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Antonello Viola – Anche Bach mi ha salvato
Quarta personale di Antonello Viola in galleria. La mostra raccoglie una selezione di dieci opere inedite su carta giapponese, insieme a una grande installazione ambientale in vetro ideata appositamente per la sala centrale. Il progetto è introdotto da un testo di Davide Ferri.
Comunicato stampa
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Francesca Antonini Arte Contemporanea è lieta di presentare la quarta personale di Antonello Viola, dal titolo Anche Bach mi ha salvato. La mostra raccoglie una selezione di dieci opere inedite su carta giapponese, insieme a una grande installazione ambientale in vetro ideata appositamente per la sala centrale. Il progetto è introdotto da un testo di Davide Ferri.
Anche Bach mi ha salvato arriva a oltre cinque anni dall’ultima esposizione in galleria, un intervallo di tempo in cui l’artista ha affinato la sua pratica a partire da forme, modi e convinzioni che da sempre definiscono la sua identità: l’idea che la pittura richieda una processualità lenta, lentissima e che ogni dipinto chiami l’artista a un rapporto di lunga frequentazione, a un dialogo tra due alterità che si contaminano reciprocamente. I lavori di Antonello Viola si sviluppano attraverso una serie di momenti emblematici che caratterizzano la sua pratica. Un foglio di carta giapponese di formato medio o piccolo come inizio, una serie di stratificazioni successive, di campiture e toni di colore a olio che si rilanciano reciprocamente, che reagiscono l’uno all’altro e che inspessiscono la carta fino a farla dissolvere nel colore: non è esattamente la carta, dunque, ma questa “carta-colore” il medium specifico dell’artista; l’approdo a un ultimo strato di foglia d’oro, o di oro bianco o rame, che dona a ogni lavoro l’aspetto di un “quasi monocromo”. Uno strato che chiude, sigilla e custodisce, e al contempo costituisce un nuovo inizio: solo dopo averlo steso/applicato, l’artista inizia un meticoloso processo di scavo (uno scavo lieve, che asseconda le accidentalità della superficie), un nuovo disegno dell’opera, che si realizza retroattivamente e per via di raschiature e delicate asportazioni, e che lascia emergere, in piccole aree e lungo i margini, gli strati sottostanti, la vita materiale del dipinto.
I lavori hanno cronologie molto lunghe (a volte spaventosamente lunghe, di anni): ogni opera è dunque un segmento temporale, una porzione di vita, un oggetto che può rivelare o nascondere immagini potenziali, atmosfere e umori che hanno a che fare con il passare dei giorni e delle stagioni.
Antonello Viola è nato nel 1966 a Roma, dove vive e lavora.
Nel 2020 ha preso parte alla collettiva Real Utopias, evento collaterale di Manifesta 13, a Marsiglia. Le mostre personali più recenti includono Antonello Viola presentata dalla Galleria d'arte Alessandro Casciaro di Bolzano (2018), e Opere su carta 2012-2017 al Civico Museo d'Arte Moderna e Contemporanea, Articoli Corrado (2019). Viola ha partecipato a numerose mostre collettive istituzionali, tra cui Looking for utopia, a cura di Biance Cerrina Feroni e Melania Rossi, Novecento, Venezia (2019) e The artist / knight, a cura di Joanna De Vos, Gaasbeek Castel in Flemish Brabant, Belgio (2017)
Anche Bach mi ha salvato arriva a oltre cinque anni dall’ultima esposizione in galleria, un intervallo di tempo in cui l’artista ha affinato la sua pratica a partire da forme, modi e convinzioni che da sempre definiscono la sua identità: l’idea che la pittura richieda una processualità lenta, lentissima e che ogni dipinto chiami l’artista a un rapporto di lunga frequentazione, a un dialogo tra due alterità che si contaminano reciprocamente. I lavori di Antonello Viola si sviluppano attraverso una serie di momenti emblematici che caratterizzano la sua pratica. Un foglio di carta giapponese di formato medio o piccolo come inizio, una serie di stratificazioni successive, di campiture e toni di colore a olio che si rilanciano reciprocamente, che reagiscono l’uno all’altro e che inspessiscono la carta fino a farla dissolvere nel colore: non è esattamente la carta, dunque, ma questa “carta-colore” il medium specifico dell’artista; l’approdo a un ultimo strato di foglia d’oro, o di oro bianco o rame, che dona a ogni lavoro l’aspetto di un “quasi monocromo”. Uno strato che chiude, sigilla e custodisce, e al contempo costituisce un nuovo inizio: solo dopo averlo steso/applicato, l’artista inizia un meticoloso processo di scavo (uno scavo lieve, che asseconda le accidentalità della superficie), un nuovo disegno dell’opera, che si realizza retroattivamente e per via di raschiature e delicate asportazioni, e che lascia emergere, in piccole aree e lungo i margini, gli strati sottostanti, la vita materiale del dipinto.
I lavori hanno cronologie molto lunghe (a volte spaventosamente lunghe, di anni): ogni opera è dunque un segmento temporale, una porzione di vita, un oggetto che può rivelare o nascondere immagini potenziali, atmosfere e umori che hanno a che fare con il passare dei giorni e delle stagioni.
Antonello Viola è nato nel 1966 a Roma, dove vive e lavora.
Nel 2020 ha preso parte alla collettiva Real Utopias, evento collaterale di Manifesta 13, a Marsiglia. Le mostre personali più recenti includono Antonello Viola presentata dalla Galleria d'arte Alessandro Casciaro di Bolzano (2018), e Opere su carta 2012-2017 al Civico Museo d'Arte Moderna e Contemporanea, Articoli Corrado (2019). Viola ha partecipato a numerose mostre collettive istituzionali, tra cui Looking for utopia, a cura di Biance Cerrina Feroni e Melania Rossi, Novecento, Venezia (2019) e The artist / knight, a cura di Joanna De Vos, Gaasbeek Castel in Flemish Brabant, Belgio (2017)
22
ottobre 2020
Antonello Viola – Anche Bach mi ha salvato
Dal 22 ottobre 2020 al 09 gennaio 2021
arte contemporanea
Location
Francesca Antonini Arte Contemporanea
Roma, Via di Capo le Case, 4, (RM)
Roma, Via di Capo le Case, 4, (RM)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì: 12.00 - 19.00
sabato 10.30 - 13.30
su appuntamento
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico