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SPAZI DI LUCE. Piero Dorazio e il movimento internazionale ZERO
Cortesi Gallery è lieta di presentare nella propria sede milanese una mostra e un libro dedicati alle relazioni tra Piero Dorazio, (1927, Roma – 2005, Perugia) maestro dell’astrazione italiana del secondo dopoguerra, e il gruppo ZERO.
A cura di F.Pola, in collaborazione con Archivio Piero Dorazio.
Comunicato stampa
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Cortesi Gallery è lieta di presentare nella propria sede milanese una mostra e un libro dedicati alle relazioni tra Piero Dorazio, (1927, Roma – 2005, Perugia) maestro dell’astrazione italiana del secondo dopoguerra, e il movimento internazionale ZERO. La mostra, curata da Francesca Pola e realizzata in collaborazione con l’Archivio Piero Dorazio, presenta un confronto tra l’opera dell’artista e una rete di artisti europei che alla fine degli anni Cinquanta intendevano superare l’identità gestuale e soggettiva dell’Informale per ridefinire un rapporto più oggettivo e diretto dell’arte con il mondo. Le opere esposte, molte delle quali provenienti da importanti collezioni private, esemplificano il profondo legame storico e artistico tra Dorazio e ZERO, per mostrare la profondità e il significato di questo rapporto.
Fin dai propri esordi pittorici negli anni Quaranta, contestuali ai suoi giovanili studi di architettura, Dorazio si afferma come pioniere dell’astrazione del dopoguerra, dando vita a una visione poetica e un idioma visivo incentrati su una ridefinizione della tecnica pittorica, attribuendo un nuovo significato a luce, colore, spazio e struttura. Contemporaneamente, in Europa e in particolare tra Germania, Italia, Olanda, Belgio, Francia, una nuova generazione di artisti inizia a lavorare su una nuova concezione di arte producendo superfici monocrome, trame, griglie; ma anche oggetti che modulano, riflettono o proiettano la luce. Così luce e movimento, struttura e vibrazione diventano elementi centrali nella ricerca di artisti geograficamente distanti e di cui la mostra vuole evidenziare le connessioni.
Il progetto, che oltre all’esposizione comprende una dettagliata pubblicazione, vede nelle competenze di Cortesi Gallery, da sempre focalizzata sulle ricerche pertinenti al movimento internazionale ZERO, il luogo perfetto per far emergere in modo esemplare la profondità e il significato del rapporto tra Dorazio e ZERO.
Costantemente in contatto tra loro, gli esponenti del movimento ZERO non si sono mai presentati come una situazione chiusa, ma piuttosto come un grande laboratorio e catalizzatore internazionale. Già nella seconda metà degli anni Cinquanta, quando Dorazio ha definito il suo fare pittorico caratterizzato dall’utilizzo di colori brillanti e tratti che generano trame in vibrazione, egli risulta fortemente legato al contesto tedesco. Dorazio, infatti, si relaziona in modo diretto e proficuo con molti artisti di ZERO, a partire dai suoi fondatori Heinz Mack e Otto Piene e dai suoi primi e principali esponenti, tra cui Günther Uecker.
Il 2021 segna il 60° anniversario di alcuni momenti salienti e cruciali di queste relazioni: la grande mostra personale di Piero Dorazio al Kunstverein für die Rheinlande und Westfalen di Düsseldorf nell'ottobre e novembre 1961, visitata dagli artisti ZERO; la pubblicazione e presentazione del terzo, ultimo e più significativo numero della rivista “ZERO”, a cui hanno contribuito più di 30 artisti internazionali (tra cui Dorazio), nel luglio 1961; la prima mostra della serie “Nove Tendencije”, inaugurata nell'agosto 1961 alla Galerija Suvremene Umjetnosti di Zagabria, ispirata alla sala personale di Dorazio alla Biennale di Venezia dell'anno precedente. Questi contatti, caratterizzati dalla condivisione di una nuova visione dell’arte e del mondo, orientata al futuro, portano Dorazio anche a partecipare a una serie di importanti mostre di ZERO, tra cui le esposizioni “NUL” allo Stedelijk Museum di Amsterdam (1962 e 1965).
