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L’ospitalità secondo Fondazione Pini – Casa dei Saperi
Progetti e iniziative
di Silvia Conta
“Dell’ospitalità: le dimore che siamo” è l’appuntamento conclusivo del biennio dedicato alle Nuove Utopie organizzato da Fondazione Adolfo Pini – Casa dei Saperi, con sede a Milano, e curato da Sonia D’Alto, Elisa Gianni, Alessia Zabatino, Cristina Travanini, Itamar Gov. L’evento si articola in cinque incontri gratuiti in live streaming in una tre giorni iniziata ieri che proseguirà oggi e domani, 12 e 13 dicembre, sul canale Facebook della Fondazione.
Durante gli incontri i curatori della Casa dei Saperi analizzeranno il tema dell’ospitalità in dialogo con l’artista Laura Cionci, il filosofo Emanuele Coccia, il performer Leonardo Delogu, la scrittrice Veronica Raimo e il filosofo Davide Sisto.
«L’arte può essere uno strumento per re-immaginare un territorio? Quali sono i vincoli e le libertà poste dall’ospitalità? Sappiamo ospitare il nostro corpo ed esserne ospitati? Cosa ha cambiato la rivoluzione digitale del nostro modo di ricordare? La nostra casa può ospitare metamorfosi esistenziali?» sono domande trasversali che uniscono gli incontri: «i temi dello spazio domestico, della creazione di uno spazio di intimità, della relazione tra gli spazi e le persone: questioni divenute cruciali per tutti noi negli ultimi mesi, durante i quali abbiamo dovuto ripensare le nostre vite all’interno del perimetro circoscritto dalle limitazioni imposte alla vita sociale. L’ospite non è “solo colui che accogliamo nel nostro ethos: siamo anche noi ospiti, anche noi accolti nel mondo”, scrive il filosofo Lucio Saviani, già relatore nel 2020 della Casa dei Saperi. Nell’ospite si fondono l’hospes e l’hostis latini, dove chi accoglie è anche accolto, dove l’ospite è portatore di un dono ma anche di un’estraneità da accettare nella sua distanza», ha spiegato l’organizzazione.
Gli appuntamenti online di sabato e domenica
Sabato 12 dicembre
• dalle 16:30 alle 17:30 la scrittrice Veronica Raimo converserà con Elisa Gianni, del team curatoriale della Casa dei Saperi, «su come fuggire dalla realtà inospitale»;
• dalle 18:30 alle 20:30 l’artista e scrittrice Laura Cionci si confronterà con Valeria Cantoni Mamiani, ideatrice della Casa dei Saperi, «su quale corpo ospitiamo».
Domenica 13 dicembre 2020
• dalle 10:30 alle 11:30 il filosofo Davide Sisto parlerà con Cristina Travanini, del team curatoriale della Casa dei Saperi, «di come cambiano memoria e oblio nello spazio digitale;
• dalle 12:30 alle 13:30 il filosofo Emanuele Coccia si interrogherà con Sonia D’Alto, del team curatoriale della Casa dei Saperi, «su quali metamorfosi abitare».
Tutti gli appuntamenti, a partecipazione gratuita, possono essere seguiti sulla pagina Facebook della Fondazione Adolfo Pini, dove potete trovare anche la registrazione dell’incontro di ieri in cui il performer e regista Leonardo Delogu ha dialogato con con Alessia Zabatino, del team curatoriale della Casa dei Saperi, sul tema “Dove l’arte può fare casa?”.
Il team curatoriale di Casa dei Saperi, formato da Sonia D’Alto, Elisa Gianni, Alessia Zabatino, Cristina Travanini, Itamar Gov, ci ha raccontato due anni di progetto
“Dell’ospitalità: le dimore che siamo” è la conclusione del biennio dedicato alle Nuove Utopie. Che tipo di progetto è le Nuove Utopie?
«Il progetto Casa dei Saperi della Fondazione Adolfo Pini nasce nel 2019 come un laboratorio di ricerca curatoriale che sperimenta le possibilità di dialogo tre le arti, discipline e ambiti diversi. Questo primo biennio è stato dedicato al tema delle Nuove Utopie. Abbiamo esplorato le possibilità immaginative e speculative dell’attuale produzione di conoscenza, l’attivazione di cambiamento individuale e collettivo che può nascere da nuove visioni di noi stessi, delle relazioni, del mondo che abitiamo.
Il progetto Casa dei Saperi ha indagato le Nuove Utopie attraverso cinque tematiche: apprendimento, riparazione, post-umano, identità e relazione tra immaginazione e potere. Abbiamo immaginato di inserire le tematiche all’interno degli spazi della Fondazione, selezionando cinque delle sue stanze. L’evento lancio del progetto, avvenuto nel febbraio del 2019, è stato espressione di questa immagine. Il pubblico, per tutto lo svolgimento dell’evento e passando da una stanza all’altra della Fondazione, si è confrontato con tematiche e ospiti differenti. Ci piaceva l’idea di suggerire un movimento alle persone, una contaminazione di punti di vista diversi da cui ognuno potesse trarre ciò che voleva.
