14 settembre 2020

Impressionismo Tedesco dal Landmuseum di Hannover – MAR

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Fino al 25 ottobre in Valle d’Aosta arrivano gli Impressionisti da uno dei musei tedeschi che possiede una collezione tra le più celebri al mondo di arte germanica tra '800 e '900

Lovis Corinth, Mucche al pascolo, 1903
Lovis Corinth, Mucche al pascolo, 1903

L’intrigante MAR (Museo Archeologico Regionale sito ad Aosta dove in epoca romana si ergeva la porta principalis sinistra, divenuta nel Medioevo in parte fortilizio, poi nel 1633 monastero femminile tramutato con Napoleone in caserma e oggi museo) ospita fino al 25 ottobre 2020 un’inedita mostra temporanea sull’Impressionismo Tedesco, frutto della collaborazione tra la Soprintendenza Beni e Attività Culturali della Valle d’Aosta e il Landesmuseum di Hannover che possiede una collezione tra le più celebri al mondo di arte tedesca tra ‘800 e ‘900.
Una sinergia vincente – quella tra Thomas Andratschke (responsabile della sezione ‘Nuovi Maestri’ del Museo tedesco) e Daria Jorioz (storica dell’arte e dirigente presso la Regione) – che racconta l’evoluzione degli Impressionisti tedeschi i quali sulle orme del mitico ‘Grand Tour’ hanno spesso prediletto natura e paesaggi italiani e che costituisce un’occasione importante per indagare e fare conoscere (utile la lettura del catalogo edito da Silvana Editoriale) artisti poco noti in Italia.

Max Liebermann, Birreria all'aperto, ca. 1915
Max Liebermann, Birreria all’aperto, ca. 1915

La mostra parte dalla radice francese del movimento che nasce a Parigi nel 1870 con un termine dalla connotazione negativa e si ramifica successivamente in Europa (Germania, Belgio, Inghilterra, Italia, Svizzera, Olanda…) e oltreoceano assumendo un’internazionalità testimone della vivace forza espressiva insita nel suo rivoluzionario Dna.
Gli impressionisti insofferenti nei confronti dei cupi vincoli accademici ottocenteschi contestano vivacemente l’arte ufficiale e si volgono verso la natura alla scoperta del vero abbandonando l’illuminazione artificiosa dell’atelier per dipingere en plein air (grazie anche all’invenzione nel 1841 dei colori in tubetto) con tocchi leggeri e frammentati soggetti del quotidiano resi vividi dalla luce. Spesso si trasferiscono in campagna formando colonie di artisti come Worpswede in Bassa Sassonia (simile alla francese Barbizon): in Europa allo scoppio del I guerra mondiale sono più di 150.

Georg Greve-Lindau, Veduta della via Senese dal giardino di Villa Romana a Firenze), 1912-13
Georg Greve-Lindau, Veduta della via Senese dal giardino di Villa Romana a Firenze), 1912-13

Un avvincente percorso in 3 sezioni con 72 tra dipinti, sculture e opere grafiche che ricostruiscono il movimento dai pionieri della pittura di paesaggio (1828-1890) considerata fino ad allora la più umile tra i generi pittorici alla fase più fulgida con le stupende opere di Max Liebermann (Berlino 1847-1935), Max Slevogt (Landshut 1868-Leinsweiler 1932) e Lovis Corinth (Tapiau 1858-Zandvoort 1925) – sensibili pittori e abilissimi incisori dal 1905 definiti “triumvirato dell’impressionismo tedesco” – fino agli artisti attivi nel 1930.
Splendidi l’Autoritratto (1909) di Corinth e l’Autoritratto (1911) di Slevogt mentre incidono un’acquaforte e i dipinti di animali tra cui il rasserenante Mucche al pascolo (1903) di Corinth che, diminuendone man mano i particolari, verso il fondo le rende con una pennellata. Superbi i tre capolavori di Liebermann con giardini e parchi pubblici in cui si svaga la borghesia cittadina: come non desiderare essere in Birreria all’aperto (1915 ca.)?
Tra gli artisti in viaggio in Italia interessanti Philipp Klein, l’unico autodidatta del gruppo en plein air, con il fresco e luminoso Sulla spiaggia di Viareggio (1906) e Georg Greve-Lindau vincitore di un premio a Firenze con l’intima Veduta della via Senese dal giardino di Villa Romana vicino a Firenze (1912-13) tra campagna e città.
Una mostra da scoprire e da godere.

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