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È stata abolita la censura cinematografica in Italia: al suo posto una Commissione
Cinema
274 italiani, 130 americani e 321 provenienti da altri Paesi. Sono i film sottoposti al veto della censura cinematografica, dal 1944 ai giorni nostri. Ma, da oggi, la storia cambierà: «Abolita la censura cinematografica, definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti». Ad annunciarlo, il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, commentando la firma del decreto che istituisce la nuova Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche, che ricadrà sotto l’egida della Direzione Generarle Cinema del MIC e avrà il compito di verificare la corretta classificazione delle opere cinematografiche da parte degli operatori.
La nuova commissione di classificazione
La neonata commissione è presieduta dal Presidente emerito del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno, ed è composta da 49 membri, scelti tra esperti di comprovata professionalità e competenza nel settore cinematografico e negli aspetti pedagogico-educativi connessi alla tutela dei minori o nella comunicazione sociale, nonché designati dalle associazioni dei genitori e dalle associazioni per la protezione degli animali. Ogni commissione avrà durata di tre anni.
Ai sensi della Legge Cinema, il decreto introduce quindi un sistema di classificazione, superando definitivamente la possibilità di censurare totalmente o in parte le opere cinematografiche. Non è più previsto il divieto assoluto di uscita in sala né di uscita condizionata a tagli o modifiche. Dal 1944 a oggi, infatti, ben 10092 sono stati i lungometraggi ammessi alla distribuzione pubblica solo dopo modifiche.
A essere maggiormente tutelati, nel sistema di classificazione, sono ovviamente i minori, con particolare riguardo alla sensibilità e allo sviluppo della personalità propri di ciascuna fascia d’età e al rispetto della dignità umana. I film saranno quindi classificabili in base al pubblico di destinazione e divisi in opere per tutti, opere non adatte ai minori di anni 6, opere vietate ai minori di anni 14 ma visibili a 12 anni compiuti e alla presenza di un genitore e, infine, opere vietate ai minori di anni 18 ma visibili a 16 anni compiuti e alla presenza di un genitore.
La storia della censura cinematografica in Italia, in una mostra online
In Italia, la storia della censura cinematografica inizia ufficialmente nel 1913, precisamente il 25 giugno, con la legge 785, che introduceva la possibilità di impedire la rappresentazione di spettacoli osceni o impressionanti o contrari alla decenza, al decoro, all’ordine pubblico, al prestigio delle istituzioni e delle autorità. Il potere di intervento era delegato al Ministero dell’Interno e a rilasciare il nulla osta per la proiezione era un revisore. Nel 1920 fu istituita la prima vera commissione, composta da due funzionari di pubblica sicurezza, un magistrato, un educatore o un rappresentante di associazioni umanitarie, una madre di famiglia, un esperto di arte o di letteratura e un pubblicista. Durante la dittatura fascista, la Commissione fu trasferita dal Ministero degli Interni al Ministero della Cultura Popolare.
Negli anni del Dopoguerra, le leggi sulla censura cinematografica rimasero sostanzialmente invariate, nonostante l’articolo 21 della Costituzione sulla libertà di stampa e di tutte le forme di espressione. Nel 1962 fu quindi approvata una nuova legge in materia di Revisione dei film e dei lavori teatrali, rimasta in vigore fino al 2021.
Tra le maglie della censura italiana sono quindi finiti titoli come Ultimo Tango a Parigi, di Bernardo Bertolucci, e La Ricotta, di Pier Paolo Pasolini, ma anche La spiaggia di Alberto Lattuada, La dolce vita di Federico Fellini e Totò e Carolina di Mario Monicelli. Insomma, una storia lunga e che non si deve affatto dimenticare. A ricordarla, una mostra permanente, visitabile online su cinecensura.com, promossa dalla Direzione Generale Cinema del MIC e realizzata dalla Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia e dalla Cineteca Nazionale. In esposizione, i materiali relativi a 300 lungometraggi e a 80 cinegiornali, ma anche 100 tra pubblicità e cortometraggi, 28 manifesti censurati e filmati di tagli. Quattro le sezioni, riferite agli ambiti più sensibili: Religione, Politica, Sesso, Violenza. Significativo, in questo senso, l’avviso che si visualizza ad apertura della mostra: “Questo sito contiene materiale per adulti che potrebbe risultare offensivo o illegale”.