Dorazio è stato anche una figura chiave nell'introdurre il movimento ZERO negli Stati Uniti, invitando Piene a insegnare come visiting professor all’University of Pennsylvania di Filadelfia, dove lo stesso Piene organizzò nel 1964 la prima esposizione di ZERO nel contesto statunitense, presso l'Institute of Contemporary Art. Alcuni mesi dopo, Dorazio e vari artisti legati a ZERO (Mack, Mavignier, Uecker, ma anche Enrico Castellani, Walter Leblanc, François Morellet, tra gli altri) parteciparono a “The Responsive Eye”, mostra inaugurata nel 1965 al MoMA a New York, che avrebbe viaggiato negli Stati Uniti fino al 1966: una grande rassegna internazionale dedicata alla percezione visiva.
Tra le opere in mostra, tutte selezionate come indici significanti di un percorso attraverso queste relazioni, che si estendono anche nei decenni successivi, si segnalano alcune rarità (un rilievo del 1954 e alcune particolarissime opere su carta degli anni Cinquanta e Sessanta), oltre a importanti opere esposte in occasioni storicamente fondamentali e presenti in significative collezioni italiane e straniere, tra cui Reading the Green (Lettura verde), 1959 dalla prestigiosa Sammlung Domnick.
SPAZI DI LUCE. Piero Dorazio e il movimento internazionale ZERO, presentata alla Cortesi Gallery Milano è accompagnata da un libro bilingue (italiano/inglese) curato da Francesca Pola ed edito da Skira, che raccoglie oltre alle opere presenti in mostra, una selezione di altri lavori fondamentali e importanti materiali inediti (lettere, fotografie e documenti) messi a disposizione dell’Archivio Piero Dorazio e da approfondite ricerche internazionali. Il progetto intende presentare momenti e idee chiave che attestano e confermano il ruolo di Piero Dorazio e il rapporto che ha saputo instaurare con gli artisti di ZERO, non solo in termini di corrispondenze e scambi ma anche come luogo ideale di ispirazione per un’intera generazione europea.
________________________________________________________
Piero Dorazio, nasce a Roma nel giugno 1927.
Dopo il liceo classico intraprende gli studi di architettura e a partire dal 1942-43, a seguito della frequentazione dello studio del pittore Aldo Bandinelli, si orienta verso l’arte e la pittura iniziando a dipingere nature morte e paesaggi.A vent’anni, nel 1947, insieme a Carla Accardi, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Mino Guerrini, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo e Giulio Turcato fonda il gruppo “Forma 1” e partecipa alla redazione dell’omonimo manifesto; si reca per la prima volta a Parigi, dove grazie a Gino Severini conosce i maggiori artisti internazionali dell’epoca. Nel 1950, con Guerrini e Perilli, fonda la libreria-galleria “L’Age d’Or” per la divulgazione dell’arte astratta. Nei primi anni Cinquanta soggiorna spesso a New York, dove nel 1953 presenta la sua prima personale presso la Wittenborn One-Wall Gallery. Tornato in Italia nel 1955 pubblica La fantasia dell’arte nella vita moderna, compendio delle tendenze moderne nelle arti visive. Dopo una serie di viaggi e partecipazioni alla Biennale di Venezia (1956 e 1958, con una sala personale nel 1960) e altre mostre internazionali (tra cui Documenta nel 1959), nel 1960 ritorna in America dove insegna all’Università di Pennsylvania (Filadelfia). Nel 1961 riceve il Prix Kandinsky. Il suo lavoro è regolarmente incluso nelle maggiori rassegne collettive in Italia e a livello internazionale, tra cui “The Responsive Eye” al Museum of Modern Art di New York nel 1965.
Nel 1974 si trasferisce a Todi, dove stabilisce definitivamente la sua abitazione e il suo studio. Nel 1977 viene pubblicata una monografia con contributo al catalogo ragionato per le edizioni Alfieri e nel 1979 ha luogo la sua prima retrospettiva in Francia al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris. Nel 1983 apre una retrospettiva del suo lavoro alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. A partire dal 1984, collabora per il “Corriere della Sera”. Nel 1986 riceve il Premio dell'Accademia di San Luca e nel 1988 presenta la sala personale alla Biennale di Venezia. Negli anni novanta il suo lavoro è presentato in varie mostre, tra le quali un’ampia antologica al Museé de Grenoble nel 1990, alla Galleria Civica di Bologna nel 1991, e una personale al Museo civico di Atene nel 1994 e al Pac di Milano nel 1998. Nel 1990 riceve il Premio Alcide de Gasperi per le arti e le scienze e, nel 1993, viene nominato membro della Akademie der Künste di Berlino. Nel 2001 si inaugura la mostra “Dorazio Jazz”, presso il Museion di Bolzano e nel 2003 la grande mostra retrospettiva all’IVAM - Institut Valencia D’Art Modern a Valencia.
