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LeWitt e Mahler a Spoleto: intervista a Maria Teresa Venturini Fendi
Arte contemporanea
Quest’anno la Fondazione Carla Fendi partecipa al festival di Spoleto con un nuovo progetto, dedicato al rapporto che due grandi artisti hanno avuto con la città umbra. “Sol Lewitt/ Anna Mahler. Art & Sience into Spoleto” non è una mostra ma un percorso per riscoprire le loro personalità e sottolineare la vena creativa che continua a scorrere nel territorio. Ci racconta il progetto Maria Teresa Venturini Fendi, Presidente della Fondazione Carla Fendi.
Com’è nato questo progetto?
Da una scoperta occasionale che ho fatto a Spoleto, una città come che conosco bene, dato che da giovane ho lavorato con Gian Carlo Menotti. Nessuno mi aveva mai parlato di Sol Lewitt e Anna Mahler, due artisti che ci vivevano sei mesi all’anno e non l’avevano scoperta grazie al Festival dei Due Mondi, come tanti altri stranieri.
E come ci erano arrivati?
L’artista americano Sol Lewitt era stato invitato dalla sua gallerista Marilena Bonomo, che aveva due case a Spoleto, una torre e un eremo. Sol si è letteralmente innamorato dell’atmosfera, e poco tempo dopo ha deciso di comprare una casa a Monteluco. Ogni giorno faceva il tragitto a piedi per lavorare nello studio e poi rientrava a Monteluco alla fine della giornata.
E Anna Mahler?
Anna Mahler, figlia del compositore Gustav Mahler e della scultrice Alma Mahler Schindler, è venuta in visita a Spoleto quando viveva a Vienna, e ha deciso di acquistare una casa dove poter lavorare.
Sol e Anna si conoscevano?
Non si sono mai incontrati, anche perché appartenevano a mondi diversi: uno americano, l’altra mitteleuropeo.
Cosa avevano in comune?
Sicuramente alcuni tratti di carattere. Entrambi erano schivi e molto appassionati del loro lavoro, inteso come percorso alla scoperta di se stessi. Anna è diventata artista su consiglio del suo amico artista Fritz Wotruba, mentre prima suonava il pianoforte. Un altro elemento che la accomunava a Sol era l’amore per la musica di Bach.
Avevano rapporti con gli abitanti di Spoleto?
R: Soprattutto con gli artigiani. Sol andava a nuotare alla piscina comunale dalle due alle tre, quando gli spoletini mangiavano.
Torniamo al tuo rapporto con queste due figure..come li hai scoperti?
Quando sono diventata presidente della Fondazione ho cominciato a fare ricerche sulla storia della città…passavo notti intere a studiare e un giorno su internet mi sono imbattuta sul personaggio di Marina Mahler, la figlia di Anna, e così la storia è cominciata.
Ci vuoi dire due parole sul progetto?
Si compone di vari momenti. La facciata del teatro Caio Melisso è ricoperta da un dettaglio di un wall drawing di Sol Lewitt, mentre nel foyer del teatro si può ammirare una scultura di Anna Mahler. Da qui parte un itinerario che coinvolge diversi punti della città, come gli atelier di Anna e Sol, la torre Bonomo, la fontana in piazza del Mercato, con un’opera dell’artista Tai Shani, vincitrice del Turner Prize, e infine palazzo Collicola, il museo d’arte moderna dove si può ammirare una stanza interamente affrescata da Sol. Nel Caio Melisso vengono proiettati i due documentari su Anna e Sol, girati da Gabriele Gianni e prodotti dalla fondazione.
E il rapporto con la scienza?
Oggi tutto ha una forte relazione con la scienza, e quindi ho deciso di invitare il neuroscienziato Vittorio Gallese, che studia i meccanismi celebrali alla base dell’esperienza estetica. Una lettura attuale dei fenomeni artistici che non poteva mancare al Festival dei Due Mondi!