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fino al 27.V.2004 Anton Corbijn Venezia, Palazzo Fortuny
venezia
Possono le immagini generare suoni? Le fotografie di Anton Corbijn si. Risuonano, nell’immaginario dei fan del rock, con le note della musica degli ultimi trent’anni, dai Rollings Stones a David Bowie, da Peter Gabriel agli U2…
di Myriam Zerbi
Era il 1972 e a Strijen, un piccolo paesino dell’Olanda, il giovane Anton Corbijn, appassionato di musica decide che il modo migliore per assistere ai concerti in prima fila era quello di farlo stando dietro ad una macchina fotografica.
Il suo mestiere di fotografo lo porta presto a Londra dove, ricorda, inizialmente per lavorare doveva accettare “ciò che altri rifiutavano”. Nel giro di poco tempo però moltissimi sono i divi, non solo della scena musicale, ma anche del mondo dello spettacolo e della moda, che posano davanti alla sua Hassemblad. Firma cover di cd, cura video e studia stage sets per Bryan Adams, Bon Jovi, Rolling Stones, Zucchero, Jony Mitchell, Red Hot Chili Peppers, Depeche Mode e U2, gruppo con il quale lavora da 22 anni. Instaura con molti dei suoi soggetti rapporti di amicizia che vanno oltre all’abituale rapporto professionale: “A me interessa” ripete spesso l’artista “costruire una connessione con chi fotografo. Siamo io, lui e la macchina fotografica per cui alla fine, si tratta quasi di una questione personale. Le immagini devono riflettere l’incontro di due persone”.
Venezia ora accoglie una rassegna di foto che ripercorre il suo cammino dagli anni Ottanta ad oggi. “Abbiamo lavorato insieme a Corbijn per allestire la sua mostra” ci racconta Daniele Sorrentino, curatore insieme a Cristiano Seganfreddo “lui ha voluto scegliere le immagini e la loro sequenza scartando ad esempio quelle divenute famosissime ma ritenute dall’autore troppo viste”.
Le foto, quasi esclusivamente in bianco e nero, hanno una potenza e un magnetismo pari alla elegante cifra stilistica . Lo sguardo del visitatore incontra un pensoso Peter Gabriel fotografato a Bath nel 1986, Jonny Deep che, per contrastare la sua fama di “bello” nasconde il viso con un berretto, un Keith Richards-indiano irriconoscibile, o tra i suoi libri sul Blues e sulla storia del Terzo Reich, un Mel Gibson in roulotte, prima delle riprese di un film, mentre fa flessioni, un David Bowie giovane e ambiguo del 1980, una straordinaria silhouette di David Barney sui muri di New York del 1981, un Allen Ginsberg di fronte alla finestra di casa sua, Bono degli U2 in vasca da bagno con occhiali da sole, mentre è divenuta profetica la foto con una minacciosa ombra nera che si avvicina a Yan Curtis dei Joy Division, scattata prima del suo suicidio. Una serie a se è formata dagli A.Somebody, autoritratti scattati nel suo paese d’origine nei panni di musicisti defunti con i quali ha voluto identificarsi in una sorta di omaggio, come nel caso di Bob Marley. Famoso come fotografo dello star system toglie di dosso a Naomi Campbell, insieme ai vestiti, il glamour patinato da fashion star in una foto composta e suggestiva. Sembra si diverta a spogliare le celebrità dei lustrini della fama per fermare, in scatti che divengono icone contemporanee, la persona come gli appare, la personalità individuale che vive dentro e al di là del personaggio. “E’ simpatico, gentile e comunicativo” racconta Daniele Sorrentino “Scatta foto in continuazione, anche al bar ha fotografato lo spritz, tipico aperitivo dei veneziani”.
myriam zerbi
Anton Corbijn
A cura di Cristiano Seganfreddo e Daniele Sorrentino
Palazzo Fortuny
San Beneto 3780 (tra S.Luca e Campo S.Angelo)
Orari: tutti i gg 10-18; lunedì chiuso
Biglietti: intero € 4; ridotto € 2, 50
Informazioni: www.museiciviciveneziani.it
[exibart]