In questi due anni il programma è stato composto da proiezioni, workshop, dialoghi e seminari con personalità del mondo dell’arte, della letteratura, della filosofia, dell’antropologia per interrogare il ruolo delle utopie oggi, della loro possibilità di avere ancora uno spazio in un reale così schiacciato dall’efficientamento e le contraddizioni implicite in tali narrazioni, proponendo di volta in volta alternative per costruire nuovi futuri condivisi e alleanze tra istituzioni e individui».
Nei cinque incontri in streaming si parla di ospitalità. Perché avete scelto questo tema e da che punto di vista lo osservate? Come avete scelto i relatori?
«La Fondazione Adolfo Pini era dimora e studio del pittore Renzo Bongiovanni Radice, oggi conserva gli arredi d’epoca, i mobili ottocenteschi ed espone in modo permanente l’opera di Bongiovanni Radice. Era dunque naturale approfondire il tema dell’ospitalità ed è davvero un peccato non poterlo fare nelle sale della Fondazione. Avevamo iniziato a ragionarci prima della pandemia e lo immaginavamo in Fondazione, all’interno della casa e nel cortile. A un certo punto avevamo anche pensato di uscire dai confini dell’edificio, portarne un po’ nel cuore di Brera e lasciare che ci contaminassimo con la città. Il Covid-19 ha stravolto i piani, così – come il resto della programmazione da giugno – abbiamo ripensato anche questo micro-festival, mantenendo la forma del dialogo che è ciò che ci contraddistingue. Il punto di vista è quello caleidoscopico del team curatoriale, ma al tempo stesso organico. Ci siamo trovati d’accordo sulla doppia funzione dell’ospitalità, sulla sua ambiguità lessicale, sul fatto che l’ospitalità abbia dei limiti ma sia anche un dono. La scelta dei relatori segue questo ragionamento. Il tema dell’ospitalità è analizzato dal punto di vista dell’accoglienza, di un processo che permette l’emergere di saperi diversi e connessioni produttive. Il programma si interroga su come mettere in discussione lo spazio domestico, pubblico o virtuale – le dimore che abitiamo, il rapporto di reciprocità e di ambiguità lessicale che l’ospitalità genera e quali sono le negoziazioni che dobbiamo affrontare di fronte alla fragilità, alla vulnerabilità e al potenziale trasformativo che esso ci offre. L’ospitalità è una possibilità aperta che promuove il discorso critico, è un processo collaborativo rivolto all’emergere di nuove modalità di pensiero e di pratiche. Ci chiediamo se ci sono ospitalità che esistono al di là di determinate divisioni fisiche, geografiche, ontologiche ed epistemologiche. La scelta dei relatori, ancora una volta, è l’occasione per interrogare attraverso una metodologia molteplice le contraddizioni e le possibilità di un tema tanto attuale in questo nostro periodo così domestico».
La Casa dei Saperi è un progetto culturale della Fondazione Pini: come è nato e quali sono i suoi obiettivi?
«La Casa dei Saperi è nata da un’idea di Valeria Cantoni Mamiani, membro del CdA della Fondazione Adolfo Pini, perché a Milano mancava un luogo accogliente di parola e di ascolto delle diverse discipline in cui giovani artisti potessero confrontarsi con giovani filosofi o poeti o psicanalisti e tanto altro. Abbiamo risposto alla call indirizzata a under 35 e siamo stati selezionati noi cinque. L’intero progetto rientra nell’agenda statutaria della Fondazione Adolfo Pini che attraverso il suo lavoro si rivolge soprattutto al sostegno dei giovani attivi in tutte le arti. Noi cinque curatori proveniamo da background molto diversi e ognuno porta le proprie idee, la propria sensibilità, le proprie ricerche. Alla base c’è l’urgenza di confrontarsi, scambiarsi conoscenze ed esperienze anche per contribuire a trasformare la realtà intorno a noi. Intendiamo la Casa dei Saperi come luogo di scambio e contaminazione, non di ascolto passivo. Certo, non è facilissimo mantenere queste caratteristiche da remoto – ma ci proviamo e continueremo a provarci».
Quali saranno gli appuntamenti con la Casa dei Saperi nei prossimi mesi?
«Stiamo lavorando alla valorizzazione e sedimentazione dei contenuti di questi due anni di ricerca e dialogo sulle utopie contemporanee. Nel 2021 avrà inizio un nuovo biennio, con un nuovo tema e nuovi format. In questo momento in cui è così difficile immaginare il futuro, ci sembra utile interrogare il passato più profondo e trovare qualche risposta. Per il momento non diciamo di più, ma a breve racconteremo cosa succederà nella Casa dei Saperi dal prossimo anno».