12 luglio 2021

Hybrida Tales by Untitled Association #22: Collettivo Flock e Parsec

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Untitled Association presenta Hybrida Tales, una mappatura di spazi indipendenti, artist-run spaces e associazioni culturali in tutta Italia: oggi incontriamo Collettivo Flock e Parsec

DISCONTINUO, an open studio 1. Marta Scanu

Hybrĭda Tales è la rubrica di approfondimento nata da Hybrĭda, il nuovo progetto con cui Untitled Association ha individuato circa 150 tra spazi indipendenti, artist-run spaces, associazioni culturali e luoghi informali che stanno contribuendo significativamente ad ampliare gli sguardi sul Contemporaneo in Italia oggi.

Con un sistema di interviste a schema fisso, Hybrĭda Tales restituirà una panoramica delle realtà indicizzate, siano esse emergenti o ormai consolidate, e coinvolgerà artisti, operatori culturali, curatori, giornalisti, collezionisti, galleristi per dare vita a un archivio condiviso e collettaneo di riflessioni aperte sulle prospettive, attuali e future, del Contemporaneo.

Qui trovate tutte le puntate già pubblicate.

 

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Collettivo Flock

Collettivo Flock è un’organizzazione non profit attiva dal 2013 in Sicilia. Con l’obiettivo di restituire all’arte contemporanea espressioni accessibili a un vasto pubblico, Collettivo Flock lavora a percorsi di fruizione dal carattere democratico, coinvolgendo altre realtà, singoli artisti e artigiani, privilegiando la trasversalità. Una parte importante dell’attività del collettivo consiste nella rigenerazione urbana e nella riqualifica di spazi non convenzionali: tra questi, lo spazio rinominato “Discontinuo”, un palazzo in stile liberty nel centro storico di Barcellona Pozzo di Gotto, diventato la sede della residenza d’artista “Discontinuo. An open studio”.

 

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Cosa unisce la vostra attività e quella del vostro spazio alla ricerca attuale sul contemporaneo?

«Sin dall’inizio della nostra esperienza abbiamo avuto l’obiettivo di dare spazio alla ricerca più che di intervenirvi direttamente. Dopo qualche anno, il nostro lavoro ha assunto uno stampo curatoriale, frutto di una crescita verso un’estetica meno dirompente e più concettuale. Siamo approdati allo spazio Discontinuo nel 2018 e abbiamo avviato la residenza selezionando artisti che per noi aveva senso “incubare” offrendo loro lo spazio e il tempo negati dalla frenesia produttiva del sistema dell’arte».

Quali legami sentite con la città in cui operate?

«Alla costituzione del collettivo è insorta l’esigenza di portare l’arte contemporanea in una città fortemente legata alla tradizione folcloristica riabilitando spazi non convenzionali, spesso abbandonati, per renderli contenitori di nuovi linguaggi. La città ha accolto molto bene il progetto che negli anni ha trovato una sua definizione. Oggi il pubblico che ci segue è interessato alle proposte artistiche che presentiamo, non siamo percepiti come una novità, ma come un fatto. Questa per noi è una conquista».

Cosa significa per voi sperimentare?

«Il nostro ambito di sperimentazione è sicuramente la selezione delle proposte che arrivano dagli artisti che partecipano al bando Discontinuo an open studio. La scelta di questo nome non è casuale, infatti esiste un fattore di discontinuità nel nostro modo di procedere: non preferiamo una linea stilistica, non facciamo scelte esteticamente attraenti e non andiamo mai sul sicuro. La nostra attenzione è per la ricerca, che passa inevitabilmente attraverso la sperimentazione, siamo aperti a imprevisti e sorprese».

Parsec

Parsec è un collettivo fondato da curatrici, artiste, storiche dell’arte, operatrici del settore culturale e della comunicazione che sentono l’urgenza di parlare di arte, convinte del suo valore sociale e del ruolo che riveste nell’immaginazione del presente.

Prende il nome da un’unità di misura astronomica basata sul fenomeno delle parallassi, per cui uno stesso oggetto osservato da punti di vista diversi sembra cambiare posizione. Si tratta di una divaricazione prospettica che dipende da un’impossibilità di rappresentazione: la realtà che vediamo non è mai intera, ma vi è sempre un punto cieco nel quale siamo inclusi. Solo nello spazio che intercorre tra un punto di vista e l’altro, nel quale siamo contemporaneamente identità definitive e possibilità, può esistere la libertà.

 

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Cosa unisce la vostra attività, e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?

«Tutte  le    attività    che   promuoviamo   nel   nostro   spazio   affrontano   tematiche attuali.

L’interdisciplinarietà degli argomenti trattati e l’eterogeneità dei linguaggi artistici, rese evidenti anche dalla suddivisione dello spazio stesso, sono volte alla creazione di un dibattito aperto e di momenti di confronto. L’intento è quindi quello di rendere il nostro spazio un luogo di incontro in cui indagare la relazione tra arte e contesto sociale.

L’arte diventa dunque uno strumento di ricerca capace di coinvolgere un pubblico ampio che prevede sia addetti ai lavori, sia altre realtà e associazioni presenti sul territorio che la comunità stessa. La trasversalità delle nostre proposte, dal talk alla mostra fino ai laboratori per bambini, per citarne alcuni, ci permette infatti di affrontare le attuali discussioni sulle tematiche contemporanee mediante la contaminazione di linguaggi diversi uniti da un unico comun denominatore, ovvero il confronto critico».

Quali legami sentite con la città/luogo in cui operate?

«Il legame con Bologna, la città nella quale abbiamo deciso di aprire lo spazio, è molto forte così come quello con il territorio circostante. Siamo un collettivo numeroso, proveniamo tutte da diverse parti d’Italia ma abbiamo scelto Bologna perché riteniamo che sia una città culturalmente e socialmente viva, animata da un attivismo intellettuale sincero e collettivo. Una città in cui la cultura istituzionale è presente e ben radicata, ma allo stesso tempo il substrato underground è molto attivo e stimolante. Sentiamo dunque un legame forte con la città e in particolare con quegli spazi di cultura indipendente che rappresentano un bisogno naturale e fisiologico della comunità e che costituiscono da sempre una delle ricchezze di questo luogo».

Cosa significa per voi sperimentazione?

«La sperimentazione è alla base del nostro collettivo.

Sperimentare per noi significa mettere insieme visioni differenti, uscire dalle proprie convinzioni per confrontarsi e aprirsi a nuove possibilità e prospettive. Sperimentare è curiosità, è mettersi in gioco e azzardare. Per noi sperimentare è stato innanzitutto avviare questo progetto, dunque un azzardo sotto diversi punti di vista: abbiamo deciso di aprire il nostro spazio in questo particolare momento di difficoltà, unite però dal desiderio e dalla necessità di confrontarci e metterci in discussione.

Popper afferma che il buon scienziato non è quello che esegue gli esperimenti per confermare la sua teoria, bensì per confutarla. L’obiettivo non è avere ragione, ma raggiungere un grado maggiore di consapevolezza. In questo senso la sperimentazione è metodo e attitudine, è combinazione di conoscenze e linguaggi, è continua contaminazione».

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