23 luglio 2020

Alberto Venturini a Edicola Radetzky, con ‘Sciura Armata’

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“Sciura Armata” di Alberto Venturini è il nuovo progetto espositivo a Edicola Radetzky, realizzato in collaborazione con Viafarini. Il curatore, Giulio Verago, ci ha raccontato il progetto

A Milano “Sciura Armata” di Alberto Venturini (1984, Milano), a cura di Giulio Verago, è il nuovo progetto presentato da Edicola Radetzky, realizzato in collaborazione con Viafarini: dallo scorso 18 luglio la struttura verde dal tetto a pagoda della storica Edicola affacciata sulla Darsena, in Via Gorizia, si è trasformata da luogo espositivo in “antenna di diffusione”.
Sulle sue serrande abbassate, infatti, sono affissi dei codici QR che permettono di esplorare da qualsiasi smartphone, tablet o pc, l’articolato progetto di Venturini, composto da un insieme di elementi caricati nel web, che spaziano da tracce audio a gif animate, come ci ha spiegato il curatore nell’intervista qui sotto.

“Guida pratica alla rivoluzione”

“Sciura Armata” è una sfaccettata e complessa (a tratti “dissacrante”) elaborazione di concetti e materiali che prende le mosse dalla rilevazione, da parte di Venturini, di un “parallelismo” tra la considerazione che la società riserva, comunemente, alle figure dell’artista e della casalinga: «A volte la figura della casalinga o dell’artista risulta essere il prototipo del socialmente ignorato», scrive Venturini nello statement che potete leggere qui sotto.
L’intuizione di Venturini (che diventa quasi una “presa di coscienza”) è fiorita dalla lettura di un testo di David Riesman e si trasforma in una sorta di “guida pratica alla rivoluzione per casalinghe/artist*” (ecco perchè la “sciura” del titolo è armata), tra sarcasmo e ironia, costruita attraverso un mix, a tratti quasi “delirante”, di riferimenti e citazioni dalla cultura “alta” e “bassa”. L’artista porta così il fruitore a riflettere sulla marginalità sociale da molteplici punti di vista, passando anche per la “solitudine popolata”, senza risparmiare alcune dinamiche del sistema dell’arte.

Giulio Verago, curatore della mostra e dello Spazio Viafarini, ci ha raccontato il progetto espositivo

Come è nato “Sciura Armata?

GV: «La genesi di “Sciura Armata” è frutto di una ricerca ampia e stratificata, che oltre all’arte abbraccia antropologia, sociologia e la storia dei simboli e dei riti attorno ai quali si raccoglie il potere, non solo quello politico. Alberto Venturini porta avanti questa ricerca da molti anni, di questo me ne sono reso conto attraverso il dialogo spontaneo e serrato nato diversi anni fa, dopo la sua residenza in Viafarini nel 2013. Mi piace pensare che questo dialogo tra noi abbia semplicemente messo l’innesco a un materiale ormai maturo, in attesa di un’occasione prendere forma».

Che cosa avete presentato a Edicola Radetzky e quali sono i riferimenti?

GV: «”Sciura Armata” coinvolge lo spettatore attraverso due dispositivi: una traccia audio (che potete ascoltare cliccando qui), un tutorial/manifesto organizzato per episodi. Una guida alla sedizione corredata di approfondimenti, che espone le contraddizioni del mondo dell’arte, la sua socialità forzata e artefatta, il suo scandaloso flirt per il quieto vivere.

Completa un montaggio di brevi clip senza audio, pensate come gif (ne trovate una selezione in questa pagina, ndr) che ne introducono l’immaginario, destinato a essere diffuso anche attraverso i social media.

Il sociologo David Riesman nel suo saggio La folla solitaria del 1950 mette in luce il ruolo della casalinga all’interno della società americana. Alberto Venturini instaura una connessione di “affinità” tra due figure, l’artista e la casalinga, messe ai margini dal dogma modernista perché giudicate esterne al sistema produttivo fordista.

“Sciura Armata” sceglie la condizione di cattività domestica come paradigma di ogni marginalità e si interroga sull’alleanza possibile tra mondi che non sono mai in realtà così distanti.

Cosa succederebbe se una casalinga si scoprisse artista e abbracciasse la rivoluzione senza smettere i suoi panni, armata dei suoi dubbi e della consapevolezza di non avere in fondo nulla da perdere?

Entrambi i dispositivi propongono un montaggio di fonti diverse che mescolano sarcasmo e ironia, alto e basso, la lotta dei Tupamaros e la rassegnazione degli “apolidi sociali”, l’ossessione piccolo borghese per Frida Kahlo e il conformismo salottiero à la Nanni Moretti, Mata Hari e Betty Boop, il cinema di Elio Petri e i tutorial di Salvatore Aranzulla, la Ragazza con la Pistola e le influencer prezzolate, la Milano di Fabio Concato e quella di Mussolini. Tutto a suo modo dice del tempo che viviamo, dello scacco matto, anything goes.

Data la quantità di materiale raccolto da Alberto e lo spessore di questo ipotetico personaggio, sicuramente il progetto continuerà prendendo altre forme».

Come è nata la collaborazione tra Viafarini e Edicola Radetzky?

GV: «La collaborazione con Edicola Radetzky nasce dall’invito di Fiorella Fontana a collaborare con Viafarini, sulla scia di un confronto sulle complessità che implica lavorare in uno spazio pubblico. Ho proposto questo progetto perché invita a una lettura dello spazio interpersonale più che di quello espositivo. Un approccio che ho trovato adatto uno spazio di transito come quello di Edicola».

Una domanda a Fiorella Fontana, artista e co-curatrice di Edicola Radetzky: come si colloca il progetto di Alberto Venturini nel contesto di Edicola Radetzky?

FF: «Edicola è un luogo attivato da artisti che si sono interrogati sull’arte pubblica ricercando spunti e modalità d’esposizione insoliti. Da questa esigenza nasce il lungo restauro che ne ha fatto di Edicola, in disuso da anni, un luogo dedicato all’arte contemporanea. Il piccolo spazio originario del ‘900 ha visto intorno a sè mutevolezza, una stratificazione storica che nel corso degli anni ha cambiato arredi urbani, persone, usi e costumi. Posizionata nella Darsena, in viale Gorizia, tra il ponte del Trofeo e il ponte dello Scodellino, è in un punto di grande passaggio, ma si erge un po’ solitaria con un esotico tetto a pagoda.

Uno spazio dalla natura mutevole come quello di Edicola viene di volta in volta riscritto dalla visione personale di ogni artista, e quella di Alberto che comprende il concetto di Solitudine Popolata mi ha interessato molto, e ho subito colto delle similitudini con la natura stessa del progetto. Edicola in questo caso diviene punto di ascolto, e culla per la nascita di “Sciura Armata”».

La statement di Alberto Venturini su “Sciura Armata”

«(…) La nostra definizione di lavoro comporta anche che la casalinga, benché produca un bene sociale, nelle statistiche nazionali o nell’opinione pubblica non trovi il suo lavoro definito e calcolato né rispetto alla produttività oraria, né al guadagno prodotto. E, poiché la sua occupazione non rientra nella definizione di lavoro, alla fine della giornata si sente esausta senza sentirsi in diritto di esserlo: e al danno si aggiunge la beffa.”
D. Riesman, La folla solitaria

Mentre leggevo questo periodo mi son sentito subito coinvolto, il sostantivo “casalinga” è intercambiabile con “artista”, la condizione dei due soggetti è praticamente la stessa, senza aver la percezione di un cambiamento imminente all’orizzonte, tanto meno di una rivalsa.

Il concetto di solitudine popolata e di lotta armata sono in armonia, uno in scia all’altro. L’apolide sociale, indefinibile ai più, che nella solitudine trova con chi condividerla, facendo gruppo con lo scopo di reagire.

A volte la figura della casalinga o dell’artista risulta essere il prototipo del socialmente ignorato. Un individuo escluso, o che si sente tale, che sviluppa una sensibilità propria di una vittima, intrappolata in labirinti sociali inestricabili. La lotta armata potrebbe essere lo sfogo più “facile”.

Ho iniziato a immaginare un personaggio fittizio, una casalinga che è anche artista e che struttura la vita in base ad una scelta di lotta armata condotta in una condizione di latitanza alla luce del sole, evitando la clandestinità.

Il primo step di questo progetto è una guida, un manifesto suddiviso cronologicamente in episodi, dall’adolescenza fino alla pensione / morte / carcere. Una sorta di “wiki how” su com affrontare la vita per diventare un supereroe / vendicatrice, una versione contemporanea del “Passator cortese” romagnolo».

 

 

 

 

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