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Liliane Lijn – I am she
Nel corso degli ultimi sei decenni, Liliane Lijn (1939, americana, vive e lavora a Londra) ha creato un corpus di opere di eccezionale varietà e impatto. I AM SHE è una mostra personale, con opere dal 1969 ad oggi, la presentazione più completa dell’artista al di fuori del Regno Unito.
Comunicato stampa
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Nel corso degli ultimi sei decenni, Liliane Lijn (americana, vive e lavora a Londra) ha creato un corpus di opere di eccezionale varietà e impatto.
La pratica artistica di Liliane Lijn è l’esito visivo, sensoriale e plastico delle sue esplorazioni e ricerche intorno a fenomeni corporei e non, elementi macro e microscopici, dentro e intorno a noi, difficili da identificare. Lijn si propone di penetrare e far emergere tali forze invisibili; per quanto la sua ricerca sia solitaria e personale, le opere non sono proiezioni dell’artista, né di alcun ego specifico.
“Non credo di essere necessariamente un artigiano, forse più un inventore. Penso che sia possibile paragonare la differenza a quella che intercorre tra un ricercatore e un tecnico. Non sono terribilmente interessata a realizzare l’oggetto, ma devo farlo, per poter vedere la mia invenzione.” *
Al fine di “vedere” le sue invenzioni, Lijn ha sperimentato con media e materiali a tutto campo e senza freno, in particolare incorporando macchinari, luce e linguaggio nel suo lavoro. Il suo studio a nord di Londra è un luogo di speculazione, ma anche un sito per esperimenti, un centro di ricerca, un laboratorio.
Ordet è felice di annunciare una mostra personale di Liliane Lijn, con opere dal 1969 ad oggi, la presentazione più completa dell’artista al di fuori del Regno Unito.
Il primo lavoro in mostra, Linear Light Column (1969) è un cilindro rotante avvolto in filo di rame smaltato – un tempo il materiale principale utilizzato per le telecomunicazioni – creando un effetto ottico.
Feathered Lady (1979) e Heshe (1980) sono stupefacenti nella loro apparenza formale e materiale: alti due metri, questi totem umanoidi sono ambiguamente sessualizzati attraverso l’uso di piumini, corde di pianoforte, fibre sintetiche. Entrambi sono sormontati da prismi per periscopi di carri armati. I prismi sono elementi ricorrenti nell’opera di Lijn: scindono la luce bianca, la dividono nei suoi colori spettrali e rendono visibile l’energia.
La mostra presenta anche lavori di dimensioni più ridotte, creati negli anni ’80. Le “Beaded Heads”, studi per un nuovo tipo di testa femminile, e le “Torn Heads”, in cui il vetro soffiato è combinato con bronzo, alluminio, piumini e altri materiali. Questi lavori conducono al punto focale della mostra: The Bride (1988). Una grande scultura performante a tecnica mista, The Bride collassa tecnologia, industria e natura. Racchiuso in una gabbia nera, questo archetipo femminile è una presenza imponente composta di mica legata a resina epossidica, piume di struzzo, vetro soffiato e palline di cartapesta laccate. Nell’oscurità, pulsa di luce.
Dello stesso periodo è una serie di pastelli come She, Flower Head e Glass Head e il trittico Transformation of the Bride in the Medusa (1987).
Opere scultoree successive come She Me Skin of the Tree (1999) e Nested Foot (2001) integrano parti corporee riconoscibili – fusioni da calchi del corpo dell’artista stessa.
Infine, la mostra presenta in anteprima la più recente delle invenzioni di Lijn. In Catastrophic Encounters (2019-20), il vetro fuso viene versato su un composto di metallo di mica chiamato Vapourshield, perturbandone la superficie, gorgogliando come lava, diventando fossili.
* Liliane Lijn in conversazione con Vera Lindsey, Studio International, maggio 1969, p. 219.
La pratica artistica di Liliane Lijn è l’esito visivo, sensoriale e plastico delle sue esplorazioni e ricerche intorno a fenomeni corporei e non, elementi macro e microscopici, dentro e intorno a noi, difficili da identificare. Lijn si propone di penetrare e far emergere tali forze invisibili; per quanto la sua ricerca sia solitaria e personale, le opere non sono proiezioni dell’artista, né di alcun ego specifico.
“Non credo di essere necessariamente un artigiano, forse più un inventore. Penso che sia possibile paragonare la differenza a quella che intercorre tra un ricercatore e un tecnico. Non sono terribilmente interessata a realizzare l’oggetto, ma devo farlo, per poter vedere la mia invenzione.” *
Al fine di “vedere” le sue invenzioni, Lijn ha sperimentato con media e materiali a tutto campo e senza freno, in particolare incorporando macchinari, luce e linguaggio nel suo lavoro. Il suo studio a nord di Londra è un luogo di speculazione, ma anche un sito per esperimenti, un centro di ricerca, un laboratorio.
Ordet è felice di annunciare una mostra personale di Liliane Lijn, con opere dal 1969 ad oggi, la presentazione più completa dell’artista al di fuori del Regno Unito.
Il primo lavoro in mostra, Linear Light Column (1969) è un cilindro rotante avvolto in filo di rame smaltato – un tempo il materiale principale utilizzato per le telecomunicazioni – creando un effetto ottico.
Feathered Lady (1979) e Heshe (1980) sono stupefacenti nella loro apparenza formale e materiale: alti due metri, questi totem umanoidi sono ambiguamente sessualizzati attraverso l’uso di piumini, corde di pianoforte, fibre sintetiche. Entrambi sono sormontati da prismi per periscopi di carri armati. I prismi sono elementi ricorrenti nell’opera di Lijn: scindono la luce bianca, la dividono nei suoi colori spettrali e rendono visibile l’energia.
La mostra presenta anche lavori di dimensioni più ridotte, creati negli anni ’80. Le “Beaded Heads”, studi per un nuovo tipo di testa femminile, e le “Torn Heads”, in cui il vetro soffiato è combinato con bronzo, alluminio, piumini e altri materiali. Questi lavori conducono al punto focale della mostra: The Bride (1988). Una grande scultura performante a tecnica mista, The Bride collassa tecnologia, industria e natura. Racchiuso in una gabbia nera, questo archetipo femminile è una presenza imponente composta di mica legata a resina epossidica, piume di struzzo, vetro soffiato e palline di cartapesta laccate. Nell’oscurità, pulsa di luce.
Dello stesso periodo è una serie di pastelli come She, Flower Head e Glass Head e il trittico Transformation of the Bride in the Medusa (1987).
Opere scultoree successive come She Me Skin of the Tree (1999) e Nested Foot (2001) integrano parti corporee riconoscibili – fusioni da calchi del corpo dell’artista stessa.
Infine, la mostra presenta in anteprima la più recente delle invenzioni di Lijn. In Catastrophic Encounters (2019-20), il vetro fuso viene versato su un composto di metallo di mica chiamato Vapourshield, perturbandone la superficie, gorgogliando come lava, diventando fossili.
* Liliane Lijn in conversazione con Vera Lindsey, Studio International, maggio 1969, p. 219.
15
settembre 2020
Liliane Lijn – I am she
Dal 15 settembre al 14 novembre 2020
arte contemporanea
Location
ORDET
Milano, via Adige, 17, (Milano)
Milano, via Adige, 17, (Milano)
Orario di apertura
da mercoledì a sabato, ore 14 – 19
Vernissage
15 Settembre 2020, 18-21
Sito web
Ufficio stampa
Alpha Bravo Charlie
Autore
Progetto grafico
Sponsor