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Benedetto Pietromarchi – [adapt].
Francesca Antonini Arte Contemporanea è lieta di presentare la prima personale in galleria di Benedetto Pietromarchi, dal titolo [adapt]. La mostra raccoglie una selezione di sette opere inedite in terracotta e materiali vari, realizzate appositamente per gli spazi della galleria, ed è introdotta da
Comunicato stampa
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Francesca Antonini Arte Contemporanea è lieta di presentare la prima personale in galleria di Benedetto Pietromarchi, dal titolo [adapt]. La mostra raccoglie una selezione di sette opere inedite in terracotta e materiali vari, realizzate appositamente per gli spazi della galleria, ed è introdotta da un testo di Ilaria Gianni.
[adapt]. si presenta come un progetto coerente ma organico, che manifesta l’approccio multidisciplinare e la moltitudine di spunti che nutrono la ricerca di Pietromarchi. Saldamente ancorato alla terra — quella che in senso pratico raccoglie e raffina personalmente per plasmare le sue ceramiche — e al territorio — la Maremma, che per lui, spostatosi in Europa tra Londra, Carrara e Berlino, è sempre stata casa e punto fermo — il suo lavoro si distingue per qualità tecnica ed eleganza della composizione. Mentre l’argilla è al contempo elemento plastico del modellato e simbolo di un legame viscerale tra il corpo dell’opera e quello dell’artista, la formazione architettonica gli garantisce un’impostazione sapiente delle strutture, che possono raggiungere dimensioni installative importanti e collocarsi misuratamente nello spazio per le quali sono ideate.
In questa occasione Pietromarchi ha trattato materiali e ‘reperti’ provenienti dai dintorni del suo studio maremmano: radici di ulivo, argilla, fogliame e scarti della lavorazione del ferro provenienti dall’antica ferriera di Capalbio, che tra il Quattrocento e la fine dell’Ottocento è stata attiva nella lavorazione del ferro proveniente dall’isola d’Elba. Le terrecotte sono poi plasmate per dare corpo a un bestiario multiforme e variopinto: alcuni volatili di specie ibride, le cui piume degradano, a uno sguardo più attento, in foglie e nervature vegetali, sono appollaiati sui loro nidi o si affacciano dalle pareti della galleria, quasi a perlustrare lo spazio. La loro livrea si accende in un caleidoscopio di tinte o, al contrario, risplende di un biancore niveo, per potersi collocare in ecosistemi estremamente variabili, reali o immaginari, terrestri o extraterrestri. Tra gli uccelli e il loro habitat sembra così stabilirsi una relazione simbiotica, in cui le forme animali si adattano a quelle vegetali, compenetrandosi e fondendosi le une nelle altre senza soluzione di continuità. Nel lavoro di Pietromarchi le variabili del mondo minerale, animale e vegetale si intrecciano e a volte scambiano di ruolo, così come in natura gli elementi sono liberi di ri-combinarsi per adeguarsi a diversi contesti e necessità evolutive. Su alcuni dei temi fondamentali del dibattito scientifico e culturale dei nostri giorni — come la rigenerazione ecologica, l’adattabilità delle specie in ecosistemi in evoluzione, l’intelligenza delle piante, la resilienza dei biosistemi in crisi — si sviluppa dunque la ricerca di Pietromarchi, per tradursi, in [adapt]., in forme scultoree di qualità ed equilibrio classici.
Nato a Roma nel 1972, dove vive e lavora. É diplomato in scultura all’Accademia delle Belle Arti di Carrara e ha studiato Architettura alla Architectural Association School of Architecture di Londra. Del 2020 la personale Radici presso il Museo Carlo Bilotti di Roma, nell’ambito del programma Back to Nature a cura di Costantino D’Orazio. Ha ideato nel 2017 il progetto di residenze d’artista Treeline a Capalbio, che ogni due anni ospita artisti internazionali sul territorio e partecipato nel 2019 alla collettiva Hypermaremma. Nel 2018 partecipa a Foresta Urbana a Palazzo Riso (Palermo), a cura di Paolo Falcone, in occasione di ‘Palermo Capitale della Cultura’. Tra le mostre personali all’estero si segnalano Guardians, presentata alla Josh Lilley Gallery di Londra nel 2020, e Heaven on Mars alla Galeria Christopher Paschall di Bogotà (Colombia), 2014.
