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I nuovi percorsi di Condylura, la piattaforma di ricerca sulle arti visive
Arte contemporanea
La talpa dal muso stellato (Condylura cristata, Linnaeus, 1758) è un piccolo talpide nordamericano diffuso nel Canada orientale e Stati Uniti nord-orientali. Unico membro del suo genus, si conoscono due sottospecie della Condylura cristata: la Condylura cristata cristata e la Condylura cristata nigra. I tentacoli del naso, estremamente sensibili, sono ricoperti da circa centomila minuscoli recettori tattili, conosciuti come organi di Eimer, descritti per la prima volta nella talpa europea dallo zoologo tedesco nel 1871. Anche altre specie di talpa posseggono gli organi di Eimer, sebbene essi non siano così specializzati o numerosi come quelli della talpa dal muso stellato.
Siccome essa è funzionalmente cieca, è stato a lungo sospettato che il muso sia usato per rilevare l’attività elettrica nelle prede anche se questa tesi ha trovato scarso fondamento. Piuttosto qualcuno lo ha comparato al movimento dell’occhio saccadico: un occhio tattile. Walter Benjamin ha usato la figura della visione tattile (o aptica) per descrivere la percezione e l’estetica dello choc, opposta alla visione propria dell’esperienza dell’aura. Roger Caillois ha dato estremo risalto a quest’affascinante esemplare nel suo saggio “Au cœur du fantastique” (Paris: Gallimard, 1965) dedicato a immagini ambigue e prismatiche.
Cominciate a intuire il perché, su una testata che non si occupa prettamente di etologia, il sottoscritto si stia dilungando a scrivere di un’animale che, per quanto affascinante, abbia poco a che fare con le arti visive? In primis perché vi sbagliate e poi perché una condylura, con il suo naso a stella, è stata di recente avvistata anche a Bologna e vi si è stanziata per scandagliare il continuo mutamento delle nozioni di sperimentazione e criticità nelle arti contemporanee dal capoluogo felsineo (e non solo). Anche grazie ai bistrattati social i limiti della comunicazione uomo-animale oggi sembrano essere stati abbattuti. Ed è proprio così che ho scoperto di più su quest’entità e ho pensato fosse stato giusto farci raccontare di più.
Chi/Cosa è CONDYLURA?
«Condylura è una piattaforma di ricerca sulle arti contemporanee (e una talpa dal muso stellato) diretta da Paolo Gabriotti e Davide Visintainer.
Un animale guida al nostro approccio critico, preferiamo il digging al jogging così ci siamo muniti di occhio tattile per ricevere sotto terra su tutte le frequenze: editoriali, live, online, on site. Crediamo in una ricerca applicata e svincolata, per approcciarsi alle pratiche artistiche attraverso la collaborazione. Ci piace pensare che la rete di tunnel scavati dalla condylura produca delle emergenze: seminare tracce. Abbiamo aperto con una serie editoriale, distribuita a prezzo di produzione e pubblicata online a fine scorte. Stiamo lavorando al primo progetto dal vivo».
Da quali presupposti nasce l’idea di una piattaforma interdisciplinare?
«L’interdisciplinarietà è una condizione posta dalle stesse ricerche artistiche. Ci dà l’opportunità di non stigmatizzare il nostro approccio all’arte e di valorizzare l’eterogeneità di metodi e rapporti. Entrambi abbiamo una formazione storica e teorica, certamente affine ma al contempo difforme. Bologna ci ha insegnato questo approccio, fatto di arti viventi e spazi indipendenti: in queste settimane a Gelateria Sogni di Ghiaccio si tiene la seconda edizione di Family Matters e tra poco è tempo di Live Arts Week X».
Il vostro primo progetto nasce dalla collaborazione con l’artista Paolo Bufalini, potreste parlarci di come si è sviluppato il processo che vi ha portati alla pubblicazione di CONDYLURA01?
«CONDYLURA01 presenta una serie fotografica scattata da Paolo e sua madre durante un viaggio negli Stati Uniti, quando lui aveva solo 7 anni. Fotografie che però mostrano affinità fortissime con la sua attuale pratica artistica, una scoperta che si tinge di paradosso temporale.
Si parlava prima di un sistema di influenze: Tripla (2016-2019), di cui Paolo è stato co-fondatore, è uno spazio che abbiamo sempre ammirato per la sperimentalità della proposta espositiva. Da lì sono passati anni di collaborazione personale e amicizia, C01 è nata proprio dalla volontà di aprire con un artista che rappresenti il nostro percorso critico e di affetti: è uno statement, una dichiarazione di origine e di intenti.
Il secondo numero, in uscita a inizio giugno, è affidato invece a un artista internazionale, appartenente alla scena berlinese: Wieland Schönfelder. Lavori in corso per il terzo, previsto a fine luglio. Whack-a-mole».