Dorazio si spegne a Perugia nel maggio del 2005. Dal 2017 è in corso la raccolta dati da parte dell’Archivio Piero Dorazio, al fine di completare la redazione del catalogo ragionato dell’artista. Le sue opere sono parte delle più prestigiose collezioni pubbliche e private, tra cui il Museum of Modern Art (New York), la Tate Modern (Londra), il Centre Georges Pompidou (Parigi), la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (Roma).
Fin dai propri esordi pittorici negli anni Quaranta, contestuali ai suoi giovanili studi di architettura, Dorazio si afferma come pioniere dell’astrazione del dopoguerra, dando vita a una visione poetica e un idioma visivo incentrati su una ridefinizione della tecnica pittorica, attribuendo un nuovo significato a luce, colore, spazio e struttura. Contemporaneamente, in Europa e in particolare tra Germania, Italia, Olanda, Belgio, Francia, una nuova generazione di artisti inizia a lavorare su una nuova concezione di arte producendo superfici monocrome, trame, griglie; ma anche oggetti che modulano, riflettono o proiettano la luce. Così luce e movimento, struttura e vibrazione diventano elementi centrali nella ricerca di artisti geograficamente distanti e di cui la mostra vuole evidenziare le connessioni.
Il progetto, che oltre all’esposizione comprende una dettagliata pubblicazione, vede nelle competenze di Cortesi Gallery, da sempre focalizzata sulle ricerche pertinenti al movimento internazionale ZERO, il luogo perfetto per far emergere in modo esemplare la profondità e il significato del rapporto tra Dorazio e ZERO.
Costantemente in contatto tra loro, gli esponenti del movimento ZERO non si sono mai presentati come una situazione chiusa, ma piuttosto come un grande laboratorio e catalizzatore internazionale. Già nella seconda metà degli anni Cinquanta, quando Dorazio ha definito il suo fare pittorico caratterizzato dall’utilizzo di colori brillanti e tratti che generano trame in vibrazione, egli risulta fortemente legato al contesto tedesco. Dorazio, infatti, si relaziona in modo diretto e proficuo con molti artisti di ZERO, a partire dai suoi fondatori Heinz Mack e Otto Piene e dai suoi primi e principali esponenti, tra cui Günther Uecker.
Il 2021 segna il 60° anniversario di alcuni momenti salienti e cruciali di queste relazioni: la grande mostra personale di Piero Dorazio al Kunstverein für die Rheinlande und Westfalen di Düsseldorf nell'ottobre e novembre 1961, visitata dagli artisti ZERO; la pubblicazione e presentazione del terzo, ultimo e più significativo numero della rivista “ZERO”, a cui hanno contribuito più di 30 artisti internazionali (tra cui Dorazio), nel luglio 1961; la prima mostra della serie “Nove Tendencije”, inaugurata nell'agosto 1961 alla Galerija Suvremene Umjetnosti di Zagabria, ispirata alla sala personale di Dorazio alla Biennale di Venezia dell'anno precedente. Questi contatti, caratterizzati dalla condivisione di una nuova visione dell’arte e del mondo, orientata al futuro, portano Dorazio anche a partecipare a una serie di importanti mostre di ZERO, tra cui le esposizioni “NUL” allo Stedelijk Museum di Amsterdam (1962 e 1965).
Dorazio è stato anche una figura chiave nell'introdurre il movimento ZERO negli Stati Uniti, invitando Piene a insegnare come visiting professor all’University of Pennsylvania di Filadelfia, dove lo stesso Piene organizzò nel 1964 la prima esposizione di ZERO nel contesto statunitense, presso l'Institute of Contemporary Art. Alcuni mesi dopo, Dorazio e vari artisti legati a ZERO (Mack, Mavignier, Uecker, ma anche Enrico Castellani, Walter Leblanc, François Morellet, tra gli altri) parteciparono a “The Responsive Eye”, mostra inaugurata nel 1965 al MoMA a New York, che avrebbe viaggiato negli Stati Uniti fino al 1966: una grande rassegna internazionale dedicata alla percezione visiva.
Tra le opere in mostra, tutte selezionate come indici significanti di un percorso attraverso queste relazioni, che si estendono anche nei decenni successivi, si segnalano alcune rarità (un rilievo del 1954 e alcune particolarissime opere su carta degli anni Cinquanta e Sessanta), oltre a importanti opere esposte in occasioni storicamente fondamentali e presenti in significative collezioni italiane e straniere, tra cui Reading the Green (Lettura verde), 1959 dalla prestigiosa Sammlung Domnick.
