14 gennaio 2021

Richard Artschwager da Gagosian, Roma: opere 1964-1987. Parla la Direttrice

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Da Gagosian una mostra dedicata a 15 opere di un periodo chiave della sperimentazione di Richard Artschwager: gli anni dal 1964 al 1987. Pepi Marchetti Franchi ci ha raccontato il percorso espositivo

Richard Artschwager, Courtesy Gagosian © 2020 Richard Artschwager/Artists Rights Society (ARS), New York Foto: Ann Artschwager (part.)

A Roma negli spazi della galleria Gagosian, da oggi, 14 gennaio, la mostra “Richard Artschwager” (1923, Washington, DC – 2013, Albany, New York), che attraverso 15 opere indaga un periodo chiave della sperimentazione dei materiali dell’artista: l’inizio degli anni Sessante e la seconda metà degli anni Ottanta.

«Nel 1962 l’artista inizia a utilizzare la Formica, un materiale radicalmente anticonvenzionale e di “bassa” qualità, noto all’epoca per essere utilizzato nella realizzazione delle superfici lisce dei banchi. La sua finitura lucida e marmorizzata è riconoscibile negli oggetti di vita quotidiana e presenta al tempo stesso una somiglianza astratta con la pittura espressionista. I primi anni Sessanta segnano anche l’inizio dell’uso sperimentale da parte di Artschwager del Celotex: un materiale molto ruvido, composto da fibre di canna da zucchero compressa, che utilizzava come base per i suoi singolari dipinti in grisaille, nei quali l’originalità del materiale industriale si confonde con le linee disegnate a mano», ha spiegato la galleria.

Pepi Marchetti Franchi, Courtesy Mutina photography by Andy Massaccesi

Intervista a Pepi Marchetti Franchi, Direttrice della sede romana di Gagosian

Come è nata la mostra dedicata alla produzione di Artschwager che va dal 1964 al 1987? Perché la scelta di approfondire questo periodo?

«La mostra dedicata a Richard Artschwager, che presentiamo a partire dal 14 gennaio e sino all’11 marzo 2021, segue l’importante antologica – la prima mai realizzata in Italia – che il Mart di Rovereto ha dedicato alla sua opera nel 2019, con la curatela del grande Germano Celant e in collaborazione con il Guggenheim di Bilbao, portando all’attenzione del pubblico italiano l’importanza  di questo grande Maestro internazionale.
Il progetto espositivo allestito nei nostri spazi romani è in realtà il secondo dedicato all’artista: Gagosian a Roma aveva già presentato nell’autunno del 2012 una selezione di nuovi lavori, incentrati sul tema del pianoforte, in una delle ultime esposizioni realizzate in presenza dell’artista prima della sua scomparsa nel 2013. In questa occasione però abbiamo scelto di concentrarci su un momento particolare della sua produzione, gli anni tra 1964 e 1987, un ventennio molto dinamico, in cui ha dato forma a sperimentazioni formali e concettuali fondamentali per la sua opera». 

Richard Artschwager,
Sliding Door, 1964, Formica su legno e maniglie in metallo
105.7 x 168 x 15.6 cm
© 2020 Richard Artschwager/Artists Rights Society (ARS), New York
Foto: Roland Schmidt
Come sarà articolato il percorso espositivo?

«Il percorso espositivo si compone di 15 opere e si svolge per tutta l’estensione della galleria, dall’ingresso sino all’ovale.
Si parte con una scultura angolare in formica, materiale fondamentale per l’artista,situata all’ingresso a 6 metri di altezza, e si prosegue al primo piano tra la prima sala e l’ovale in un alternarsi di opere  che propongono scenari molteplici, dagli skyline cittadini con grattacieli tratteggiati su Celotex, altro materiale industriale prediletto dall’artista, sino a opere più astratte che giocano con la percezione dell’osservatore».

Richard Artschwager, Double Color Study, 1965, Formica su legno, 41 x 35 x 10.5 cm ognuno © 2020 Richard Artschwager/Artists Rights Society (ARS), New York
Foto: Roland Schmidt
Può suggerirci un paio di opere particolarmente significative da osservare in mostra?

«Sicuramente Sliding Door del 1964, una scultura in formica che anticipa l’ironia tipica del lavoro di Artschwager dove spesso, con una prospettiva duchampiana, oggetti funzionali vengono privati della loro ragione di essere. In questa scultura il soggetto è la riproduzione fedele dell’anta scorrevole di un armadietto che, una volta aperta, rivela l’impossibilita’ di utilizzo dello stesso.
Interior del 1964 utilizza  invece un altro materiale particolarmente amato da Artschwager, un prodotto industriale sintetico, il Celotex, utilizzato come isolante che l’artista trasforma nella tela dei suoi dipinti in grisaille.
Infine, segnalerei un’altra scultura: Corner (1967-1984), posizionata a circa 6 metri di altezza, racconta la singolare attenzione di Artschwager per gli spazi abitualmente dimenticati o non utilizzati».

Quali mostre avete in programma per il 2021? 

«Visti i tempi per scaramanzia preferiamo non parlarne!».

Richard Artschwager, AT&T Building in the Year 2000, 1987, Acrilico su Celotex e cornice d’artista in legno dipinto, 138.7 x 111 x 6.5 cm © 2020 Richard Artschwager/Artists Rights Society (ARS), New York
Foto: Julien Grémaud

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