-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Il Museo Nazionale della Finlandia, a Helsinki, a lungo custode di circa 2mila manufatti della tradizione dei Sámi, è pronto a restituirli ai suoi eredi naturali: grazie all’ampliamento del Museo Sámi e del Centro Naturale Siima, a Inari, le opere potranno tornare a casa e trovare una sistemazione espositiva ideale.
La sensazione che tutto torni nel luogo a cui è (pre)destinato affascina chiunque. Ed effettivamente questa è la testimonianza di un significativo nuovo incontro con la comunità d’appartenenza. La storia ha luogo nel nord della Lapponia, dove gli indigeni Sámi – che contano una popolazione di 75mila abitanti – hanno costruito la propria identità, la propria tradizione e il proprio corredo culturale.
La collezione in questione conta 2200 esemplari, raccolti e conservati tra il 1830 e il 1998 in Finlandia. L’accordo di rimpatrio è stato siglato nel 2017, momento in cui si è prevista l’espansione del museo che poi li avrebbe inclusi e custoditi.
Per onorare l’evento, verrà allestita una mostra nel museo finlandese, che avrà luogo dal 29 ottobre al 27 febbraio 2022. Il titolo, “Mäccmõš, maccâm, máhccan”, è una dichiarazione di affermazione identitaria: significa “ritorno a casa” nelle lingue Skolt, Inari e Sámi del Nord, le tre lingue della cultura indigena. «La lingua è una parte importante della nostra identità culturale e il titolo dovrebbe immediatamente renderti consapevole sia dell’originalità che della diversità della cultura Sámi», ha dichiarato Elina Anttila, direttrice del Museo Nazionale finlandese.
Il rientro di questi manufatti segna un interessante avvenimento sia per la narrazione della tradizione che per la costruzione dell’immaginario futuro. Infatti, si pone come segmento tra ciò che è stato e ciò che potrà essere ancora, visto che «Gli oggetti sono molto utili come prototipi quando i più giovani stanno imparando le tecniche tradizionali», afferma ancora una volta Elina Anttila.
In mostra 150 manufatti, corredati da materiali d’archivio, fotografie e altre opere d’arte contemporanea. Fondamentale l’idea di raccontare la loro cultura da un punto di vista, per così dire, autoctono e locale: il concept dell’esibizione è, infatti, realizzato dall’attivista Sámi Petra Laiti, aiutata dall’artista Outi Pieski che ne cura la sezione audiovisiva.
La prospettiva endogena diviene essenziale per una riappropriazione identitaria consapevole e per una comunicazione genuina della storia di questa popolazione. Pratica non viziata dall’attrazione decontestualizzante per l’arte etnica (troppo spesso diffusa), questo tesoro folkloristico tornerà a parlare la lingua del suo contesto di appartenenza.
Questa rivendicazione di autodeterminazione sociale verrà ripresa alla Biennale di Venezia del 2022, nella quale il Padiglione Nordico verrà ribattezzato Padiglione Sámi (e di questo ne abbiamo già parlato qui), e sarà centrale anche per la prima Biennale di Helsinki, che si terrà dal 12 giugno al 26 settembre 2021, nel suggestivo contesto naturalistico e faunistico dell’isola Vallisaari.
Dopotutto, «La casa è come un punto di memoria / Le tue radici danno la saggezza / E proprio questa è forse la risposta», canta Guccini in Radici.