23 marzo 2021

Uno sguardo sull’arte emergente italiana: intervista a Ilaria Gianni

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“Domani Qui Oggi” è il principale evento collaterale della Quadriennale d’arte 2020, una mostra che offre uno sguardo sull’arte emergente italiana, per dare spazio alle voci creative del futuro

Domani Qui Oggi mostra

In seguito al passaggio della Regione Lazio in zona rossa, le mostre “Quadriennale d’arte 2020 FUORI” e “Domani Qui Oggi” al Palazzo delle Esposizioni sono momentaneamente sospese. In questa pausa, che ci auguriamo volga al termine quanto prima, approfittiamo per approfondire il progetto “DOMANI QUI OGGI”, nella Sala fontana di Palazzo delle Esposizioni di Roma. La mostra presenta il lavoro dei dieci artisti emergenti provenienti dalle Accademie di Belle Arti selezionati nell’ambito del Premio AccadeMibact, una vera e propria ricognizione della giovane arte italiana. Ne parliamo con la curatrice, Ilaria Gianni.

Alessandro Fogo, In principio fu la cicogna che perì nel calore degli astri celesti nel tentativo di portare il piccolo di Dio nell’altissimo, 2020 Legno 600 x 250 x 230 cm; olio su lino 200 x 175 cm; olio su lino 40 x 50 cm; ceramica smaltata 60 x 30 x 30 cm ©Paolo Darra

Domani Qui Oggi: intervista a Ilaria Gianni

Cosa si propone la mostra “DOMANI QUI OGGI”?

«Il progetto AccadeMibact intende gettare una luce sulla qualità degli artisti italiani provenienti dalle Accademie nazionali e offrire, per la prima volta, uno spazio-palestra istituzionale a un gruppo di artisti che, per l’occasione, si sono confrontati con un budget di produzione, un curatore, uno spazio espositivo come Il Palazzo delle Esposizioni e un contesto come quello di Q2020».

Con quali criteri e da chi sono stati selezionati gli artisti in mostra?

«I dieci artisti in mostra sono stati selezionati tra ottantanove candidati proposti da trentatré Accademie (pubbliche e private) di tutta Italia da una giuria di esperti composta da Cecilia Canziani (curatrice indipendente e critica d’arte), Frida Carazzato (assistente curatoriale, Museion, Bolzano), Luigi Fassi (direttore artistico del MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro), Saverio Verini (curatore indipendente e critico d’arte) e la sottoscritta. Oltre ai criteri di valutazione indicati nel bando e nel Regolamento del Premio AccadeMibact, quali la rilevanza della ricerca artistica, l’originalità della formalizzazione delle opere, il percorso curriculare, abbiamo cercato di restituire una panoramica “geografica” del Paese. Sono stati scelti dieci artisti provenienti da Accademie del Nord, Centro e Sud Italia, cinque donne e cinque uomini, tutte/i con un solido approccio di ricerca e studio».

Alessia Lastella, Migrazione 41.868558, 12.473063, 2020
Aghi di pino, video digitale, dimensioni variabili
©Paolo Darra

Quali sono le tematiche e i linguaggi più ricorrenti scelti dagli artisti?

«La sfida di curare la mostra è stata proprio cercare di costruire una narrazione attorno a poetiche così diverse da un punto di vista formale e concettuale. Ogni lavoro è frutto di uno studio e di un percorso molto personale. Ciò che accomuna gli artisti coinvolti in “Domani Qui Oggi”, è l’interesse a restituire l’apparentemente familiare in orizzonti fuori dal comune, rivelando territori inesplorati dove non esistono rette vie. Ogni lavoro in “Domani Qui Oggi” mette in discussione i codici su cui viaggia la nostra conoscenza, su cui si basano le nostre relazioni, nel tentativo di inventare un’iconografia del contemporaneo e dar forma a un’estetica per il Domani. La mostra accoglie lavori che operano una riflessione sulla tradizione popolare o mitologica reinventandone le strutture fondanti, altri che invece intraprendono un dialogo con la Storia, con le sue ombre passeggere o più ingombranti; opere che mettono in funzione i nostri meccanismi percettivi e sensoriali anche più profondi, permettendo di ripensare l’ambiente che ci circonda, o che agiscono su zone della memoria capaci di scatenare un immaginario dimenticato.

