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Altri echi
La mostra espone opere che enfatizzano una dinamicità intrinseca, un processo trasformativo in divenire e l’idea di passaggio come momento generativo di nuove forme. L’installazione luminosa centrale e i lavori a parete creano un armonioso dialogo tra design, pittura, scultura e proiezioni.
Comunicato stampa
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La galleria RITA URSO è lieta di inaugurare la mostra Altri echi, un group show che riunisce le opere degli artisti Antonio Catelani, Filippo Cristini, Dina Danish, Michele Spanghero, Marianne Vierø e del duo di designer Martinelli Venezia.
Il titolo dell'esposizione si ispira ai versi del poemetto "Burnt Norton", contenuto in Four Quartets (1943) di T.S. Eliot, dove è centrale la tematica del tempo come eternamente presente in cui convergono sia il passato che il futuro. Il giardino, cui l'autore fa riferimento, come lo spazio che accoglie la mostra, porta i segni della presenza umana e dell'abbandono, ma è allo stesso tempo un luogo poetico, in cui affiorano rimandi all'infanzia e non solo.
A partire da questa riflessione sulla continuità del tempo e sull'idea di passaggio come momento generativo di nuove forme, nella mostra vengono esposti lavori che enfatizzano una dinamicità intrinseca ed un processo trasformativo in divenire. Ne risulta un percorso espositivo fluido che immerge lo spettatore in una situazione avvolgente.
Al centro dello spazio, l'installazione UNSERIAL.bulbs (2021) dei Martinelli Venezia è costituita da una serie di lampade di nuova produzione. Queste sculture luminose si basano sulla trasformazione di un prodotto di massa estremamente standardizzato, la lampadina a bulbo, in un manufatto artigianale unico, frutto della sperimentazione di differenti forme soffiate, satinate o rigate e poi saldate tra di loro in composizioni dall'equilibrio asimmetrico.
Le Abwesenheiten in Preuβisch Blau (Assenza in Blu di Prussia) (2021) di Antonio Catelani si caratterizzano per una costante trasformazione cromatica. L’olio blu di Prussia utilizzato è infatti una tinta altamente instabile che, sotto l’azione della luce solare e a contatto con la preparazione della tela, si ossida assumendo in modo naturale variazioni di colore. Subito dopo, a fianco, le mani in ceramica dal titolo stiff (2019) sembrano aggrapparsi al muro, quasi fossero organismi dinamici, forzando intenzionalmente i confini tra disegno e volume plastico attraverso un processo di trasposizione e "materializzazione" di un piano bidimensionale.
Michele Spanghero nel video Monologue (2016) dà voce al Gran Teatro La Fenice vuoto registrandone il silenzio attraverso un processo di stratificazione del suono. Al silenzio e al buio iniziale segue l’emergere graduale del suono e della luce, mentre l’artista, in controluce sul palco, ascolta il teatro.
Le grandi pitture di Filippo Cristini dal titolo Fitzcarraldo (2020), esplicito riferimento all'omonimo film del 1982 di Werner Herzog, indagano il tema della volontà di potenza legandosi in un continuum naturale alle ramificazioni che dominano la parte superiore dello spazio.
Segue la proiezione Here/There (2011) di Dina Danish che chiama in causa lo spettatore in prima persona a modificare la struttura della parola frapponendosi tra il proiettore e la parete.
Conclude il percorso espositivo Marianne Vierø che nei suoi collages Dot, Dot, Dot – in Lieu of Regularity (2021) lavora sulla ripetizione di sequenze di stickers su carta da lettere. L’originario connubio forma-colore si modifica attraverso diverse tipologie di allineamenti portando alla creazione di nuovi pattern irregolari.
L'armonioso dialogo tra design, pittura, scultura ed installazione si intreccia con il contenitore dalla natura sui generis che incarnando i segni del tempo diviene parte integrante del progetto.
