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Massimo Ruiu – Km.0
La mostra, a cura di Carmelo Cipriani, patrocinata dall’Assessorato all’Industria Turistica e Culturale della Regione Puglia e dalla Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare, è dedicata al vincitore del Premio “Giuseppe Casciaro”. Vincitore della quarta edizione (2019) è stato Massimo Ruiu
Comunicato stampa
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L’arte è un sistema fatto di relazioni, di complessi affettivi da stimolare, registrare, decodificare, lasciare evolvere, è “questione chiave dell’esistenza umana” ha detto Hiroshi Sugimoto. Trattando le persone come materia prima, i luoghi del quotidiano come palcoscenico, le dinamiche intime, sentimentali, come laboratorio di energie autentiche da intercettare, l’opera d’arte è divenuta sempre più quell’oggetto ansioso di cui parlava Rosenberg, incrocio e catalizzatore di conflitti e costanti mutamenti. All’esistenza, complessa, articolata, spesso inspiegabile, è rivolta per intero la ricerca di Massimo Ruiu, artista nelle cui opere il concetto avanza il progetto, trovando la sua concretizzazione in un caleidoscopico spettro di soluzioni formali. Sardo di origine, pugliese di nascita e romano d’adozione Ruiu è artista colto e complesso. Laureatosi in storia dell’arte avverte precocemente la necessità espressiva arrivando a sperimentare modi e materiali plurimi. Il suo è un lavoro di estrazione concettuale, fondato su cortocircuiti percettivi e continui slittamenti di senso. Un concettuale approcciato non per via ermetica ma sincretica, confondendo abilmente elementi di culture ed epoche differenti. Nella sua ricerca si avvale di diversi materiali e tecniche per ricercare forme nuove, visioni oltre una prima esperienza sensoriale. Egli scandaglia la quotidianità, tra consuetudini e luoghi comuni. Pittura, disegno, assemblage, fotografia, mosaico, azioni performative sono tutti mezzi in egual misura idonei a dare forma sensibile al suo pensiero.
Questa nuova personale, seguita alla vittoria della quarta edizione del Premio di Pittura “Giuseppe Casciaro” (così come previsto dal bando del premio stesso), è dislocata su due sedi, mostrando in sintesi un tracciato complesso ma sempre coerente. Il ricordo, il senso della perdita, il paradosso, il nonsense sono alcuni dei temi fondamentali che è possibile rintracciare nelle opere in esposizione. Ruiu nel suo quotidiano operare rinuncia ai punti fissi, crea pietre miliari mobili e delinea luoghi creativi nomadi, mutevoli e costantemente erranti. Da qui il titolo della mostra “Chilometro zero”, metaforico punto di partenza di ogni vita umana, che per sua stessa natura è mobile, costantemente transitoria. L’artista intreccia tempo e natura, esprimendo tragedie senza fine e plasmando a suo piacimento le coordinate spazio-temporali; pervade la quotidianità con le sue scritte bio-vandaliche e con i suoi ossimori visivi, confondendo gioie e dolori, ironia e dramma. Nel suo ininterrotto dialogo con la natura le ossa divengono promemoria (ironici memento mori), i pesci metonimie di un mare al tempo stesso salvifico e mortifero, le chiocciole pennellate, essenze puntiformi, materiale scrittorio ed iconografico insieme. Queste ultime in particolare sono tra i suoi prediletti (e improbabili) mezzi espressivi, elemento creativo ma non natura morta, di esse infatti l’artista mantiene intatta la vitalità, valorizzando il loro essere al mondo. Nelle opere, siano esse al muro (Dono o le scritte bio-vandaliche Resilienza, realizzata sul terrazzo della sua casa romana in occasione del recente lockdown, o Suca, posta all’ingresso di Gigi Rigliaco Gallery in formula site specific per la mostra) o in teca come Corona, le chiocciole sono libere di muoversi e di scompaginare i piani creativi dell’artista, aprendo così la riflessione sui concetti di caducità, trasformazione e autorialità.
