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Con un opening che si estenderà dalle 15 alle 21, la A+B Gallery di Brescia inaugura oggi, 28 gennaio, “Electro Glide in Blue”, la prima personale di Hermann Bergamelli (1990, Bergamo) in galleria, a cura di Irene Sofia Comi, allestita nella nuova sede di Corsetto Sant’Agata, nel centro storico della città, inaugurata lo scorso giugno. La mostra sarà visitabile fino al 6 marzo.
«Nel corso degli ultimi anni – ha spiegato la galleria – l’artista si è concentrato in modo specifico sui processi produttivi» e in questa personale espone «tre tipologie di opere inedite, in un percorso che ci conduce “davanti a lavori spirituali, meditativi e astratti, eppure legati fatalmente all’espressività materica, tattile e ottica della superficie”», ha spiegato la galleria.
Il titolo della mostra, “Electro Glide in Blue”, ha proseguito la galleria, «sottolinea gli elementi comuni alle tre serie messe a punto dall’artista: Electro inteso come processo, Glide come erranza verso un mutevole orizzonte formale in equilibrio tra caos e ordine, e in Blue quale elemento misterioso appartenente a ogni lavoro».
Intervista a Dario Bonetta, gallerista di A+B Gallery
Come è nata la mostra e come si inserisce nella linea di ricerca di A+B Gallery?
Come si articola il percorso espositivo? E su quali aspetti della ricerca dell’artista si concentra la mostra?
«La mostra presenta per la prima volta tre realizzazioni tipiche di Bergamelli: “stratificazioni”, “compressioni” e le ultime nate nello studio dell’artista “immersioni”. Queste ultime sono protagoniste della prima sala: «Ci troviamo davanti a lavori spirituali, meditativi e astratti, eppure legati fatalmente all’espressività materica, tattile e ottica della superficie, composta grazie a un processo al tempo stesso manuale e meccanico», scrive Irene Sofia Comi, che cura la mostra e collabora con l’artista da tempo.
Per quanto riguarda la seconda sala si caratterizza per un trittico di “stratificazioni” dal carattere monumentale: «l’artista cuce una fitta rete di filo nascosto, che contiene le singole fettuccine di tessuto accostate, creando un movimento sinuoso e scomposto, ricco di effetti di pieno e vuoto, esplorando il limite tra la profondità pittorica e la matericità scultorea».
Le compressioni (morsa da banco e tessuto) sono installate nello spazio delle due sale al fine di rimarcare una linea d’orizzonte che unifica le due sale a esplicitare la coerenza della sua ricerca».
Puoi ricordarci, in estrema sintesi, i cardini della ricerca di Bergamelli?
«Userei nuovamente le efficaci parole del testo che accompagna la mostra: «Le opere di Bergamelli restituiscono una condizione umana incerta, in un equilibrio sintattico precario, collocato tra ritualità caotica e ordine lineare. Una pratica artistica che si riversa in un corpo a corpo con il lavoro in fieri, che diventa testimonianza e sintesi di un processo empirico e fisiologico. L’azione ripetitiva del cucito a macchina si ripresenta nella fase di tintura dei tessuti da tappezzeria, attraverso l’immersione delle pezze in additivi coloranti o pigmenti di derivazione naturale, come spezie, fiori e piante, fissati poi con l’azione dell’aceto e del sale.
La combinazione di queste operazioni dà vita a opere totalizzanti, frutto di un agire quotidiano e organico che si formalizza in tre soluzioni, ciascuna con un grado di profondità differente, dato dal colore, dal filo da cucito e dalla fibra del tessuto».
Quali sono le prossime iniziative della galleria in programma?
«La decisione è quella di proseguire senza interruzione nella produzione di mostre e quindi di continuare a stimolare la ricerca degli artisti con il continuo dialogo con la galleria. Per questo motivo, il programma è già fissato, con anche novità di rilievo: a marzo inaugura Simon Laureyns, con una nuova tipologia di lavori, proseguo dell’ultima mostra, a maggio invece Marco La Rosa, con una mostra di installazioni, sculture e neon sul tema di Odisseo, e giungo invece Nazzarena Poli Maramotti, con i temi a lei cari interpretati in modo inedito. A settembre invece la prima di Marco Neri, con un progetto di mostra che prevede la produzione ex novo di soggetti, nati dalla riflessione sulle architetture. Poi ci sono altre mostre da seguire fuori dalla galleria, come la personale di Davide Mancini Zanchi al Centro Arti Visive Pescheria a Pesaro e la personale di Michele Lombardelli al MA*GA di Gallarate grazie alla selezione a Level 0 di ArtVerona».