Sembra rimanere costante la sensazione di uno stato di passaggio da un prima ad un dopo, solo apparentemente distinti nell'immenso scorrere del tempo.
Il titolo dell'esposizione si ispira ai versi del poemetto "Burnt Norton", contenuto in Four Quartets (1943) di T.S. Eliot, dove è centrale la tematica del tempo come eternamente presente in cui convergono sia il passato che il futuro. Il giardino, cui l'autore fa riferimento, come lo spazio che accoglie la mostra, porta i segni della presenza umana e dell'abbandono, ma è allo stesso tempo un luogo poetico, in cui affiorano rimandi all'infanzia e non solo.
A partire da questa riflessione sulla continuità del tempo e sull'idea di passaggio come momento generativo di nuove forme, nella mostra vengono esposti lavori che enfatizzano una dinamicità intrinseca ed un processo trasformativo in divenire. Ne risulta un percorso espositivo fluido che immerge lo spettatore in una situazione avvolgente.
Al centro dello spazio, l'installazione UNSERIAL.bulbs (2021) dei Martinelli Venezia è costituita da una serie di lampade di nuova produzione. Queste sculture luminose si basano sulla trasformazione di un prodotto di massa estremamente standardizzato, la lampadina a bulbo, in un manufatto artigianale unico, frutto della sperimentazione di differenti forme soffiate, satinate o rigate e poi saldate tra di loro in composizioni dall'equilibrio asimmetrico.
Le Abwesenheiten in Preuβisch Blau (Assenza in Blu di Prussia) (2021) di Antonio Catelani si caratterizzano per una costante trasformazione cromatica. L’olio blu di Prussia utilizzato è infatti una tinta altamente instabile che, sotto l’azione della luce solare e a contatto con la preparazione della tela, si ossida assumendo in modo naturale variazioni di colore. Subito dopo, a fianco, le mani in ceramica dal titolo stiff (2019) sembrano aggrapparsi al muro, quasi fossero organismi dinamici, forzando intenzionalmente i confini tra disegno e volume plastico attraverso un processo di trasposizione e "materializzazione" di un piano bidimensionale.
Michele Spanghero nel video Monologue (2016) dà voce al Gran Teatro La Fenice vuoto registrandone il silenzio attraverso un processo di stratificazione del suono. Al silenzio e al buio iniziale segue l’emergere graduale del suono e della luce, mentre l’artista, in controluce sul palco, ascolta il teatro.
Le grandi pitture di Filippo Cristini dal titolo Fitzcarraldo (2020), esplicito riferimento all'omonimo film del 1982 di Werner Herzog, indagano il tema della volontà di potenza legandosi in un continuum naturale alle ramificazioni che dominano la parte superiore dello spazio.
Segue la proiezione Here/There (2011) di Dina Danish che chiama in causa lo spettatore in prima persona a modificare la struttura della parola frapponendosi tra il proiettore e la parete.
Conclude il percorso espositivo Marianne Vierø che nei suoi collages Dot, Dot, Dot – in Lieu of Regularity (2021) lavora sulla ripetizione di sequenze di stickers su carta da lettere. L’originario connubio forma-colore si modifica attraverso diverse tipologie di allineamenti portando alla creazione di nuovi pattern irregolari.
L'armonioso dialogo tra design, pittura, scultura ed installazione si intreccia con il contenitore dalla natura sui generis che incarnando i segni del tempo diviene parte integrante del progetto.
Sembra rimanere costante la sensazione di uno stato di passaggio da un prima ad un dopo, solo apparentemente distinti nell'immenso scorrere del tempo.
17
giugno 2021
Altri echi
Dal 17 giugno al 24 settembre 2021
arte contemporanea
Location
ARTOPIA GALLERY
Milano, Via Lazzaro Papi, 2, (Milano)
Milano, Via Lazzaro Papi, 2, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 11-19
sabato su appuntamento
Vernissage
17 Giugno 2021, ore 11-20
Sito web
Autore