-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Archivio Atelier Pharaildis Van den Broeck: il nuovo sito e due laboratori online
Progetti e iniziative
di Silvia Conta
L’Archivio Atelier Pharaildis Van den Broeck, con sede a Milano, ha appena lanciato il nuovo sito, con cui presenta per la prima volta al pubblico, in modo organico, la ricerca dell’artista Pharaildis Van den Broeck (1952, Opwijk – 2014, Milano), come ci ha raccontato Barbara Garatti, curatrice dell’Archivio.
Sabato 5 dicembre, inoltre, l’Archivio parteciperà alla XVI Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI con due i appuntamenti su Zoom che potete trovare qui sotto.
Gli appuntamenti per la XVI Giornata del Contemporaneo
Gli incontri, dal titolo Il mondo è una cipolla, avverranno via Zoom, sono gratuiti e con prenotazione obbligatoria scrivendo a aa.pharaildis.vandenbroeck@gmail.com:
° Alle 11.00 con WAAM – Walk Alternative Art Milano si terrà un laboratorio online per bambini dai 4 ai 10 anni, «in cui i più piccoli conosceranno alcune opere di Phara e sperimenteranno una particolare tecnica di pittura e di stampa ispirata al suo soggetto preferito, la cipolla, e al libro di Bruno Munari Rose nell’insalata».
° Alle ore 15, con Art UP Facilitatori Arte Salute, adolescenti e adulti potranno partecipare a un workshop online su arte e psiche: «Partendo da alcune opere di Phara e accompagnati in un dialogo interattivo dall’equipe composta da storici dell’arte, psicoanalisti e Facilitatori Arte Salute i partecipanti saranno invitati a esprimersi su temi come marginalità tra libertà e costrizione, simboli privati e archetipi, iconografia classica e contemporanea e molti altri.
Questo appuntamento sarà trasmesso in diretta facebook sulla pagina dell’Archivio Atelier Pharaildis Van den Breock e, insieme a molto altro in programma per il 2021, sarà reso disponibile sul sito dell’Archivio».
Intervista a Barbara Garatti, curatrice dell’Archivio
Nel creare il nuovo sito dell’Archivio Atelier Pharaildis Van den Broeck avete operato delle scelte che fanno pensare a un sito istituzionale. Che cosa significa oggi, creare un sito per l’enorme archivio di un’artista semisconosciuta e scomparsa nel 2014, che diventa il primo strumento con cui il pubblico può conoscerne la storia e il lavoro? Come si evolverà il sito nel tempo?
«Ci siamo interrogati molto sull’appropriatezza di realizzare il sito di un’artista come Pharaildis Van den Broeck, la sua storia e ciò che ci ha lasciato sono delle tracce evidenti del suo modo di intendere l’arte e la ricerca: il suo rapporto con la fisicità dei materiali non può essere tradotto in digitale. Abbiamo sempre cercato di ascoltare per prima cosa i segnali interni al suo lavoro per garantire coerenza alla proposta culturale e non snaturare il luogo e ciò che contiene. Ma oggi che non possiamo aprire il suo atelier ai visitatori, con piacere ci siamo cimentati in questo cambiamento, un sito dedicato al lei e alla sua memoria è diventato necessario per continuare l’attività di ricerca e promozione sul suo lavoro. Abbiamo in mente una serie di attività online a partire da gennaio 2021 che andranno a integrare quanto già proposto nel 2019, sperando di poter presto ospitare di nuovo, artisti, curatori e pubblico in carne ed ossa».
Si tratta di un sito che, di fatto, è anche la prima occasione in cui il lavoro dell’artista viene presentato al pubblico in maniera organica. Come questo aspetto ha influenzato il modo in cui avete pensato il sito?
«Possiamo dire che si siano influenzati a vicenda, Emiliano Biondelli, graphic designer che collabora dal principio con l’archivio e conosce molto bene ciò che contiene, ha proposto un’idea che subito ci è sembrata organica, delicata ed efficace. I dettagli su come presentare le singole opere si sono definiti strada facendo, tenendo conto dell’esigenze di fruizione delle opere, i limiti e le potenzialità dello strumento digitale e ciò che nel frattempo altre realtà dedicate all’arte contemporanea stavano proponendo».
Nella realizzazione del sito vi siete trovati di fronte alla necessità di trasferire in digitale opere analogiche di grandi dimensioni. Qual è il concept che ha orientato il progetto? Quali criticità avete dovuto affrontare?
Emiliano Biondelli, graphic designer: «Il sito è stato pensato per assomigliare ad un libro, infatti il menu-indice è collocato a lato, sempre presente in piccolo ed esattamente come nel libro ci aiuta a non perderci nel mare delle pagine, o del web.
Volevamo che le riproduzioni dei dipinti avessero lo spazio maggiore e che i colori delle opere di Phara riverberassero il più possibile, contaminando anche la fantasia e l’immaginario del visitatore virtuale.
Chiaramente il tipo di narrazione che innesca un sito è diversa da quello che accade se si apprezzano le opere dal vivo, un sito è sempre un compromesso, una riduzione bidimensionale, fredda e distaccata che tuttavia oggi si rende necessaria per esistere in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, ogni volta insomma che qualcuno voglia entrare in archivio, senza essere presente».
L’Archivio è attivo da alcuni anni e ha già dato vita a vari progetti, potete ricordarne qualcuno?
«L’archivio ha iniziato i suoi lavori in sordina nella primavera del 2015, dopo tre anni di catalogazione, digitalizzazione e ordinamento delle più di 2000 opere, nel febbraio 2019 abbiamo aperto lo spazio al pubblico per la prima volta con la Project Room di Alessandro Roma, sono seguite quella di Giulio Squillacciotti e quella di Andrea Kvas. In marzo di quest’anno avevamo in programma un progetto di Tatjana Giorgadse a cura di Irene Belfi che, insieme alle altre due project room del 2020, è rimandato al prossimo anno.
Nel frattempo abbiamo avuto l’opportunità di presentare dei progetti per le edizioni di quest’anno di Archivissima e Museo City, e sabato 5 dicembre partecipiamo con Waam e Art Up alla Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI».
Come si sostiene finanziariamente l’Archivio?
«In questi anni tutte le attività sono state supportate da Michele Sagramoso, marito e unico erede dell’artista. Il suo impegno nel sostenere il lavoro di Phara non si è interrotto quando lei è mancata. Il passo più importate è stato l’acquisizione dello stesso atelier in cui lei ha lavorato dal 2008 al 2014 e che ora ospita l’archivio e le attività per il pubblico. Una scelta importante che permette di tutelare al meglio l’opera dell’artista. Oltre a questo un piccolo budget è messo a diposizione ogni anno per le attività e la produzione delle iniziative, stiamo valutando per il futuro nuove modalità sostenibili per produrre progetti sempre più ambiziosi».
Pharaildis Van den Broeck
Pharaildis Van den Broeck «è stata la prima fashion designer belga a collaborare con una casa di moda italiana. Nel 1978, diplomatasi al Dipartimento Moda dell’Accademia di Belle Arti di Anversa, inizia la sua carriera con Versace per poi proseguire con Trussardi e Missoni. Nel 1994 chiude il capitolo della moda e si dedica alla pittura, passione coltivata sin dall’infanzia. Nel 1998 per problemi di salute si trasferisce in Belgio e chiude il suo studio di Milano. Inizialmente vive e lavora in un loft a Bruxelles, ma nel 2002 si trasferisce a Opwijk in una villetta a schiera di cui utilizza buona parte del piano terreno come proprio atelier. Nel 2008 decide di rientrare a Milano dove, nell’Atelier di Via Bragadino 2, dipinge fino alla sua prematura e inattesa scomparsa nel 2014», ha ricordato l’Archivio.
[…] Continua a leggere… […]