26 settembre 2000

Fino all’8.XI.2000 Rodin. Plasters & Bronzes Venezia, Palazzo delle Prigioni

 
Promossa dalla Auguste Rodin Foundation e organizzata dall’Associazione culturale Arte Communications di Venezia, la mostra Rodin, Plasters & Bronzes ospitata fino all’8 novembre nella città lagunare riesce indubbiamente a stimolare alcune riflessioni

di

Chi avesse visto nel gennaio scorso la stessa mostra allestita a Bologna a Palazzo Isolani, dove la sistemazione delle opere godeva di un respiro indubbiamente maggiore, non può non chiedersi il motivo per cui sia stato deciso di aumentare in modo così considerevole il numero delle opere da esporre a Venezia, data l’esigua disponibilità di spazi offerta dalle due storiche sale di Palazzo delle Prigioni Nuove.
Con più di 70 pezzi tra gessi e bronzi stipati lungo le pareti e al centro delle due salette, l’esposizione fa pensare infatti più ad un atto autocelebrativo del proprietario (o proprietari) della collezione anzichè ad un tributo all’arte dello scultore francese. Le opere si susseguono separate dalla materia che le compone, con i gessi da una parte e i bronzi corrispondenti dall’altra, questi ultimi ‘incorniciati’ da una ventina di foto in bianco e nero del milanese Mario Carrieri – disponibili anche in un book consultabile ai visitatori – che documentano le opere di Rodin esaltandone i forti contrasti chiaroscurali, garantiti peraltro dalla straordinaria capacità del Maestro francese di rendere il dinamismo di forme e superfici.
Eva
Un allestimento che sottolinea dunque il confronto tra due materiali diversi come il bronzo e il gesso, confronto su cui si sofferma anche il curatore del catalogo, pubblicato nel 1999 e prodotto da Robert Gordon Edizioni private per Gruppo Mondiale Est, che nella prefazione fa riferimento al fatto che “i gessi sono ciò che oggi si avvicina di più agli originali in creta” mentre “la lucentezza dei bronzi” di fusione recente “dimostra che oggi è ancora possibile cogliere l’essenza dell’opera di Rodin”, avvalorando così la tesi del “grande studioso di Rodin, Albert Ensen,” che “considerava la rifusione postuma dell’opera di un artista come parte dell’evoluzione naturale della vita della scultura”.
A Bologna come a Venezia si sono visti comunque alcuni esempi delle opere più significative realizzate da Auguste Rodin (Parigi 1840 – Meudon 1917), attraverso i quali emergono con chiarezza i punti fermi di un’evoluzione stilistica originata da una formazione antiaccademica – come fu per molta parte degli artisti impressionisti – e gradatamente appropriatasi di una tecnica prodigiosa nel modellato con una resa straordinariamente realistica del nudo, tanto da procurare all’artista nel 1877 l’accusa di aver derivato da un calco dal vero la sua opera esposta quell’anno al Salon, L’età del bronzo, il suo primo capolavoro ispirato a fonti ellenistiche che passò alla storia nel segno della polemica. A quella data Rodin aveva già ‘conosciuto’ Masaccio e Michelangelo con un viaggio in Italia, riferimenti che da quel momento divennero imprescindibili per il suo lavoro, come attestano le due versioni di Eva e Il Pensatore, emblema della sua maturità artistica e originariamente designato come il ritratto del Poeta Dante per la Porta dell’Inferno e ispirato all’Ugolino di Carpeaux.
Eustachio
Torsioni, rovesciamenti improvvisi e inaspettati dinamismi sono ciò che contraddistingue l’espressione nella scultura di Rodin, un’espressione che muove in profondità penetrando lo spazio e aprendo la forma, con superfici che costantemente ammiccano alla luce nell’ambito di un’impostazione che non si priva mai di una visione monumentale dei corpi, ancor quando le dimensioni restino contenute. Nei numerosi esemplari esposti a Venezia non mancano modelli di versioni de L’Uomo col naso rotto, la Testa di San Giovanni Battista e la Testa di Eustache de St. Pierre, che documentano l’importanza del movimento anche nell’ambito della ritrattistica del grande Maestro francese.
Per gli appassionati di Rodin segnaliamo che la mostra non si ferma a Venezia, ma proseguirà il suo itinerario con una tappa a Panama a cavallo del 2000/2001, per approdare infine, con date ancora da definire, in un tour attraverso l’America Latina.

Mabo


RODIN. PLASTERS & BRONZES
Venezia, Palazzo delle Prigioni fino all’8 novembre
Castello 4209; info tel. 041 5264546; orario: 9-20; 9-21 sab. e festivi; biglietto: L.12.000, L.8.000 rid.
Catalogo Gruppo Mondiale Est, 1999 RODIN PLASTERS & BRONZES



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14 Commenti

  1. Un catalogo costosissimo (£ 120.000 mi pare, del tutto inadeguate alla consistenza dell’opera) e la promozione di Sgarbi, che ormai sposa solo le cause commerciali. Eh già, perché questa mostra, calchi a parte, aveva come unico scopo la vendita delle copie in bronzo per i facoltosi turisti (non per nulla è stata allestita ad un passo dal ponte dei Sospiri) e la vendita di foto d’autore per quelli che l’oggetto non possono permettersi (ma spendere 1.600.000 per una foto didascalica sì). Nulla da dire sul mercato delle opere d’arte, e che diamine! I paesi dove si vende di più (America, Germania, Svizzera) sono anche i più evoluti nel campo culturale. E’ la subdola vendita di un evento di mercato come se non lo fosse che dà fastidio; non te ne accorgi finché non ci sei dentro, perché non dirlo a chiare lettere?

