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Ulrich Wienand – Venezia. Solitudini contro
La città e la solitudine. Le immagini di Wienand raccontano delle due solitudini giustapposte: quella dei veneziani e quella degli estranei. Raccontano come si realizza ciò che Hans Magnus Enzensberger scriveva già nel 1958 sul turismo: “La virtù dell’ospitalità viene distrutta facendone uso”.
Comunicato stampa
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Lavì! City presenta la mostra fotografica
Ulrich Wienand
Venezia. Solitudini contro
presentazione di Davide Papotti
La città e la solitudine: un tema antico, frequentato da secoli. A Venezia, poi, parlare di solitudine è una doppia scommessa. Non esiste infatti città più descritta, raccontata, parlata. Il tema della Venezia decadente, culla della solitudine, è uno dei filoni più attivi della retorica sulla sua storia. D’altra parte Venezia è immediatamente associabile alla dimensione diametralmente opposta, quella della folla. Venezia è (o perlomeno era: abbiamo tutti negli occhi gli ammalianti reportage lagunari durante i vari lockdown dell'ultimo anno, con il ritratto di una città inquietantemente deserta) la città delle folle turistiche, dell’invasione delle orde giornaliere di visitatori. Pensare la città come luogo della solitudine sembrava fino ad oggi quasi un ossimoro mentale.
La solitudine come chiave interpretativa della città serve a riflettere su molte tematiche di stringente attualità per comprendere la sofferente identità della Venezia contemporanea. Ovviamente, in primis, sul rapporto fra turisti e residenti. La signora ritratta con il suo carrello della spesa, seduta su un vaporetto, gli occhi socchiusi come a voler prendere tregua per un po’ dalla visione del mondo attorno a sé, parla di una città abitata da persone anziane, spesso circondate da un bolla di solitudine non necessariamente cercata, ma più spesso subita. In quella efficace immagine, perfino il cane che fa capolino nell’angolo in basso a sinistra appare assorto in una solitaria meditazione.
Nelle fotografie di Wienand le persone ritratte di schiena, in solitudine, “fanno subito” quadro di Caspar David Friedrich. Anziché gli scenari naturali, montagne, scogliere, marine scelti dal pittore romantico tedesco, qui vi sono i celeberrimi sfondi urbani della città lagunare: le calli, i campielli, le fondamenta. L’effetto è straniante, curiosamente stimolante: Venezia assume in questa prospettiva la potenza di una forza naturale, di fronte alla quale i solitari pensatori e le solitarie pensatrici ritratte da Wienand sono intenti a riflettere filosoficamente.
La solitudine può essere addirittura contagiosa, di gruppo, a suo modo. In una delle fotografie, uno scorcio su una larga “fondamenta”, si vedono diverse persone, ma ciascuna è separata dalle altre, richiusa nella sua monadica solitudine.
Le immagini di Wienand raccontano delle due solitudini giustapposte: quella dei veneziani e quella degli estranei. Raccontano come si realizza ciò che Hans Magnus Enzensberger scriveva già nel 1958 sul turismo: “La virtù dell'ospitalità viene distrutta facendone uso”.
Ulrich Wienand, nato a Dortmund (Germania) nel 1953, è in Italia dal 1975. Dottorato in psicologia a Berlino, laurea in medicina a Ferrara, poi formazione psicoanalitica. Vive a Ferrara e in Sudtirolo. Lavora prima come medico psichiatra, poi come dirigente nel servizio sanitario italiano (fino al 2017). Prime esperienze di fotografia negli anni 60 – 70 con una Praktika e in camera oscura da un radiologo amico. Ora impiega prevalentemente macchine Leica. È socio del Fotoclub Vigarano (FE), della FIAF e dell’associazione Accademia d’Arte Città di Ferrara. Mostra fotografica individuale Della fatica e della bellezza nel Centro Fisioterapia Girasole (Ferrara, 2019-20). Mostra fotografica individuale Venezia, solitudini contro nella Galleria del Carbone (Ferrara, 2019) e nello Spazio Arte Bejaflor (Portogruaro, 2019-20). Autore dell’immagine del giorno sul quotidiano Alto Adige del 21.12.2019.