Seguendo percorsi diversi che tracciano percorsi verso nuovi mondi, tutte le opere in mostra ci rammentano come l’arte sia in grado di issare stupefacenti ponti simbolici nel tentativo di superare le fratture e aprire a nuove percezioni, dispiegando un ritratto sfaccettato del contemporaneo».

Alice Visentin, 50 People That I Know, 2019/2020
Olio su lino 200 x 250 cm (x 4)
©Paolo Darra

Cosa ti ha più colpito dei progetti presentati?

«In un momento di cui poteva facilmente prendere il sopravvento uno sguardo distopico dell’immaginario (abbiamo lavorato in pieno lockdown 2020), mi sono trovata a osservare una nuova generazione di artisti che ha preferito reagire senza battere ciglio, mettendo in campo una sommossa dell’immaginario, proponendo rappresentazioni fatte di studio e riscoperte, di rispetto e cura, di resistenza e innovazione, di memorie e visioni, di nuovo miti e nuovi riti. Domani Qui Oggi raccoglie questo approccio portando in scena il lavoro di un gruppo di artisti con lo sguardo rivolto verso il quotidiano, che osservano la storia, decodificano il mito, scavano nell’intimità del presente e mettono in discussione la coscienza individuale e collettiva, traducendo e configurando un racconto che porta oltre il visibile. Dieci singole poetiche unite da una comune attitudine che intende presentarsi come una chiara modalità di ragionare e di sentire in relazione a un momento. Francesco Alberico, Alessandro Fogo, Roberta Folliero, Alessia Lastella, Lorenzo Lunghi, Jacopo Martinotti, Giulia Poppi, Luisa Turuani, Alice Visentin e Marco Vitale affrontano il presente come una lezione da studiare, il passato come una da elaborare e hanno ben chiaro che il futuro è nelle loro mani qui, oggi e domani. Questo è l’insegnamento più importante che mi hanno trasmesso».

Domani Qui Oggi mostra
Francesco Alberico_1, Una questione di fiducia, 2020
PLA vergine, 84 x 51 x 47 cm
©Paolo Darra

La mostra “DOMANI QUI OGGI” pone l’accento su due ambiti importanti del sistema dell’arte: quello della formazione accademica e quello della ricerca emergente italiana. Partiamo dalla prima. In qualità di curatrice impegnata nel lavoro anche con i giovani artisti italiani, quali sono a tuo avviso i punti di forza e quali i punti deboli della formazione che ricevono dalle accademie di belle arti?

«È una domanda complessa. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un’evidente evoluzione dell’offerta formativa nell’ambito delle arti visive in Italia. Gli istituti di alta formazione svolgono senza dubbio un lavoro fondamentale per le nuove generazioni di artisti, e il settore andrebbe stimolato e coinvolto sempre di più dal sistema dell’arte istituzionale pubblico e privato per preparare gli studenti ad affacciarsi nel mondo dell’arte e capirne le dinamiche.

La differenza tra le varie proposte formative delle Accademie è certamente riflessa nei percorsi dei singoli artisti. Alcune scuole applicano una metodologia più tradizionale, altre propongono un’offerta formativa più aggiornata e specifica che determina l’alta qualità di alcune ricerche nel panorama emergente artistico nazionale.

Ciò che appare piuttosto evidente è che, proprio questo aggiornamento della metodologia didattica, insieme alla cura dei professori coinvolti, sta rendendo i giovanissimi artisti più consapevoli della loro posizione e delle proprie responsabilità da futuri attori di un settore in continua trasformazione. Gli artisti uscenti da quelle Accademie che hanno messo in pratica un rinnovamento della loro pratica di insegnamento, sembrano rispondere alle dinamiche del presente attraverso la costruzione di un linguaggio indipendente in grado di tradurre formalmente le urgenze del nostro contemporaneo.

Quello che invece ancora manca, è pensare alle Accademie non solo come a luoghi di formazione, ma anche come a palestre per affinare e sperimentare limiti e potenzialità dell’azione creativa, sia a livello singolo che collettivo, magari anche in collaborazione e con il sostegno delle istituzioni, come accennavo precedentemente. Mettersi in gioco e capire come relazionarsi con un contesto espositivo in tutte le sue complessità. È proprio questo lo spazio nel quale si è affacciato il Premio AccadeMibact».

