27 febbraio 2021

La Valle Sacra degli Inca in pericolo per la costruzione di un nuovo aeroporto

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In Perù, la Valle Sacra degli Inca è in pericolo a causa della costruzione di un nuovo aeroporto nella regione di Chinchero: l'appello del WMF - World Monuments Fund al governo

La Urubamba River Vallery - nella regione interessata dal progetto aereoportuale che minaccia uno dei siti archeologici più interessanti del mondo. Courtesy Britannica.

La costruzione di un nuovo aeroporto nella regione di Chinchero, nei pressi della Valle Sacra degli Inca, ha spinto il WMF – World Monuments Fund – organizzazione no profit fondata nel 1965 e dedicata alla salvaguardia dei beni culturali, architettonici e paesaggistici in tutto il mondo – a chiedere al governo peruviano di sospendere i lavori.

La Valle Sacra degli Inca, anche conosciuta come Urubamba River Valley, è molto vicina a Chinchero, uno dei sette distretti della provincia di Urubamba. Proprio questo luogo non solo è la dimora di molte culture indigene ma conserva anche alcune rovine Inca risalenti al XV secolo. Fra queste, anche le proprietà reali dell’imperatore Topa Inca Yupanqui. Il timore del WMF, nel caso iniziassero i lavori per l’aeroporto, è quello di danni irreparabili alla Valle Sacra. La richiesta dell’organizzazione è quella di una valutazione di rischio per i siti archeologici interessati, includendo anche le zone di Ollantaytambo, Moray e Maras.

Il progetto “maledetto” dell’aeroporto di Chinchero

Le ragioni del nuovo progetto fanno leva sul bisogno di un nuovo aeroporto vicino alla città di Chinchero, a sud-est di Cuzco, per incoraggiare il turismo nella regione. La genesi di questo progetto, tuttavia, è già di qualche anno fa e risale al 1980, quando un importante senatore e propietario terriero di Cuzco convinse l’allora presidente Fernando Belaúnde della necessità di un aereoporto nella zona. Scampato a un incidente aereo durante un volo di perlustrazione nel 1981, Belaúnde abbandonò l’idea che, però, rimase nel cassetto ed è stata quindi ripresa da Martìn Vizcarra, presidente del Perù dal 2018 al 2020, che ha incoraggiato il progetto, folle anche vista l’altitudine, di circa 3760 metri.

Le preoccupazioni del WMF e la questione familiare

La richiesta del WMF di fermare il progetto arriva dopo un recente annuncio del Ministro del Trasporto e della Comunicazione peruviano che conferma tutti i piani già presi, inclusa la rimozione di terra dal sito interessati dal cantiere, prevista per questo mese.

«Questo progetto danneggerebbe irreparabilmente il fulcro della civilizzazione Inca», ha dichiarato Sonia Goldenberg, giornalista peruviana al New York Times.  «Essendo un sito archeologico antico e ricco di flora e fauna, il progetto porterebbe rumori, traffico, inquinamento e urbanizazzione fuori controllo», ha concluso la giornalista.

Le preoccupazioni del WMF derivano acnhe da un’altra questione: parte dei terreni interessati dal progetto sono stati infatti acquistati da tre ayllus (clan familiari) di Chinchero. Gli Yanacona, gli Ayllpondo e i Rachchi hanno messo in moto quest’operazione in un accordo che ha precluso alle popolazioni indigene di far parte della discussione. Dall’altra parte, però, il governo regionale ha messo in chiaro che Chinchero non può essere considerata una città indigena per la sua prossimità alla città di Cuzco.

Nel 2019, Salvemos Chinchero, un gruppo impegnato nel salvataggio del sito, ha lanciato una petizione su Change.org che ha raccolto oltre 100mila firme a oggi, inclusa quella di Ulla Holmquist, ex-ministra della cultura peruviana. «Non vogliamo negare che Cuzco, meta turistica e motore di crescita del Paese, meriti di avere un aeroporto più adatto. Fortunatamente, la regione offre altre aree ideali per un’edilizia efficiente e moderna, in grado di soddisfare una maggiore richiesta di visitatori. Abbandonare questo progetto che porta tanti conflitti e cercare valide alternative rappresenterebbe una minima perdita per lo Stato, rispetto alla gravità della distruzione di un patrimonio universale», si legge nella petizione.

Il governo locale di Cuzco, però, difende il progetto, sottolineando che potrebbe sviluppare una strategia promozionale sul lungo termine. Il turismo e altre attività economiche sarebbero infatti messi in primo piano, aiutando l’economia regionale. A discapito della salvaguardia di un tesoro mondiale.

E dire che, per salvaguardare il patrimonio archeologico del Perù, è stato costruito anche un nuovo museo, il MUNA – Museo Nacional de Arqueología, a ridosso del santuario di Pachacámac, al chilometro 31 della vecchia Panamericana Sud, una quarantina di chilometri da Lima, in uno dei luoghi più sacri per gli antichi peruviani. Di prossima apertura, il museo ospiterà circa 500mila pezzi di storia preispanica.

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