  2. Ricordo gli articoli che inneggiavano a questa mostra inaugurata dal prof. Sgarbi. Ma sbaglio o tutte quelle opere erano in vendita? Dopo le ridicole performances come commentatore di quadri dozzinali, all’interno di una pubblicità di terz’ordine e a favore di un mobilificio di provincia di quart’ordine, è questa la nuova impresa del professore-imbonitore? Perché non lo mettono a vendere il pesce al mercato? Magari in margine al consiglio culinario alla massaia potrebbe dilettarci con giudizi estetici sulla fauna ittica ispirandosi ai capolavori di Arcimboldo, De Pisis, ecc.

  3. diciamola tutta: quando mai sgarbi è stato credibile??? quando si limitava a dire parolacce, quando si divertiva come un matto ad umiliare quel poveraccio di rispoli solo perchè non sapeva se la gioconda fosse una tela o una tavola??? o forse quando fa le televendite su reti private locali di opere imbarazzanti??? no, aspettate…quando s’è beccato la denuncia per assenteismo dalla sovraintendenza ai beni culturali!!! che la finissero di chiamarlo intellettuale o critico d’arte…la cultura (e lui colto in senso stretto lo è) usata per fare i soldi, acquisire potere e portarsi in giro ragazzine senza cervello mi sembra davvero una cosa squallida…

  4. Riguardo a Sgarbi.L’uomo è insopportabile, anche se mi dice un amico -che lo conosce- che in privato è un simpaticone (e ha una casa piena di mignottone…tutto molto al di là di quanto uno potrebbe immaginare…ma in fondo uno è libero di fare quello che vuole della propria vita…).
    Il punto è: ha fatto del bene all’arte e alla cultura?
    Di certo ha avvicinato alla gente comune la figura del critico d’arte e dell’intellettuale (anche se poi è difficile riconoscergli queste qualifiche…diciamo che è uno che vende bene la sua merce, quattro versi di Borges e due di Ungaretti e ti imbastisce una lezione sulla poesia contemporanea con tono sussiegoso), anche perchè lo trovi dappertutto ad inaugurare le mostre più merdose. Chi non ha visto dal vivo almeno dieci volte Sgarbi? E’ ovunque .
    Il mercato dell’antiquariato con lui ha subito un bell’impulso (lui grande acquirente e speculatore, ha sfruttato abilmente la cosa).E’ pertinente?No, ma va detto, come anche che la televisione con lui ha conosciuto eccessi dai quali non ci siamo più liberati.
    Con alcuni amici volevamo costituire un comitato per dare a Roberto D’Agostino una coppa per il famoso schiaffo…(un gesto che interpretava la volontà di molti italiani…).

    Dopo aver parlato dei meriti, veniamo quindi alle colpe…(certo che siamo cattivi quasi quanto lui…eh,eh,eh..)
    La principale è stata quella di aver massificato l’arte, e di averla volgarizzata, specie con le sue orride televendite. Un tempo la gente più impreparata sapeva distinguere con il buon senso cosa fosse arte da ciò che era manovalanza.Alla fiera paesana, il clown con il gattino, poteva anche piacerti ma sapevi bene che non era arte con la A maiuscola. Con Sgarbi le menti si sono offuscate anche per effetto di meccanismi legati alla popolarità e ai mezzi televisivi: esiste e ha valore solo ciò di cui si parla in televisione.Se lo dice la televisione…se te lo dice addirittura Sgarbi, be’ allora sarà un vero capolavoro..!
    E’ così si staccano assegnoni per delle croste che al confronto il clown con il gattino sono veramente dei grandi capolavori…
    Forse qualcuno dirà che almeno si è sentito parlare d’arte, che tutto ciò è preparatorio ad una conoscenza più approfondita.
    Io in tutta sincerità non credo proprio.

  5. Aho!gli state dando tutti addosso al povero professor Sgarbi. Che male vi ha fatto?
    In fondo come tutti si fa i suoi interessi.
    Complimenti per la rivista!

  6. A roma si narra che il Prof. abiti in una casettina conficcata in uno dei campanili di Sant’Agnese, la famosa Cappella Pamphilj in piazza Navona…approposito dei Doria Pamphilj di cui ho letto qualcuno parlava in un altra pagina del sito…

  7. io sono praticamente della sua città e magari l’avessi visto 10 volte considerando quanto è belloccio !!! ehehe scusate la frivolezza ma ogni tanto…

  8. Qui a Padova recentemente, a Sgarbi la giunta di destra ha pagato una consulenza 100 milioni.
    Il connubio arte e politica è micidiale…

  9. Cari amici,
    ma quando mai il personaggio di cui state riempendo queste pagine è stato credibile?
    E quando mai ha detto cose sensate e riscontrabili dal piano scientifico sulle cose dell’Arte? Chiunque sappia dire due parole in Italiano, in questo paese viene considerato persona di cultura. Ebbene si, Sgarbi sa perfettamente parlare e parla bene, ma da quì a dire che sia il più bravo ce ne vuole e parecchio.
    Sgarbi per me ce l’ha sulla coscienza Maurizio Costanzo, se non fosse esistita la trasmissione del “bravo” Maurizio chi avrebbe parlato oggi del “fenomeno” Sgarbi?

  10. mi sarebbe piaciuto leggere i vostri commenti su Rodin ed i suoi lavori, non su Sgarbi,…a proposito perchè io finisco sempre per farmi emozionare maggiormente dai gessio crete che dai bronzi??
    mi sembrano buone le osservazioni circa lo spazio e la quantità di opere…
    ciao.

  11. In effetti carissimi dovremo occuparci della mostra…In questo modo dimostrate di dare peso a personaggi di dubbio valore….Basta parlare di Sgarbi…

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