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fino al 2.V.2004 Ingeborg Lüscher – Viveri polifonici Rovereto, Mart
trento bolzano
Un caleidoscopico e labirintico mondo fatto di zolfo e cenere, bizzarri naturalia classificati tramite altrettanto bizzarre metodologie, vorticose cascate sulfuree e schegge di un autobiografismo esploso…
Ingeborg Lüscher (1936) è un’esploratrice che ama viaggiare, esponendo poi i ricordi, tra forme, emozioni e materie. Tra i temi prediletti dall’artista svizzera c’è il fuoco, raccontato per metonìmia attraverso il suo principio, lo zolfo, e la sua fine, la cenere. Visioni sulfuree ma mai infernali, espletate in due colori dominanti, il giallo e il nero, tramite una serie di opere che ripercorrono gli albori artistici della Lüsher risalenti ai primi anni Settanta.
Legate al tema della cenere si ricollegano opere come Mantello, stivali e mozziconi (1971), ove i resti incresciosi di sigarette si accumulano sul vestiario come sciami d’api. Ricche di fascino cromatico sono invece le opere costruite con lo zolfo, che costituisce ora il pigmento di superficie di quadri di vaste dimensioni, ora la materia di oggetti tridimensionali, soprattutto di misteriose scatole che sembrano avere luce propria.
Il più delle volte questi due colori s’incontrano creando un forte impatto visivo, come nell’installazione Senza titolo (1995) dove neri pneumatici contengono lucente polvere di zolfo. Ma anche nelle numerose serie fotografiche: in Menetekel (1995) il giallo virato delle nuvole s’incontra in un clima apocalittico col nero inchiostro di un aereo da guerra, mentre in Sorgente (1995) i due colori sembrano fondersi quasi in un tramonto, forse un po’ blasfemo visto che il soggetto è un pene che orina…
Tra le installazioni, per mole colpiscono Perché tu possa camminare a Venezia (1998), onirico mantello in corteccia di palme da datteri e juta, e soprattutto I giardini pensili di Semiramide, opera realizzata per il Mart in occasione della mostra, ove gialle onde di plastica fluiscono con moto discendente, fragili e sconsolati simboli dello scorrere del tempo.
Dal mirabilia al naturalia il passo è breve, essendo quello della Lüscher un canto polifonico, seppur spesso intraducibile. E così le forme caotiche di ciottoli levigati dalla dolcezza dell’acqua in un secolare fluire diventano materia in cui l’artista interviene con ironico senso classificatorio: le 22 vetrine che costituiscono l’opera Il cuore sulla via del divenire (1975) racchiudono centinaia di queste piccole pietre raggruppate per forma e misura, molte delle quali cuoriformi, accompagnate da un testo, che per soggetto ricordano il libro d’artista di Bruno Munari Il mare come artigiano.
Due infine sono i video. Il primo, Fei-Ya! Fei-Ya! Fly, Fly (Our Chinese Friends) (1999), è un inno alla liberazione degli impulsi. L’altro, Fusion, dove gli improbabili giocatori di un match di football –con tanto di telecronaca– sono manager in giacca e cravatta, è accompagnato da una copiosa serie di fotografie e da un’installazione, nella quale sono presenti gli oggetti-reliquia dei giocatori, dal telefonino al notebook, dal giornale finanziario al contratto d’assicurazione.
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a cura di Lucrezia De Domizio Durini
Mart, Museo d’arte moderna e contemporanea di Rovereto e Trento
corso Bettini, 43 Rovereto
martedì, mercoledì, giovedì 10-18
venerdì, sabato, domenica 10-21
biglietto:intero, euro 8, ridotto euro 5
Infoline 800-397760
www.mart.trento.it
Catalogo Skira disponibile al bookshop
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