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Venezia è una città di cui non basta scrivere, perché è così scontato, oggi, parlare di canali, di ponti e di vicoli, che si intrecciano e si ingarbugliano fino ad annebbiare la meta. Di Venezia hanno detto tutto, tutti, da Thomas Mann a Nietzsche, da Carlo Goldoni a Lord Byron a Marcel Proust, e ogni aggiunta si perde nelle pieghe dell’ovvio, dell’eco, del già sentito. Venezia si vive, oggi, non si racconta, o si rischia di disperderne la magia; e lo sa bene il St.Regis Venice che, con le sue Monet Suite, propone la bellezza di un soggiorno inedito, intriso di arte, storia e tradizione.
Era l’autunno del 1908 quando Claude Monet, il maestro dell’Impressionismo, arrivò all’allora Grand Hotel Britannia: un alloggio esclusivo, affacciato sul Canal Grande, da cui si gode di una vista sensazionale. Il luogo perfetto, insomma, per ispirare un estro creativo, e non è un caso che personalità come John Singer Sargent ed Eugenio Montale – tra le altre – siano transitate da questo angolo di bellezza. Ed ecco allora l’idea dell’albergo (che, nel frattempo, è diventato il St. Regis Venice): catturare la stessa luce che ispirò Monet e proiettarla tra le pareti delle sue camere, con una palette di colori che testimoni ogni cambiamento dell’acqua e del cielo, dall’alba al tramonto.
Arriviamo così al tanto atteso restyling che, guidato dal Sagrada Interior Design Studio, ha fatto della leggerezza e dei toni chiari il suo cavallo di battaglia; indispensabile, poi, l’intervento del curatore Robin Greene, che ha ripercorso il passato dell’hotel e lo ha restituito in chiave contemporanea. Da qui, l’invito al pittore parigino Olivier Masmonteil, per ricreare attraverso i suoi dipinti un’atmosfera unica, sospesa; la stessa che, ai tempi del Grand Hotel Britannia, aveva conquistato l’artista ottocentesco. Avete già dato uno sguardo alla Presidential Suite, per farvi un’idea?
«Le viste dalla nostra camera d’albergo sono le più magnifiche di tutta Venezia, e per Monet è tutto ciò che conta!», scriveva la moglie dell’artista in alcune lettere datate 1908; oltre 100 anni dopo, le opere di Masmonteil sfilano proprio lì, tra le camere private e le aree comuni, per esaltare ancora una volta la morbida luce veneziana.
Nessun dettaglio, nelle Monet Suite del St.Regis Venice, è lasciato al caso. Anche gli arredi, selezionati ad hoc pezzo per pezzo, riprendono in qualche modo le vedute della città: «Il design unico del divano dell’ampio soggiorno», spiegano dall’albergo, «trae ispirazione dalla vista dall’alto sulla laguna, mentre i braccioli delle sedie del tavolo da pranzo, che può essere comodamente apparecchiato per quattro, si ispirano alla forcola della gondola. I tappeti, invece, sono un rimando ai tipici colpi di pennello sulla tela realizzati da Monet e alle increspature dell’acqua sul Canal Grande».
Ma non è tutto, perché, tra i tanti capolavori, troviamo anche una scultura di Massimiliano Pelletti, alcune stampe in edizione limitata di Aurore de la Morinerie, un’opera di Tony Blackmore e una raffinata selezione di oggetti d’arte in vetro di Berengo Studio. È lo stesso Adriano Berengo a raccontarci la storia dei suoi lavori: «È stato complesso», spiega,«far passare l’idea di “vetro” come “arte”: di solito è inteso più come un elemento decorativo». Da qui, poi, un’interessante digressione su Peggy Guggenheim, tra le prime a intuire le potenzialità del vetro e a incoraggiare talenti come Kokoschka, Picasso ed Ernst a esprimersi con questo materiale. «Non ho niente contro il vetro classico», aggiunge infine il curatore e gallerista Jean Blanchaert, «ma lo si può trovare ovunque. Gli ospiti dell’hotel, invece, sono circondati da un sublime museo del vetro contemporaneo».
Insomma, «si può decidere se gettare lo sguardo sulla bellezza fuori dalla finestra, oppure su quella interna dell’hotel», per dirla con le parole di Greene. O con quelle di Michela Bondardo, curatrice di strategie culturali, secondo cui «il St.Regis Venice dimostra, con i fatti, che l’arte aggiunge qualità, piacere e valore alla nostra vita. E questo è il ruolo dell’ospitalità, alla fine, è il ruolo di un hotel che vuole fare la differenza in un mondo come quello odierno».