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In studio #2: intervista a Silvia Giambrone
Arte contemporanea
Silvia Giambrone con differenti linguaggi, che spaziano dalla performance al video, dalla scultura all’installazione, al suono, indaga sui temi dell’addomesticamento e i rapporti di potere, soprattutto nella sfera privata e intima.
Dove e come era il tuo primo studio? E da quanto tempo sei in quello attuale?
«Il mio primo studio, primo in assoluto, è stato in residenza all’ISCP – International Studio & Curatorial Program di New York; prima, a roma, non ne avevo sentito l’esigenza, riuscivo a fare tutto in casa e, comunque, non avevo i soldi per potermelo permettere. Poi, tornata da New York, non potevo più rinunciarci. Allora, ne ho preso uno in condivisione nel quartiere Pigneto, poco distante da quello che ho adesso.
Quello di New York era molto bello, ad east Williamsburg, molto caratteristico, molto Brooklyn style, con un bellissimo parquet, grande, pieno di luce, con grandi finestre che davano su capannoni industriali con insegne enormi, e su Wind Tunnels, dove circolavano grandi trucks che rendevano il panorama sempre in movimento e molto affascinante.
Il primo studio a Roma, invece, era bello ma molto umido e le opere e la salute ci soffrivano un po’, ma è un posto che ho amato molto e vissuto molto, ci abbiamo fatto eventi, molte feste. Era un posto vivo. Da circa un anno mi sono trasferita in un nuovo studio, sempre nella stessa zona.»
Cosa rappresenta per te lo studio?
«Credo che lo studio per me sia un po’ quello che Virginia Woolf chiamava “la stanza tutta per sé”, quella dove ho l’opportunità di riprendere le misure del mondo e di me stessa. È un luogo dove amo rimettere al mondo il mondo, come direbbe Boetti, ma anche dove ospitare gli altr. Infatti, il mio studio attuale, è molto accogliente. È uno spazio di rinegoziazione simbolica e poetica dell’incontro con l’altro da cui, sia io che l’altro, usciamo trasformati in modo quasi ‘sartoriale’.»
Biografia:
Silvia Giambrone, nata ad Agrigento (1981), nel 1999 si è trasferita a roma nel 1999 e, dal 2017, vive e lavora tra Roma e Londra. È ambasciatore per Kaunas.
Potete trovare tutte le tappe tramite l’hashtag #levisitedellatrincia