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Serena Fineschi – Ingannare l’attesa
Comunicato stampa
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Nella visione di una minimale esperienza del corpo, Serena Fineschi ci avvicina a una dimensione precaria, in bilico tra ciò che possiamo vedere e la percezione che da essa ne può derivare.
Il tempo scorre e, rispetto all’immobile, il gesto del girarsi i pollici è già trasmissione di un’esigenza o di un segnale di impazienza. Attraverso un atto apparentemente insignificante o tacciato di pigrizia, le falangi ruotano a costruire orbite che appaiono infinite e rimandano a un quesito esistenziale.
Se l’esperienza del corpo è restituzione della mente, questo gesto contenuto è sintomo di riflessione e rinuncia a ciò che altri si aspettano; lo stesso corpo si sottrae alla funzione e attraverso una compulsiva reiterazione svincola la mente dal percorso automatico confrontandosi col disagio, per un’imminente proseguo.
All’inizio degli anni ‘20 Dino Campana scriveva “Fabbricare, fabbricare, fabbricare/preferisco il rumore del mare…” con la sua triplice ripetizione a rendere manifesto uno stato di disagio e monotonia ritmato dal fardello continuo di necessità quotidiana in una società industrializzata rimandando alla indefinitezza propria dell’infinito, evidenziando il lavoro di costruzione e di demolizione, infruttuoso, folle, nel quale l’uomo moderno è attanagliato.
È passato un secolo e la necessità di una critica al nostro vivere, non solo non viene meno, ma richiede una maggiore attenzione per la quale Serena Fineschi ne rimarca concettualmente il significato, a suo modo, ad libitum.
Il tempo scorre e, rispetto all’immobile, il gesto del girarsi i pollici è già trasmissione di un’esigenza o di un segnale di impazienza. Attraverso un atto apparentemente insignificante o tacciato di pigrizia, le falangi ruotano a costruire orbite che appaiono infinite e rimandano a un quesito esistenziale.
Se l’esperienza del corpo è restituzione della mente, questo gesto contenuto è sintomo di riflessione e rinuncia a ciò che altri si aspettano; lo stesso corpo si sottrae alla funzione e attraverso una compulsiva reiterazione svincola la mente dal percorso automatico confrontandosi col disagio, per un’imminente proseguo.
All’inizio degli anni ‘20 Dino Campana scriveva “Fabbricare, fabbricare, fabbricare/preferisco il rumore del mare…” con la sua triplice ripetizione a rendere manifesto uno stato di disagio e monotonia ritmato dal fardello continuo di necessità quotidiana in una società industrializzata rimandando alla indefinitezza propria dell’infinito, evidenziando il lavoro di costruzione e di demolizione, infruttuoso, folle, nel quale l’uomo moderno è attanagliato.
È passato un secolo e la necessità di una critica al nostro vivere, non solo non viene meno, ma richiede una maggiore attenzione per la quale Serena Fineschi ne rimarca concettualmente il significato, a suo modo, ad libitum.
14
agosto 2021
Serena Fineschi – Ingannare l’attesa
Dal 14 al 27 agosto 2021
arte contemporanea
Location
SPAZIO FOURTEEN ARTELLARO
Lerici, Piazza E. Figoli, 14, (La Spezia)
Lerici, Piazza E. Figoli, 14, (La Spezia)
Orario di apertura
09-24
Vernissage
13 Agosto 2021, 19.00
Sito web
Ufficio stampa
Fourteen ArTellaro
Autore
Curatore
Autore testo critico