20 luglio 2021

Hybrida Tales by Untitled Association #24: co_atto e Dolomiti Contemporanee

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Untitled Association presenta Hybrida Tales, una mappatura di spazi indipendenti, artist-run spaces e associazioni culturali in tutta Italia: nuova tappa da co_atto e Dolomiti Contemporanee

Sito minerario di Valle Imperina (Rivamonte Agordino), foto di G. De Donà

Hybrĭda Tales è la rubrica di approfondimento nata da Hybrĭda, il nuovo progetto con cui Untitled Association ha individuato circa 150 tra spazi indipendenti, artist-run spaces, associazioni culturali e luoghi informali che stanno contribuendo significativamente ad ampliare gli sguardi sul Contemporaneo in Italia oggi.

Con un sistema di interviste a schema fisso, Hybrĭda Tales restituirà una panoramica delle realtà indicizzate, siano esse emergenti o ormai consolidate, e coinvolgerà artisti, operatori culturali, curatori, giornalisti, collezionisti, galleristi per dare vita a un archivio condiviso e collettaneo di riflessioni aperte sulle prospettive, attuali e future, del Contemporaneo.

Qui trovate tutte le puntate già pubblicate.

 

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co_atto

co_atto è un project space situato nella stazione del Passante ferroviario di Porta Garibaldi a Milano. È un hub di ricerche, ibridazioni, scambi, in cui si interfacciano esperienze, competenze e persone. Propone progetti site-specific, destinati a contaminare la città con collaborazioni off-site allo scopo di creare rapporti con il territorio e le realtà che lo animano, offrendo al contempo un palinsesto di eventi collaterali. La sua vocazione transdisciplinare nasce in virtù di una visione di arte come relazione, punto di incontro, di coinvolgimento e azione.

 

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Cosa unisce la vostra attività, e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?

«co_atto è un project space dedicato a una ricerca transdisciplinare e si inscrive nel panorama degli spazi indipendenti dediti alla promozione di artisti e creativi emergenti. Propone progetti site specific, sviluppati da una riflessione in merito alla riappropriazione dei luoghi pubblici e dei non-luoghi come apertura di nuove possibilità di sperimentazione e da un dialogo con lo spazio-vetrina come display espositivo. Indaga il concetto di archivio, secondo le più recenti ricognizioni dei visual studies, quale dispositivo processuale e partecipativo delle modalità umane di abitare il reale. Pubblica red_atto, weblog a cadenza settimanale e fanzine cartacea, che coinvolge contributors provenienti da diversi ambiti disciplinari ed esperienze attive nel contemporaneo. co_atto intende, inoltre, creare una rete di relazioni con altre realtà espositive e indipendenti attive sul territorio nazionale e internazionale, per lavorare in sinergia con esse».

Quali legami sentite con la città/luogo in cui operate?

«co_atto si sviluppa all’interno della stazione di Porta Garibaldi, nel cuore della città di Milano, tra quartieri storici e di nuova gentrificazione. Insiste in un corridoio di passaggio, frequentato quotidianamente da migliaia di persone, il che implica una democraticità assoluta della fruizione di un pubblico che non può essere selezionato. Quello delle vetrine è al contempo un non luogo di cui co_atto si riappropria, e un luogo estremamente connotato e connotante, che sfida le dinamiche del white cube e lo sguardo del pubblico, rimanendo aperto e visibile alla collettività ventiquattro ore su ventiquattro. co_atto, inoltre, è parte di Underpass, progetto di riqualificazione degli spazi all’interno delle stazioni del Passante ferroviario di Milano, inserito all’interno del Progetto DisseMina, promosso da Le Belle Arti APS – Progetto Artepassante, con il sostegno di Fondazione Cariplo – bando “Luoghi di innovazione culturale – 2019”».

Cosa significa per voi sperimentazione? 

«co_atto nasce per iniziativa di giovani creativi provenienti da professioni diverse. Per questo motivo, anche in virtù del fatto che insiste in uno spazio paratattico e puntiforme quale è quello delle vetrine, co_atto dedica la sua attività espositiva e la sua zine red_atto alla ricerca transdisciplinare. co_atto è dunque un project space in via di sperimentazione continua, un hub di sguardi e ibridazioni, che coinvolge artisti, designers e creativi da ambiti diversificati, esortandoli a relazionarsi con una plurivocità di temi e questioni culturali. co_atto inoltre riflette in merito all’archivio quale dispositivo processuale e partecipativo capace di mettere in mostra la germinazione e la stratificazione del senso, individuale e collettivo».

Dolomiti Contemporanee

Dolomiti Contemporanee è un progetto nato nel 2011 e attivato attraverso un programma che prevede l’occupazione temporanea di una serie di siti e spazi inutilizzati: siti industriali, fabbriche abbandonate, complessi di archeologia industriale dismessi, ai piedi delle guglie dolomitiche, vengono trasformati in motori culturali e centri espositivi. Questi siti vengono così riattivati attraverso processi incentrati su arte e cultura e con un programma che fa di questi luoghi dei veri e propri centri di produzione culturale e artistica.

Cosa unisce la vostra attività, e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?

«Noi non abbiamo “uno Spazio”, inteso come sede del progetto.

Fissa dimora, poltrona comoda? Una gran noia. Abbiamo invece un’idea mobile.
Dal 2011 frontiamo siti ridicoli e imbalsamati e disagevoli, nelle Dolomiti Patrimonio del Cervo con Polenta. Ora lavoriamo su sette siti smorti. Ne facciamo Centri propulsivi.

Siamo policentrici, e abbiamo le cariche. L’arte contemporanea è uno dei bisturi con cui incidiamo la piaga.

Gli spazi che riattrezziamo del Senso attraverso la cultura, l’arte e i denti della martora, vanno definiti. Sono persi, van ripensati. Mica ci abbiamo una galleria, un museo, na fondazione, noi.

Cosa vuol dire Spazio? Vuol dire, o dovrebbe: un luogo che ha Senso. Arte e cultura hanno Senso? Qualche volta sì. Ecco perchè possono riarmare ‘sta catapulta».

Quali legami sentite con la città/luogo in cui operate? 

«Per noi il luogo è l’ambiente: è fatto di crode, foreste e fabbriche e rovine. Le fabbriche vengon giù come le aguglie, ma senza rumore: nel silenzio vigliacco, gravità della colpa.
Lo conosciamo bene ‘st’ambiente. Lo scaliamo. Il legame è la conoscenza.
Poi c’è un legaccio. Quello che imprigiona gli spazi perduti. Quello che impedisce alle idee di scaturire. Tanto la Natura è già bella, no? E allora buonanotte al pensiero.
Ecco: operiamo di giorno, stando in piedi. A quel legaccio diamo fuoco: ecco na torcia?».

Cosa significa per voi sperimentazione?

«Praticare la ricerca, uscir di schema, lamentarsi e reagire criticamente, assegnare il primato agli spiriti belli e alle menti brillanti che scavano, sotterrare i noiosi e i pedanti, rifiutare l’arte bolsa e carrierista e giuslavorista, marcare la differenza, rompere e aprire, insomma, quel che fa il varsòr».

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