Una mostra bipartita si è detto. Innanzitutto gli spazi del PART (Palazzo della Cultura) in cui è ordinato un rappresentativo saggio della fortunata serie Ombre assolute, avviata nel 1997, in cui vaste cavità nere compromettono fotografie tratte dai più disparati contesti. Il nero inghiotte lo sguardo e l’immagine implode dando origine a corto circuiti percettivi. Nel taglio nero, ampio e saturo, è l’assenza a rimarcare la sua presenza, mentre il vuoto s’impone al pieno. Più composita è invece la proposta espositiva orchestrata nei nuovi spazi della galleria di Gigi Rigliaco. Qui la mostra si articola in una serie di tappe successive all’interno dell’intricata ricerca dell’artista, raggruppando opere dal 1996 al 2020. Delicate metafore che si insinuano tra le pieghe di una quotidianità distratta, i suoi lavori, stagliati sulle pareti o adagiati sul pavimento, visti con sguardo unitario, formano un continuo gioco di equilibri e significati, tra presenze e assenze nello spazio; invadono l’ambiente, lo modellano ponendosi come eteroclite testimonianze dell’immaginario comune e influendo sul percorso dello spettatore. L’artista manipola i materiali sottraendoli alla quotidianità, annulla alcuni stereotipi - in primis la divisione dei generi - fino a ricreare un vocabolario dinamico, aperto alla soggettività del fruitore. Materiali diversi appartenenti alla memoria collettiva, rimossi dalla quotidianità e poi uniti, ricomposti, rielaborati, e in un certo senso stravolti, fino ad attribuirgli identità diverse e nuovi significati, non di rado opposti a quelli di partenza. Le opere, collocate in modo non cronologico, rinviano a un piano unificante del suo lavoro, veicolando al contempo una fitta trama di significati.
Ruiu lavora in bilico tra umorismo e tragicità, esplora le diverse sfaccettature di culture e abitudini lontane, i riti di passaggio, i gesti e le tradizioni orali, i modi dire e di agire. S’interessa a tematiche correlate all’identità, alla temporalità e alla memoria, come un filo ininterrotto teso tra passato, presente e futuro. Il suo lavoro si è orientato in direzione di un moderno lirismo magico, filosofico più che poetico, orchestrato secondo forme simboliche, luoghi dell’inconscio e archetipi, tra fisicità ed evocazione immateriale. Per lui creare vuol dire fare una continua esperienza di spaesamento, perdere i punti di riferimento, abdicare a ciò che è familiare e immergersi in uno spazio vago e indeterminato. L’artista porta alla luce i traumi moderni attraverso opere progettate, realizzate e a volte vissute, come nel caso dei recenti Veli pietosi, dispositivi leggiadri di occultamento, strumenti per sottrarre e liberarsi così, una volte per tutte, dall’imperante schiavitù del troppo.
Carmelo Cipriani
Questa nuova personale, seguita alla vittoria della quarta edizione del Premio di Pittura “Giuseppe Casciaro” (così come previsto dal bando del premio stesso), è dislocata su due sedi, mostrando in sintesi un tracciato complesso ma sempre coerente. Il ricordo, il senso della perdita, il paradosso, il nonsense sono alcuni dei temi fondamentali che è possibile rintracciare nelle opere in esposizione. Ruiu nel suo quotidiano operare rinuncia ai punti fissi, crea pietre miliari mobili e delinea luoghi creativi nomadi, mutevoli e costantemente erranti. Da qui il titolo della mostra “Chilometro zero”, metaforico punto di partenza di ogni vita umana, che per sua stessa natura è mobile, costantemente transitoria. L’artista intreccia tempo e natura, esprimendo tragedie senza fine e plasmando a suo piacimento le coordinate spazio-temporali; pervade la quotidianità con le sue scritte bio-vandaliche e con i suoi ossimori visivi, confondendo gioie e dolori, ironia e dramma. Nel suo ininterrotto dialogo con la natura le ossa divengono promemoria (ironici memento mori), i pesci metonimie di un mare al tempo stesso salvifico e mortifero, le chiocciole pennellate, essenze puntiformi, materiale scrittorio ed iconografico insieme. Queste ultime in particolare sono tra i suoi prediletti (e improbabili) mezzi espressivi, elemento creativo ma non natura morta, di esse infatti l’artista mantiene intatta la vitalità, valorizzando il loro essere al mondo. Nelle opere, siano esse al muro (Dono o le scritte bio-vandaliche Resilienza, realizzata sul terrazzo della sua casa romana in occasione del recente lockdown, o Suca, posta all’ingresso di Gigi Rigliaco Gallery in formula site specific per la mostra) o in teca come Corona, le chiocciole sono libere di muoversi e di scompaginare i piani creativi dell’artista, aprendo così la riflessione sui concetti di caducità, trasformazione e autorialità.