SPAZI DI LUCE. Piero Dorazio e il movimento internazionale ZERO, presentata alla Cortesi Gallery Milano è accompagnata da un libro bilingue (italiano/inglese) curato da Francesca Pola ed edito da Skira, che raccoglie oltre alle opere presenti in mostra, una selezione di altri lavori fondamentali e importanti materiali inediti (lettere, fotografie e documenti) messi a disposizione dell’Archivio Piero Dorazio e da approfondite ricerche internazionali. Il progetto intende presentare momenti e idee chiave che attestano e confermano il ruolo di Piero Dorazio e il rapporto che ha saputo instaurare con gli artisti di ZERO, non solo in termini di corrispondenze e scambi ma anche come luogo ideale di ispirazione per un’intera generazione europea.
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Piero Dorazio, nasce a Roma nel giugno 1927.
Dopo il liceo classico intraprende gli studi di architettura e a partire dal 1942-43, a seguito della frequentazione dello studio del pittore Aldo Bandinelli, si orienta verso l’arte e la pittura iniziando a dipingere nature morte e paesaggi.A vent’anni, nel 1947, insieme a Carla Accardi, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Mino Guerrini, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo e Giulio Turcato fonda il gruppo “Forma 1” e partecipa alla redazione dell’omonimo manifesto; si reca per la prima volta a Parigi, dove grazie a Gino Severini conosce i maggiori artisti internazionali dell’epoca. Nel 1950, con Guerrini e Perilli, fonda la libreria-galleria “L’Age d’Or” per la divulgazione dell’arte astratta. Nei primi anni Cinquanta soggiorna spesso a New York, dove nel 1953 presenta la sua prima personale presso la Wittenborn One-Wall Gallery. Tornato in Italia nel 1955 pubblica La fantasia dell’arte nella vita moderna, compendio delle tendenze moderne nelle arti visive. Dopo una serie di viaggi e partecipazioni alla Biennale di Venezia (1956 e 1958, con una sala personale nel 1960) e altre mostre internazionali (tra cui Documenta nel 1959), nel 1960 ritorna in America dove insegna all’Università di Pennsylvania (Filadelfia). Nel 1961 riceve il Prix Kandinsky. Il suo lavoro è regolarmente incluso nelle maggiori rassegne collettive in Italia e a livello internazionale, tra cui “The Responsive Eye” al Museum of Modern Art di New York nel 1965.
Nel 1974 si trasferisce a Todi, dove stabilisce definitivamente la sua abitazione e il suo studio. Nel 1977 viene pubblicata una monografia con contributo al catalogo ragionato per le edizioni Alfieri e nel 1979 ha luogo la sua prima retrospettiva in Francia al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris. Nel 1983 apre una retrospettiva del suo lavoro alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. A partire dal 1984, collabora per il “Corriere della Sera”. Nel 1986 riceve il Premio dell'Accademia di San Luca e nel 1988 presenta la sala personale alla Biennale di Venezia. Negli anni novanta il suo lavoro è presentato in varie mostre, tra le quali un’ampia antologica al Museé de Grenoble nel 1990, alla Galleria Civica di Bologna nel 1991, e una personale al Museo civico di Atene nel 1994 e al Pac di Milano nel 1998. Nel 1990 riceve il Premio Alcide de Gasperi per le arti e le scienze e, nel 1993, viene nominato membro della Akademie der Künste di Berlino. Nel 2001 si inaugura la mostra “Dorazio Jazz”, presso il Museion di Bolzano e nel 2003 la grande mostra retrospettiva all’IVAM - Institut Valencia D’Art Modern a Valencia.
Dorazio si spegne a Perugia nel maggio del 2005. Dal 2017 è in corso la raccolta dati da parte dell’Archivio Piero Dorazio, al fine di completare la redazione del catalogo ragionato dell’artista. Le sue opere sono parte delle più prestigiose collezioni pubbliche e private, tra cui il Museum of Modern Art (New York), la Tate Modern (Londra), il Centre Georges Pompidou (Parigi), la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (Roma).
01
settembre 2021
SPAZI DI LUCE. Piero Dorazio e il movimento internazionale ZERO
Dal primo settembre al 30 novembre 2021
arte contemporanea
Location
Cortesi Gallery – Milano
Milano, Via Morigi, 8, (MI)
Milano, Via Morigi, 8, (MI)
Orario di apertura
Lunedì - Venerdì
10:00 - 18:00
Editore
Skira Editore
Autore
Curatore
Autore testo critico