Ulrich Wienand
Venezia. Solitudini contro
presentazione di Davide Papotti
La città e la solitudine: un tema antico, frequentato da secoli. A Venezia, poi, parlare di solitudine è una doppia scommessa. Non esiste infatti città più descritta, raccontata, parlata. Il tema della Venezia decadente, culla della solitudine, è uno dei filoni più attivi della retorica sulla sua storia. D’altra parte Venezia è immediatamente associabile alla dimensione diametralmente opposta, quella della folla. Venezia è (o perlomeno era: abbiamo tutti negli occhi gli ammalianti reportage lagunari durante i vari lockdown dell'ultimo anno, con il ritratto di una città inquietantemente deserta) la città delle folle turistiche, dell’invasione delle orde giornaliere di visitatori. Pensare la città come luogo della solitudine sembrava fino ad oggi quasi un ossimoro mentale.
La solitudine come chiave interpretativa della città serve a riflettere su molte tematiche di stringente attualità per comprendere la sofferente identità della Venezia contemporanea. Ovviamente, in primis, sul rapporto fra turisti e residenti. La signora ritratta con il suo carrello della spesa, seduta su un vaporetto, gli occhi socchiusi come a voler prendere tregua per un po’ dalla visione del mondo attorno a sé, parla di una città abitata da persone anziane, spesso circondate da un bolla di solitudine non necessariamente cercata, ma più spesso subita. In quella efficace immagine, perfino il cane che fa capolino nell’angolo in basso a sinistra appare assorto in una solitaria meditazione.
Nelle fotografie di Wienand le persone ritratte di schiena, in solitudine, “fanno subito” quadro di Caspar David Friedrich. Anziché gli scenari naturali, montagne, scogliere, marine scelti dal pittore romantico tedesco, qui vi sono i celeberrimi sfondi urbani della città lagunare: le calli, i campielli, le fondamenta. L’effetto è straniante, curiosamente stimolante: Venezia assume in questa prospettiva la potenza di una forza naturale, di fronte alla quale i solitari pensatori e le solitarie pensatrici ritratte da Wienand sono intenti a riflettere filosoficamente.
La solitudine può essere addirittura contagiosa, di gruppo, a suo modo. In una delle fotografie, uno scorcio su una larga “fondamenta”, si vedono diverse persone, ma ciascuna è separata dalle altre, richiusa nella sua monadica solitudine.
Le immagini di Wienand raccontano delle due solitudini giustapposte: quella dei veneziani e quella degli estranei. Raccontano come si realizza ciò che Hans Magnus Enzensberger scriveva già nel 1958 sul turismo: “La virtù dell'ospitalità viene distrutta facendone uso”.
Ulrich Wienand, nato a Dortmund (Germania) nel 1953, è in Italia dal 1975. Dottorato in psicologia a Berlino, laurea in medicina a Ferrara, poi formazione psicoanalitica. Vive a Ferrara e in Sudtirolo. Lavora prima come medico psichiatra, poi come dirigente nel servizio sanitario italiano (fino al 2017). Prime esperienze di fotografia negli anni 60 – 70 con una Praktika e in camera oscura da un radiologo amico. Ora impiega prevalentemente macchine Leica. È socio del Fotoclub Vigarano (FE), della FIAF e dell’associazione Accademia d’Arte Città di Ferrara. Mostra fotografica individuale Della fatica e della bellezza nel Centro Fisioterapia Girasole (Ferrara, 2019-20). Mostra fotografica individuale Venezia, solitudini contro nella Galleria del Carbone (Ferrara, 2019) e nello Spazio Arte Bejaflor (Portogruaro, 2019-20). Autore dell’immagine del giorno sul quotidiano Alto Adige del 21.12.2019.
07
maggio 2021
Ulrich Wienand – Venezia. Solitudini contro
Dal 07 al 22 maggio 2021
fotografia
Location
SPAZIO LAVI’!
Bologna, Via Sant'Apollonia, 19A, (Bologna)
Bologna, Via Sant'Apollonia, 19A, (Bologna)
Orario di apertura
Tutti i giorni ore 17:30 - 19:30
7, 8, 9 maggio ore 15:30 - 19:30
Autore
Autore testo critico