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Ai Weiwei alla conquista del Portogallo
Arte contemporanea
Ex fabbrica divenuta oggi centro espositivo e museo, la Cordoaria Nacional di Lisbona, dall’architettura industriale settecentesca, ospita “Rapture”, la più grande mostra di Ai Weiwei mai tenutasi in Europa. 85 opere iconiche, tra cui quattro nuovi pezzi prodotti in Portogallo – emblema della connessione che l’artista nutre con il Paese che lo ospita – convivono per la prima volta nello stesso spazio, un ambiente spoglio e privo di decorazioni e ornamenti, arredato dalle storie che ogni opera narra.
Entusiasmo sensoriale dato dall’estasi, momento trascendente che collega la dimensione terrena alla dimensione spirituale, violazione dei diritti e delle libertà.
Il termine ‘rapture’ assume diversi significati, che Ai Weiwei indaga e rappresenta nei propri lavori dando vita ad un percorso che induce lo spettatore a scontrarsi con le problematiche geopolitiche e sociali che attualmente affliggono la realtà contemporanea, nel loro continuo intersecarsi con la vicenda personale e privata dell’artista. Dalle dimensioni più disparate, installazioni e sculture si alternano a fotografie e proiezioni video, dove la ricerca artistica e la creatività oscillano continuamente tra due dimensioni opposte, il reale e l’immaginario, la concretezza e la fantasia.
Fotografie che documentano il periodo newyorkese dell’artista cinese, realizzate tra il 1983 e il 1993 si affiancano ad altre dal carattere più politico, appartenenti alla serie Study of Perspective (1995-2003), che incoraggiano lo spettatore a mettere in discussione la propria adesione e accettazione dei governi e delle istituzioni.
Installazione di grandi dimensioni a forma di ala metallica, Refraction (2014), in apertura alla mostra, è affiancata da una serie di lavori realizzati secondo la tradizionale tecnica cinese di fabbricazione di aquiloni e rappresentanti le creature mitologiche dello Shanhaijing. Appese al soffitto e composte da bambù e seta, contrastano, con la loro leggerezza, la presenza invadente dell’installazione, che, rievocando l’azione del volo, diviene simbolo della tensione esistente tra libertà e isolamento.
Una tensione che, come un moto perpetuo, si ritrova in molte altre opere, come S.A.C.R.E.D (2011-2013) e Bycycle Basket with Flowers in Porcelain (2014), oppure Human Flow (2017), Law of the Journey (2016) e Odyssey Tile (2021).
Esito dell’attivismo politico dell’artista, impegnato da decenni nella lotta per la difesa dei diritti civili, della libertà di espressione e nella resistenza all’oppressione, S.A.C.R.E.D (2011-2013) e Bycycle Basket with Flowers in Porcelain (2014), ispirate al suo vissuto personale, narrano gli 81 giorni di detenzione vissuti, il suo rilascio e il conseguente sequestro del passaporto da parte delle autorità cinesi.
Risultato dell’interesse crescente per le questioni umanitarie che il mondo si trova ad affrontare oggi, quali i moti migratori che hanno condotto milioni di rifugiati a cercare sicurezza e opportunità in Europa, Human Flow (2017), documentario visibile nell’esposizione, è il viaggio cinematografico svolto da Ai Weiwei attraverso 23 paesi e 40 campi profughi. Testimonianza di una disperata ricerca di rifugio e giustizia, tra disillusione e coraggio, resistenza e adattamento, è l’ispirazione diretta di risposte scultoree alla crisi globale dei rifugiati, come Law of the Journey (2016) e Odyssey Tile (2021).
La prima, barca gonfiabile con centinaia di figure umane realizzate in PVC nero – simbolo delle barche scadenti utilizzate dai rifugiati per raggiungere l’Europa – si affianca alla seconda, una ‘narrazione’ in ceramica, dove la rappresentazione dei conflitti contemporanei è rielaborata tramite un linguaggio visivo ispirato alle illustrazioni risalenti alle prime sculture greche ed egizie.
Una mostra in cui si fa sfoggio del concetto di libertà di parola, empowerment del popolo e valori democratici, dove l’attivismo dell’artista emerge in ogni colore e sfumatura, nel tentativo di rispondere a quesiti essenziali che riguardano tutti i popoli, ma soprattutto ad una domanda: la società globale emergerà mai dall’isolamento e dall’interesse personale per scegliere un percorso di apertura, libertà e rispetto dell’umanità?