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Nobuyoshi Araki arriva a Catania con 1000 polaroid
Fotografia
Sarà inaugurato il prossimo 7 maggio Suite of Love, il nuovo progetto espositivo dedicato al grande artista giapponese Nobuyoshi Araki, il primo nel sud Italia, commissionato dalla Fondazione OELLE e ospitato ad Aci Castello, al Four Points by Sheraton Catania.
Abbiamo intervistato Ornella Laneri, presidente della Fondazione Oelle MEditerraneo antico e Filippo Maggia curatore della mostra, per saperne di più riguardo a questo ambizioso progetto.
Nobuyoshi Araki – Suite of Love è ambientata in una camera d’albergo, come nasce questa idea così intima di allestimento?
«Per definizione, la mission di chi fa accoglienza comprende l’obiettivo dell’intimità del viaggiatore: ho trovato, quindi, naturale immaginare la nostra one-o-one -suite realizzata per ospitare gli artisti che scelgono Fondazione OELLE e la Sicilia per le loro residenze- come una sorta di cocoon, un guscio che per 40 giorni si trasformerà in the Suite of Love, come il maestro stesso l’ha rinominata. La suite/gallery, appositamente ridisegnata per ospitare 1000 polaroid ed altre opere selezionate dal curatore Filippo Maggia, potrà essere fruita in diverse modalità: come galleria della Fondazione, con visite guidate, o come camera del Four Points Catania in un’esperienza forte e unica.»
1.000 polaroid in una sola stanza, quale è la scelta dietro questa forma di allestimento?
«Non sono solo 1.000 polaroid in una stanza: con loro l’intera serie intitolata Karuizawa lover’s suicide, del 1996, sicuramente uno dei romanzi per immagini più celebri di Araki e credo anche uno dei lavori che meglio esprimono la sua poetica. Venti ritratti in bianco e nero che raccontano l’amore vissuto fino in fondo, consumato e celebrato come un rito unico e irripetibile, sino al sacrificio finale. Troviamo poi altre 27 fotografie in bianco e nero appartenenti alla raccolta Tokyo Comedy, del 1997, una fra le tante serie ambientate a Tokyo dove compaiono molti degli elementi caratteristici della fotografia di Araki: i cieli della metropoli giapponese, il gatto Ciro, la terrazza che ha fatto da fondale di tante sue immagini, il bondage e le modelle, gli animaletti preistorici alter ego dell’artista, la città che si propone come un ventre materno. E, ancora, non potevano mancare i fiori, immortalati nel momento di massimo splendore, un attimo prima dell’inevitabile decadimento: perché questo è ciò che Araki vuole restituirci con la sua fotografia. Un’idea di bellezza suprema che ora, negli ultimi lavori di Araki Paradise, è velata di melanconia e forse anche un po’ di consapevole disillusione, come fossero un riassunto per immagini di una vita vissuta con irrinunciabile intensità, sempre. Ecco cosa contiene la Suite of Love di Araki: d’accordo con l’artista abbiamo scelto opere in gran parte riferite agli anni novanta (le 1.000 polaroid vanno dagli anni novanta ai primi duemila), quando le camere d’albergo e dei ryokan erano le location preferite del fotografo giapponese, luogo per eccellenza dove consumare l’amore.»
In Suite of Love, il corpo femminile è raccontato in una successione di scatti come una sorta di fotoromanzo. Quanto è importante la donna nella produzione di Nobuyoshi Araki?
«Più volte Nobuyoshi Araki ha dichiarato come l’universo femminile sia al centro del suo lavoro. E per quanto possa apparire discutibile, scorrendo la sua impressionante produzione che conta ad oggi più di 500 libri pubblicati, il rispetto per la donna è alla base di tutto la sua opera. Vedendolo lavorare, come più volte mi è successo negli oltre venti anni di amicizia oltre che di frequentazione professionale, ho potuto constatare come il suo approccio alla figura femminile sia sempre caratterizzato da una grande generosità, quasi devozione verso una figura che per lui incarna la vita, non solo la bellezza o la sensualità. Sentimental Journey, il racconto profondo, intenso, a tratti commovente della sua storia d’amore con la moglie Yoko, è la sintesi perfetta della fotografia di Araki.»
Pensa che la fortuna critica di una figura eclettica e geniale come Nobuyoshi Araki sia spesso relegata esclusivamente alla fotografia bondage?
«Credo che sia estremamente riduttivo circoscrivere la fotografia di Araki alle sue immagini di bondage. Araki è innanzitutto un grande fotografo, nell’anima come nella pratica. Sperimenta continuamente, fotografare per lui è un processo naturale e necessario: come sovente ricorda: »la macchina fotografica è un naturale prolungamento del mio braccio e del mio occhio.» Il bondage è uno dei capitoli all’interno del corpo di lavori prodotti in oltre 50 anni di carriera, al pari di altre serie parimenti importanti: i ritratti (straordinario, ad esempio, il libro Men, raccolta di volti maschili che si apre e chiude con due impressionanti ritratti di Takeshi Kitano, rispettivamente del 1997 e del 2014); la città di Tokyo che è la vera protagonista di molti suoi volumi come Tokyo Diary, Tokyo Comedy o, ancora, Tokyo Novel; la sterminata produzione di polaroid, piccoli gioielli di cui Hans-Hulrich Obrist nel 1997 comprese la preziosità raccogliendoli in un libretto, Polaeroid oggi quasi introvabile; i Flowers che, a mio parere, sono uno dei punti più alti raggiunti dal fotografo giapponese, sintesi perfetta di bellezza, sensualità ed eleganza.»