[adapt]. si presenta come un progetto coerente ma organico, che manifesta l’approccio multidisciplinare e la moltitudine di spunti che nutrono la ricerca di Pietromarchi. Saldamente ancorato alla terra — quella che in senso pratico raccoglie e raffina personalmente per plasmare le sue ceramiche — e al territorio — la Maremma, che per lui, spostatosi in Europa tra Londra, Carrara e Berlino, è sempre stata casa e punto fermo — il suo lavoro si distingue per qualità tecnica ed eleganza della composizione. Mentre l’argilla è al contempo elemento plastico del modellato e simbolo di un legame viscerale tra il corpo dell’opera e quello dell’artista, la formazione architettonica gli garantisce un’impostazione sapiente delle strutture, che possono raggiungere dimensioni installative importanti e collocarsi misuratamente nello spazio per le quali sono ideate.
In questa occasione Pietromarchi ha trattato materiali e ‘reperti’ provenienti dai dintorni del suo studio maremmano: radici di ulivo, argilla, fogliame e scarti della lavorazione del ferro provenienti dall’antica ferriera di Capalbio, che tra il Quattrocento e la fine dell’Ottocento è stata attiva nella lavorazione del ferro proveniente dall’isola d’Elba. Le terrecotte sono poi plasmate per dare corpo a un bestiario multiforme e variopinto: alcuni volatili di specie ibride, le cui piume degradano, a uno sguardo più attento, in foglie e nervature vegetali, sono appollaiati sui loro nidi o si affacciano dalle pareti della galleria, quasi a perlustrare lo spazio. La loro livrea si accende in un caleidoscopio di tinte o, al contrario, risplende di un biancore niveo, per potersi collocare in ecosistemi estremamente variabili, reali o immaginari, terrestri o extraterrestri. Tra gli uccelli e il loro habitat sembra così stabilirsi una relazione simbiotica, in cui le forme animali si adattano a quelle vegetali, compenetrandosi e fondendosi le une nelle altre senza soluzione di continuità. Nel lavoro di Pietromarchi le variabili del mondo minerale, animale e vegetale si intrecciano e a volte scambiano di ruolo, così come in natura gli elementi sono liberi di ri-combinarsi per adeguarsi a diversi contesti e necessità evolutive. Su alcuni dei temi fondamentali del dibattito scientifico e culturale dei nostri giorni — come la rigenerazione ecologica, l’adattabilità delle specie in ecosistemi in evoluzione, l’intelligenza delle piante, la resilienza dei biosistemi in crisi — si sviluppa dunque la ricerca di Pietromarchi, per tradursi, in [adapt]., in forme scultoree di qualità ed equilibrio classici.
Nato a Roma nel 1972, dove vive e lavora. É diplomato in scultura all’Accademia delle Belle Arti di Carrara e ha studiato Architettura alla Architectural Association School of Architecture di Londra. Del 2020 la personale Radici presso il Museo Carlo Bilotti di Roma, nell’ambito del programma Back to Nature a cura di Costantino D’Orazio. Ha ideato nel 2017 il progetto di residenze d’artista Treeline a Capalbio, che ogni due anni ospita artisti internazionali sul territorio e partecipato nel 2019 alla collettiva Hypermaremma. Nel 2018 partecipa a Foresta Urbana a Palazzo Riso (Palermo), a cura di Paolo Falcone, in occasione di ‘Palermo Capitale della Cultura’. Tra le mostre personali all’estero si segnalano Guardians, presentata alla Josh Lilley Gallery di Londra nel 2020, e Heaven on Mars alla Galeria Christopher Paschall di Bogotà (Colombia), 2014.
18
febbraio 2021
Benedetto Pietromarchi – [adapt].
Dal 18 febbraio al 02 aprile 2021
arte contemporanea
Location
FAAC – FRANCESCA ANTONINI ARTE CONTEMPORANEA
Roma, Via Di Capo Le Case, 4, (Roma)
Roma, Via Di Capo Le Case, 4, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 12-19, sabato 10.30-13.30
Vernissage
18 Febbraio 2021, 12-19
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico