24 settembre 2020

Apalazzogallery in mostra con un’opera monumentale di John Giorno

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Apalazzogallery colora Brescia con una monumentale installazione del compianto John Giorno, per la facciata di Palazzo Cigola. All'interno, opere di Servane Mary e Ugo Rondinone

Impossibile non vederla: alta, larga e coloratissima. È l’opera site specific di arte pubblica del compianto John Giorno per APALAZZOGALLERY. Lo scenario artistico di Brescia si colora con la mostra “WE GAVE A PARTY FOR THE GODS AND THE GODS ALL CAME”. Protagoniste le opere di John Giorno, Servane Mary e Ugo Rondinone. La mostra è concepita come una mostra online con un lavoro appositamente progettato da Giorno per la facciata di Palazzo Cigola, nonché ispirazione per il titolo della mostra. Oltre al valore artistico, il banner servirà anche per coprire i lavori di restauro della sede espositiva. «La realizzazione dell’opera è stata affidata a maestranze locali che con straordinario impegno hanno dimostrato l’efficacia e la qualità del sapere tecnico cittadino», ha dichiarato il Comune di Brescia.

La mostra di Apalazzogallery

Il titolo, tradotto: ABBIAMO DATO UNA FESTA PER GLI DEI E TUTTI GLI DEI SONO VENUTI, è una frase estratta da una poesia di Giorno e utilizzata in diverse opere dall’artista. Oltre al banner, sono presenti altre opere: due grandi massi di pietra su cui sono incise delle frasi tratte da poesie dell’artista. Sono state concepite come sentinelle “silenziose” all’interno della galleria del palazzo, come massi di pietra generatori di un messaggio per il pubblico.

Servane Mary presenta tre dipinti in magenta, ciano e giallo di grandi dimensioni, che fanno parte di una serie di grandi opere a più pannelli con un motivo a punti semplice e ripetitivo che ha origine da un’immagine digitale di un foglio di pannello forato.

Le due grandi sculture concentriche sono invece di Ugo Rondinone. La luna e il sole, l’oro e l’argento, uno di fronte all’altro nella stessa stanza, come fenomeni naturali. L’artista, compagno di vita di John Giorno, ha scelto di raffigurare la vite come simbolo di rinnovamento, per via del suo ciclo biologico, dalla crescita alla dormienza fino alla rinascita a uno stato fecondo, che si ripete ogni anno e che ricorda del ciclo solare.

Tra Beat e Pop: la vita e l’arte del grande John Giorno

John Giorno è un’artista poliedrico, nato a New York ma di origini italiane, morto un anno fa all’età di 82 anni. Oltre a essere stato tra le figure più attive della Beat Generation, Giorno è stato molto vicino agli artisti della Pop Art: non solo Warhol, ma anche Robert Rauschenberg e Jasper Johns. La frequentazione con questi artisti lo ha portato a far proprie le tecniche della dimensione postmoderna, applicate alla poesia. Ed è così che è nato The American Book of the Dead (1964). Tra i suoi progetti più celebri, anche il Dial-A-Poem, realizzato per il MoMA di New York nel 1969: una serie di testi poetici registrati in vinile e trasmessi al telefono.

Qualche anno prima, aveva fondato il Giorno Poetry Systems, un collettivo e un’organizzazione non profit nata con la finalità di mettere la poesia e l’arte in contatto con il grande pubblico, usando tecniche di comunicazione innovative. Nel 1971 ha girato September of Jessor Road, coinvolgendo uno dei padri della beat generation, Allen Ginsberg.

Sempre più performativa, la sua poesia ha influenzato i musicisti Suicide e Throbbing Gristle, fino a realizzare, nel 1982, un album con Glenn Branca. Due anni più tardi cominciò il suo impegno nella lotta contro l’AIDS, che si concretizzò in una charity ancora oggi esistente e in prima linea in questa battaglia. Nel 2007 comparve nel film di Antonello Faretta, Nine Poems in Basilicata, che racconta il suo lavoro.

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