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fino al 27.III.2004 Paul Horn – Catastrofi 1-12 Milano, Studio d’Arte Cannaviello
milano
Dall’Austria provengono catastrofi minime. Ma il locale è globale e il battito d’ali di una farfalla può causare un terremoto all’altro capo del mondo. Grandi tele da guardare con attenzione. Per scoprire cosa sta accadendo...
Paul Horn (Amstetten 1966) è un artista imprevedibile, che guarda all’immagine in tutte le sue sfaccettature, senza gerarchie fra cultura “alta” e popolare. Demetrio Paparoni sottolinea però la distanza dalla Pop Art, che mette in scena “disastri urbani e umani, tuttavia non fa mai riferimento ai potenziali disastri della pittura”.
Horn minimizza il riferimento a quello che Nietzsche chiamava “il mondo dietro il mondo” e focalizza l’attenzione sull’immagine “pura”, retinica, senza concepirla come espressione di un processo sotteso. È giunto a questa posizione dopo un vagabondaggio nei territori dell’arte: è un apprezzato regista e ha partecipato ai più importanti filmfestival europei. In pittura ha esordito nel ‘96 con un astrattismo in tonalità bianche e nere, poi è passato a una ricerca cromatica analitica. Il suo peregrinare lo porta al ritratto e al surrealismo, quindi al paesaggio real-astratto con influenze richteriane, ma anche con interessanti riferimenti al Naturalismo Padano (il trattamento del blu in Catastrofi # 3 fa eco a Gianni Dova). Nel ‘99, in collaborazione con Lotte Lyon (Graz 1970), firma una serie di 110 fotografie con paesaggi urbani, marine, vegetazioni, scenari lunari e desertici. La cifra del lavoro è l’artificialità, che pervade l’effetto nebbia o i grattacieli costruiti con materiali di recupero.
Nella serie Catastrofi 1-12 (2003), presentata in questa mostra, la tecnica è assai variegata. Sfilano aree della tela sulle quali Horn applica la pittura a spruzzo con mascherine; in altri casi è protagonista la colatura di colore, ottenuta con la diluizione in trementina. In Catastrofe # 2, un anziano paraplegico è calato in un ambiente asettico e disumano, ma queste caratteristiche ambientali sono in via di destrutturazione e il colore scivola, rende riflettenti e mobili le pareti e il pavimento. Questo movimento disperato contamina le gambe dell’uomo e si nota finalmente che l’unica parte ad alta definizione dell’immagine è la canna di un fucile impugnato dall’anziano! Spesso trasparenze e lucentezze sono esaltate dall’accostamento di olio, acrilico, smalto. Altrove Horn utilizza materiali “ibridi”, come spago e carta giapponese in Catastrofe # 6, dove un minuscolo alpinista precipita da un’imponente parete verticale. Le tele sono di due ampi formati e quelle più piccole hanno gli angoli arrotondati, come uno schermo tv sul quale scorrono spot minuziosamente studiati.
Per concludere, una curiosità: il dipinto che compariva sull’invito e sulla copertina del catalogo, Catastrofe # 4, ormai non esiste più. Come mai? Paul Horn lo ha modificato a sorpresa poco prima dell’inaugurazione.
marco enrico giacomelli
mostra visitata il 26 febbraio 2004
Paul Horn – Catastrofi 1-12
In collaborazione con l’Istituto Austriaco di Cultura di Milano
Studio d’Arte Cannaviello
Via A. Stoppani, 15 – 20129 Milano
Orario: dal martedì al sabato dalle 10.30 alle 19.30
Ingresso gratuito
Info: tel. 02-2040428; fax 02-20404645; cannaviello@interfree.it
Catalogo con testo di Demetrio Paparoni
[exibart]