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Dario Picariello – L’acqua le bagna come il vento le calpesta
In mostra verranno presentate tre grandi installazioni inedite della serie Cicli, produzione avviata nel 2020 che prende spunto dalle tradizioni dei canti popolari meridionali. Gli interventi installativi sono messi in mostra grazie all’impiego di attrezzatura del backstage fotografico.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
LABS Contemporary art è lieta di presentare, sabato 11 settembre, "L’acqua le bagna come il vento le calpesta", personale dell’artista Dario Picariello. In mostra verranno presentate tre grandi installazioni inedite della serie "Cicli", produzione avviata nel 2020 che prende spunto dalle tradizioni dei canti popolari meridionali. Il percorso della mostra è accompagnato da un testo critico di Eugenio Viola, Capo-curatore del Museo de Arte Moderno de Bogotá – MAMBO, Colombia.
Gli interventi installativi, realizzati con diversi materiali e tecniche, sono messi in mostra grazie all’impiego di attrezzatura del backstage fotografico, come ombrelli o stativi. L’attenzione è rivolta al medium fotografico, ponte di unione tra il passato e presente: le immagini fotografiche vengono modificate digitalmente, trasferite con acidi su tessuti oppure stampate su carta blueback fatta a striscioline, per essere poi utilizzata per ricamare parole, secondo pattern decorativi di abiti cerimoniali o immagini naturali.
I canti selezionati per questa occasione hanno origini e periodi differenti; ad intrecciarli il tema comune della violenza, sia essa fisica, verbale o psicologica. Ogni opera racconta una difficile problematica, presentata attraverso brevi versi intrecciati su tessuti.
Il primo lavoro, "Cinquantaquattro", riprende un canto tradizionale orale dell’Alto Jonio Cosentino per mostrare le difficili condizioni di lavoro dei braccianti nei campi. Il lavoratore, disposto a sottoporsi a dure fatiche, pur di non perdere la propria occupazione, unica fonte di sostentamento per tutta la sua famiglia, crea un rapporto di “dipendenza” con il proprietario terriero. Fenomeno tutt’oggi riscontrabile e di cui spesso sono protagoniste le classi subalterne, costrette ad accettare ogni sorta di sopruso pur di non perdere il proprio lavoro o incorrere nella pubblica umiliazione.
L’opera intitolata "Le buone misure" riprende i versi di "A Partannisa", canto di ragazze nella raccolta delle olive, antichissima canzone popolare siciliana. Un appello di una ragazza che prega la mamma di non mandarla al mulino per non sottostare agli abusi del mugnaio.
La terza installazione, infine, mette in scena una relazione amorosa mai consumata e giunta a un capolinea. Echeggiano nell’aria i versi di "Strambellate", stornello cantato in prima persona:
“non mi mandà più baci per la posta
che per la strada perdono il sapore
se tu me li voi dare dammegli in bocca
così si proverà cos’è l’amore [...]”
La mostra si conclude con l’esposizione di due fotografie esposte come una sorta di polittico. Le immagini presentate sono il risultato di un procedimento digitale: la fotografia viene letta da un software non adatto a codificarne il formato digitale originale, producendo un errore, o glitch. L’immagine ottenuta viene stampata a contatto su carta, restituendoci apparizioni che si collocano in una spazialità indefinita e vibrante.
Dario Picariello è nato ad Avellino nel 1991. Vive e lavora a Milano.
Ha conseguito la laurea in Arti Visive presso l'Accademia di Belle Art di Urbino e il Master in Photography and Visual Design presso la Nuova Accademia delle Belle Arti di Milano – NABA.
La sua ricerca si avvale di differenti mezzi espressivi per dare vita a opere che restituiscono una narrazione tra passato e presente, spesso esposte grazie all’impiego di attrezzatura del backstage fotografico come ombrelli o stativi.
Ciò che interessa l’artista è la possibilità, attraverso uno studio scientifico, antropologico e folkloristico di poter fare rivivere un luogo con la sua storia presentando al pubblico una più ampia narrazione vicina ai temi dell’esistenza umana.
Mostre personali:
2018 A fuoco continuo, a cura di Stefano Volpato, TRA, Trevisoricercaarte, Treviso
2017 Officine dell’Umbria, a cura di Maurizio Coccia e Mara Predicatori, Palazzo Lucarini, Trevi
2016 Mascarata, testo critico di Eugenio Viola, Casa Raffaello, Urbino
Mostre collettive (selezione):
2021 E dice che nemmeno la vita è mia, a cura di Stefano Volpato, Emporio Centrale02, FormeUniche, Milano
2021 Innesti21, a cura di Luigi Codemo, Villa Clerici, GASC, Milano
2021 Finalista del Premio Etherea, Etherea Art Gallery, Palazzo Ducale, Genova
2021 Finalista del Premio Francesco Fabbri, Villa Brandolini, Pieve di Solingo
2020 Sum Art, Mucciaccia Contemporary, Roma
2019 12 ARTISTS OF TOMORROW, Mucciaccia Contemporary, Roma
2019 Scusate il disturbo, PAC, Padiglione di Arte Contemporanea, Milano
2018 We all punk, Mare Culturale Urbano, Milano
2018 La città del sole, Bocs Art, Cosenza
2018 You Can Do It and You Must Do It, Villa delle Rose, Bologna
2018 Here3, Cavallerizza Reale, Torino
2017 Finalista del Premio Cramum, Museo del Duomo di Milano, Milano
Pubblicazioni:
Scusate il disturbo, in collaborazione con PAC, Sotheby’s, il Volo, Milano, 2019
A fuoco continuo, a cura di Stefano Volpato, TRA, Multiplo, Treviso, 2018
Palazzo d’Avalos e l’ex carcere di Procida. Il complesso monumentale rinascimentale tra passato,
presente e futuro, a cura di Rosalba Iodice, Nutrimenti, Roma, 2017
Mascarata, a cura di Eugenio Viola, Baskerville, Bologna, 2016
Nutrimentum, a cura di Umberto Palestini e Chiara Pozzi, Baskerville, Bologna, 2015
La Muta del III Millennio, a cura di Umberto Palestini, Baskerville, Bologna, 2015
Nuove Identità̀, a cura di Ludovico Pratesi, Sat, