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Marina Tana – Human Forest
Human Forest nasce da un viaggio in Amazzonia: Marina Tana ha fotografato i Waorani, sospesi tra uno stile di vita in comunione con la foresta e la modernità predatrice, superando gli stereotipi sulle popolazioni indigene e dando evidenza all’inscindibilità del rapporto tra esseri umani e foresta.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L’Amazzonia è per tutti il polmone verde della Terra. Pochi si soffermano sul fatto che è un luogo inestricabilmente connesso agli esseri umani che da sempre lo abitano, testimoni diretti della sua unicità e degli stravolgimenti sociali e ambientali che attualmente lo minacciano.
A causa della recente pandemia di Coronavirus, le popolazioni indigene sono ancor più in pericolo, in assenza di adeguate cure sanitarie e mezzi di sostenamento, nel mirino di governi e interessi economici che le sovrastano.
Il progetto Human Forest nasce da un'esperienza di viaggio in solitaria nel cuore dell’Amazzonia (dall’Ecuador al Brasile).
Nella remota Zòna Intangible del Parque Nacional Yasuní - creata in Ecuador nel 1999 a protezione del territorio di alcuni gruppi indigeni - la fotografa ha incontrato nel 2017 i Waorani della comunità di Bameno, che hanno scelto volontariamente di tornare a vivere nella foresta dopo che nel 1956 erano stati presentati al mondo per la prima volta sulle pagine di LIFE e poi invasivamente civilizzati tra gli anni ‘60 e gli anni ‘70.
Oggi, i Waorani sopravvivono sospesi tra uno stile di vita ancestrale di comunione con la foresta, sempre più compromesso, e una modernità predatrice, nell’indifferenza del mondo.
Human Forest mette al centro del racconto le persone, volendo superare i classici stereotipi sulle popolazioni
indigene e dando evidenza all'inscindibilità nella cultura amazzonica del rapporto tra esseri umani e foresta. Un invito alla riflessione sul senso profondo del limite e della condizione umana.
“Waorani significa Umani. E’ da qui che credo si debba tutti ripartire”.
A causa della recente pandemia di Coronavirus, le popolazioni indigene sono ancor più in pericolo, in assenza di adeguate cure sanitarie e mezzi di sostenamento, nel mirino di governi e interessi economici che le sovrastano.
Il progetto Human Forest nasce da un'esperienza di viaggio in solitaria nel cuore dell’Amazzonia (dall’Ecuador al Brasile).
Nella remota Zòna Intangible del Parque Nacional Yasuní - creata in Ecuador nel 1999 a protezione del territorio di alcuni gruppi indigeni - la fotografa ha incontrato nel 2017 i Waorani della comunità di Bameno, che hanno scelto volontariamente di tornare a vivere nella foresta dopo che nel 1956 erano stati presentati al mondo per la prima volta sulle pagine di LIFE e poi invasivamente civilizzati tra gli anni ‘60 e gli anni ‘70.
Oggi, i Waorani sopravvivono sospesi tra uno stile di vita ancestrale di comunione con la foresta, sempre più compromesso, e una modernità predatrice, nell’indifferenza del mondo.
Human Forest mette al centro del racconto le persone, volendo superare i classici stereotipi sulle popolazioni
indigene e dando evidenza all'inscindibilità nella cultura amazzonica del rapporto tra esseri umani e foresta. Un invito alla riflessione sul senso profondo del limite e della condizione umana.
“Waorani significa Umani. E’ da qui che credo si debba tutti ripartire”.
15
ottobre 2020
Marina Tana – Human Forest
Dal 15 al 31 ottobre 2020
fotografia
Location
GALLERIA AL142
Milano, Viale Monza, 142, (Milano)
Milano, Viale Monza, 142, (Milano)
Orario di apertura
da giovedì a sabato ore 16.30 – 19.30,
gli altri giorni su appuntamento T. 3402554947
Vernissage
15 Ottobre 2020, ore 18.30 – 21.00
Sito web
Ufficio stampa
Ida Chessa
Autore
Curatore
Allestimento
Produzione organizzazione