Giulia Poppi, Passagatto, 2020
Cartongesso, gattaiola e motorino temporizzato, dimensioni ambientali
©Paolo Darra

Gli artisti italiani emergenti protagonisti di questo progetto espositivo rappresentano una delle categorie più colpite dall’attuale pandemia. Quali sarebbero a tuo avviso le misure più concrete da destinare al loro sostegno?

«Ho notato una grande spirito collaborativo da parte della nuova generazione di artisti che hanno capito che il dialogo, il supporto reciproco e l’auto-organizzazione possono essere gli strumenti migliori per rafforzare i propri percorsi.

Credo sia fondamentale un’attività di ricerca sul campo da parte di curatori, galleristi, istituzioni, che dovrebbero (ri)entrare negli studi degli artisti. Sono poi certamente importanti tutte le tipologie di supporto da parte del settore pubblico e di quello privato: dai bandi pubblici ai premi di acquisizione, dai concorsi a tema alle borse riservate alle residenze e ai momenti di studio e esposizione. A dire il vero, rispetto a un passato anche recente, noto un’attenzione maggiore verso il sostegno alle arti visive emergenti. L’importante è costruire una comunità dell’arte in Italia che si supporti a vicenda e creda in se stessa».

Jacopo Martinotti, Anno X, 2020
Film in pellicola 16mm, b/n, 8’57’’
©Paolo Darra

Uno dei punti deboli della giovane ricerca artistica italiana è quella di avere scarsa visibilità internazionale rispetto alla giovane ricerca condotta in molti altri Paesi, a partire da quelli europei. Quali sarebbero a tuo avviso le strategie da implementare al riguardo? 

«Il mio pensiero è che sia necessario innanzitutto lavorare sul territorio, insieme, a partire proprio dalle Accademie. I curatori, le gallerie, le riviste, gli spazi espositivi dovrebbero essere i primi a mettere in campo le proprie risorse. Dovremmo essere noi a costruire le iniziali occasioni di visibilità e ascolto delle ricerche degli artisti emergenti. È fondamentale affrontare un percorso di crescita condivisa che possa essere in grado di affacciarsi sulla scena internazionale con forza. La mia principale idea è quindi che sia necessario fare gruppo.

Sicuramente servono iniziative come Q-International, il programma della Quadriennale di Roma sotto la direzione artistica di Sara Cosulich Canarutto, volto ad accrescere la visibilità degli artisti italiani fuori dai confini nazionali, o Italian Council, il bando internazionale promosso dalla DGCC a supporto della creatività contemporanea italiana, impegnato sul fronte della promozione della ricerca artistica, critica e curatoriale italiane (non tralasciamo le difficoltà dei curatori e i critici) all’estero. Più programmi di questo genere volti al sostegno della scena artistica emergente sono certamente desiderabili. Detto questo, a mio avviso anche il lavoro di relazione (senza grandi budget a disposizione), come quello svolto da Castro a Roma, è fondamentale per creare momenti di scambio e “alleanza” tra soggetti provenienti da posizioni geografiche diverse.

Se ci assumiamo tutti un certo grado di responsabilità, attivandoci con le risorse a nostra disposizione, sono certa che la qualità dell’arte emergente italiana giungerà sotto gli occhi del mondo».

Lorenzo Lunghi, I Sensibili, 2020
Ceramica raku, alluminio, pannelli LED, Raspberry Pi, dimensioni variabili
Testo del racconto scritto da Elia Fidanza e Lorenzo Lunghi
©Paolo Darra
Luisa Turuani, I would prefer not to, 2020
Gesso su parete nera, proiezione video in bianco e nero, dimensioni ambientali
©Paolo Darra
Marco Vitale, La libellula, 2020
Gesso su vernice, 300 x 300 cm, performance, durata variabili
©Paolo Darra
Roberta Folliero, Battaglia di cuscini, 2020
Bracci meccanici, cuscini, dimensioni variabili
©Paolo Darra

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