Una mostra bipartita si è detto. Innanzitutto gli spazi del PART (Palazzo della Cultura) in cui è ordinato un rappresentativo saggio della fortunata serie Ombre assolute, avviata nel 1997, in cui vaste cavità nere compromettono fotografie tratte dai più disparati contesti. Il nero inghiotte lo sguardo e l’immagine implode dando origine a corto circuiti percettivi. Nel taglio nero, ampio e saturo, è l’assenza a rimarcare la sua presenza, mentre il vuoto s’impone al pieno. Più composita è invece la proposta espositiva orchestrata nei nuovi spazi della galleria di Gigi Rigliaco. Qui la mostra si articola in una serie di tappe successive all’interno dell’intricata ricerca dell’artista, raggruppando opere dal 1996 al 2020. Delicate metafore che si insinuano tra le pieghe di una quotidianità distratta, i suoi lavori, stagliati sulle pareti o adagiati sul pavimento, visti con sguardo unitario, formano un continuo gioco di equilibri e significati, tra presenze e assenze nello spazio; invadono l’ambiente, lo modellano ponendosi come eteroclite testimonianze dell’immaginario comune e influendo sul percorso dello spettatore. L’artista manipola i materiali sottraendoli alla quotidianità, annulla alcuni stereotipi - in primis la divisione dei generi - fino a ricreare un vocabolario dinamico, aperto alla soggettività del fruitore. Materiali diversi appartenenti alla memoria collettiva, rimossi dalla quotidianità e poi uniti, ricomposti, rielaborati, e in un certo senso stravolti, fino ad attribuirgli identità diverse e nuovi significati, non di rado opposti a quelli di partenza. Le opere, collocate in modo non cronologico, rinviano a un piano unificante del suo lavoro, veicolando al contempo una fitta trama di significati.
Ruiu lavora in bilico tra umorismo e tragicità, esplora le diverse sfaccettature di culture e abitudini lontane, i riti di passaggio, i gesti e le tradizioni orali, i modi dire e di agire. S’interessa a tematiche correlate all’identità, alla temporalità e alla memoria, come un filo ininterrotto teso tra passato, presente e futuro. Il suo lavoro si è orientato in direzione di un moderno lirismo magico, filosofico più che poetico, orchestrato secondo forme simboliche, luoghi dell’inconscio e archetipi, tra fisicità ed evocazione immateriale. Per lui creare vuol dire fare una continua esperienza di spaesamento, perdere i punti di riferimento, abdicare a ciò che è familiare e immergersi in uno spazio vago e indeterminato. L’artista porta alla luce i traumi moderni attraverso opere progettate, realizzate e a volte vissute, come nel caso dei recenti Veli pietosi, dispositivi leggiadri di occultamento, strumenti per sottrarre e liberarsi così, una volte per tutte, dall’imperante schiavitù del troppo.
Carmelo Cipriani
21
agosto 2020
Massimo Ruiu – Km.0
Dal 21 agosto al primo novembre 2020
arte contemporanea
Location
GIGI RIGLIACO GALLERY
Galatina, Via Adige, 32, (Lecce)
Galatina, Via Adige, 32, (Lecce)
Orario di apertura
10-13 e 17-20
Vernissage
21 Agosto 2020, h 20.00
Sito web
Editore
Edizioni Esperidi
Ufficio stampa
Associazione Culturale De la da mar. Centro Studi sulle Arti Pugliesi - Lecce
Autore
Curatore
Autore testo critico
Progetto grafico
Produzione organizzazione
Patrocini