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Toccare la bellezza. Maria Montessori Bruno Munari – Palazzo delle Esposizioni
Arte contemporanea
di Luigi Capano
Con un fortunato neologismo, Alexander Baumgarten, nel secolo dei lumi, chiamò Estetica la sua filosofia del bello, definendola “scienza della conoscenza sensibile”, e contribuì non poco a consolidare il primato della visione sulle altre modalità percettive, eccezion fatta per il sempre florido giardino di Euterpe. Visione interiore poetico-letteraria (ricordiamo l’etimo della parola “idea”, dal greco idein vedere) e visione plastica che si incarna nella matericità di un’opera d’arte. Nei primi decenni del secolo scorso le grandi Avanguardie tentarono di rimescolare le carte: erano gli anni del Manifesto del Tattilismo di Marinetti e degli Addestramenti sensoriali di Itten e di Moholy Nagy nel Bauhaus. Respirò la temperie sovversiva del Futurismo e se ne alimentò anche Bruno Munari (Milano, 24 ottobre 1907 – 29 settembre 1998), protagonista, con Maria Montessori, della mostra “Toccare la Bellezza” che abbiamo di recente visitato al Palazzo delle Esposizioni a Roma. Una mostra singolare, dedicata alla dimensione estetica della tattilità, della cosiddetta percezione aptica (il copyright è del filosofo Max Dessoir). L’attività artistica di Munari, svoltasi all’insegna della sperimentazione e della ricerca, non è facilmente rubricabile: si è cimentato nel design, nella pittura, nella scultura, nella grafica, nell’illustrazione, nell’ideazione di giochi didattici per l’infanzia.
«Il primo artista che ho conosciuto è stato Giacomo Balla» – racconta in un’intervista- «ricordo che mi sono meravigliato vedendo che aveva dipinto tutta la sua casa: non solo i quadri ma anche le cornici, le pareti, i mobili -sia dentro che fuori- le porte, le maniglie; insomma tutto quello che c’era, era stato dipinto». L’arte vissuta come gioco e intesa come percorso euristico plurisensoriale, con un’enfasi sui valori tattili, è, probabilmente,un lascito dei giovani anni futuristi. Viene da pensare alle macchine inutili, ai libri illeggibili, alle sculture da viaggio, di cui sono presenti in mostra alcuni esemplari.
Munari, dunque, è stato un tenace cercatore di bellezza così come lo fu la pedagogista teosofa Maria Montessori (Chiaravalle, 31 agosto 1870 – Noordwijk, 6 maggio 1952) i cui materiali didattici, variegati per policromia e texture, dialogano, nelle sale della mostra, con le creazioni del designer milanese. «I sensi sono organi di prensione delle immagini del mondo esterno, necessarie all’intelligenza, come la mano è organo di prensione delle cose materiali necessarie al corpo…L’educazione che eleva l’intelligenza deve portare in alto anche questi due mezzi capaci di indefinito perfezionamento» scrive in uno dei suoi trattati pedagogici. Un perfezionamento – nella concezione montessoriana – teso ad affinare la sensibilità fino a giungere alla percezione della struttura sottile delle cose e degli esseri, ed a riconoscere, godendone, le armonie estetiche della natura.