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Se infatti l’esposizione, di cui non sfugge il carattere divulgativo, fa leva per il proprio successo sulla popolarità presso il pubblico del protagonista, essa assume interesse soprattutto per la presenza delle opere degli artisti “spalla”. Queste, seppure non numerose, sommate ai lavori di Schiele, offrono infatti un quadro nitido della varietà di declinazioni dell’espressionismo austriaco. E ciò anche a dispetto dell’impressione, che pesa su alcune opere, di una certa casualità nella scelta. Così, se il gusto grafico e le tarsie di colore rendono evidente, anche dove maggiore è la carica espressiva, il legame di Schiele alla tradizione secessionista klimtiana, completamente diversa appare la strada seguita da Richard Gerstl. Gerstl fa propria l’eredità postimpressionista per giungere nel volgere dei pochi anni della sua brevissima carriera ad una pittura violenta, fatta di forme essenziali. Una pittura in cui l’espressione prende il sopravvento sulla rappresentazione.
La tecnica di Oskar Kokoschka è quasi una sintesi fra queste due tendenze, espressività immediata ed eleganza formale, cui si aggiunge in alcuni lavori un valore simbolico.
Kubin figura alla Fondazione con creazioni, perlopiù giocate in bianco e nero, dal carattere onirico; vi compaiono streghe, scheletri, animali fantastici. Se da un lato queste immagini possono rappresentare la componente popolare dell’espressionismo, esse riprendono d’altro canto la tradizione simbolista di Boecklin e Redon, cui si sommano reminiscenze dell’ultimo Goya.
Infine le opere Boeckl, forse il meno noto al pubblico fra gli artisti esposti, stupiscono per il loro eclettismo. Ad acquarelli di chiara ispirazione kandinschiana si alternano immagini di fiori abbozzati con brio, di pesci (entrambi soggetti che rivelano nel trattamento curiose somiglianze ad alcune opere di de Pisis) e tormentati disegni di figure umane che paiono anticipare alcuni esiti dell’azionismo viennese. L’allestimento infine avrebbe meritato una cura maggiore: pareti e pannelli d’esposizione sono bianchi: un candore che disturba e finisce per accecare i disegni e le opere grafiche, che avrebbero richiesto, per meglio risaltare, un abbassamento del tono degli sfondi.
Guido Comis
[exibart]
Articolo che fa venire voglia di andare a vedere la mostra. Complimenti
la carne che si squama e le mani forti e ansiose….egon schiele un uomo senza futuro ma con un pensiero che vive nelle sue pulsioni e nelle sue linee contorte….