è proprio la potenza del segno fatta di tratti scuri, profondi, sofferti a caratterizzare il soggetto; mentre il colore è ridotto ad un accessorio. E le opere di questo artista dimostrano come la forma predomini sul contenuto e diventi essa stessa figurazione.
Anche in Gabriele Poli il tratto formale ha una forte valenza, tanto da dare sostanza alle mutevoli e dinamiche figure che perderebbero riconoscibilità se lasciate in balia del colore (che pure ha una notevole significatività nella sua raffinata variabilità).
In altri artisti invece ad imporsi è la suggestione dell'atmosfera fatta di sfumature e declinazioni cromatiche, così come di luci e ombre. Per cui l'aspetto formale, il segno sembra venire da sé, come una conseguenza della elaborazione dell'opera. E' il caso di artisti come Franco Azzinari, Giuliano Trombini e Remo Brindisi.
Ci sono poi altri artisti ancora come Ugo Nespolo e Francesco Musante in cui segno e colore appaiono perfettamente bilanciati nella loro forza e intrinsecamente connessi, tanto che appare difficile pensare se sia stata la forma o il contenuto ad ispirare l'opera. Probabilmente nel processo creativo questi aspetti sono talmente collegati da formare un tutt'uno. Ed è solo a posteriori che possiamo avere un'idea della preponderanza dell'uno piuttosto che dell'altro aspetto.
In effetti anche dove è il colore piuttosto che la forma grafica a dominare, la seconda dimensione per quanto sottintesa, affiora nel suggerire un ritmo complessiva all'opera analogamente a un sottofondo. Dopo tutto non è escluso che la prevalenza del segno piuttosto che del colore sia una variabile talmente soggettiva che ciò che appare agli occhi del critico o dell'osservatore non coincida con quello che si sviluppa nella testa dell'artista a cui interessa molto più il prodotto, il risultato finale, che non il processo, di cui egli forse non è nemmeno molto consapevole.
Paolo Avanzi
Questa mostra intende porre l'attenzione sui rapporti tra l'aspetto formale e quello contenutistico relativo alla figura. Confine quanto mai labile quello tra segno e colore, tanto che si può dire che l'uno ha bisogno dell'altro per dare consistenza visiva a quanto si intende rappresentare.
Eppure ci sarebbe da supporre che alcuni artisti partano dal colore o dalla potenza di una immagine nel suo complesso, mentre altri si lascino sedurre dalla forza del segno, inteso come limite e struttura dell'aspetto figurativo. Un esempio di questo secondo versante è rappresentato dalla pittura di Giorgio Penzo, artista veneto operante tra gli anni '50 e '60 di cui sono esposte varie opere. In questo caso è proprio la potenza del segno fatta di tratti scuri, profondi, sofferti a caratterizzare il soggetto; mentre il colore è ridotto ad un accessorio. E le opere di questo artista dimostrano come la forma predomini sul contenuto e diventi essa stessa figurazione.
Anche in Gabriele Poli il tratto formale ha una forte valenza, tanto da dare sostanza alle mutevoli e dinamiche figure che perderebbero riconoscibilità se lasciate in balia del colore (che pure ha una notevole significatività nella sua raffinata variabilità).
In altri artisti invece ad imporsi è la suggestione dell'atmosfera fatta di sfumature e declinazioni cromatiche, così come di luci e ombre. Per cui l'aspetto formale, il segno sembra venire da sé, come una conseguenza della elaborazione dell'opera. E' il caso di artisti come Franco Azzinari, Giuliano Trombini e Remo Brindisi.
Ci sono poi altri artisti ancora come Ugo Nespolo e Francesco Musante in cui segno e colore appaiono perfettamente bilanciati nella loro forza e intrinsecamente connessi, tanto che appare difficile pensare se sia stata la forma o il contenuto ad ispirare l'opera. Probabilmente nel processo creativo questi aspetti sono talmente collegati da formare un tutt'uno. Ed è solo a posteriori che possiamo avere un'idea della preponderanza dell'uno piuttosto che dell'altro aspetto.
In effetti anche dove è il colore piuttosto che la forma grafica a dominare, la seconda dimensione per quanto sottintesa, affiora nel suggerire un ritmo complessiva all'opera analogamente a un sottofondo. Dopo tutto non è escluso che la prevalenza del segno piuttosto che del colore sia una variabile talmente soggettiva che ciò che appare agli occhi del critico o dell'osservatore non coincida con quello che si sviluppa nella testa dell'artista a cui interessa molto più il prodotto, il risultato finale, che non il processo, di cui egli forse non è nemmeno molto consapevole.
Paolo Avanzi
09
agosto 2020
Dal segno alla figura
Dal 09 al 14 agosto 2020
arte contemporanea
Location
COUNTRYHOUSE
Rosolina, Viale Guglielmo Marconi, 80, (Rovigo)
Rosolina, Viale Guglielmo Marconi, 80, (Rovigo)
Orario di apertura
16-19
Vernissage
9 Agosto 2020, h 16.00
Autore
Curatore
Autore testo critico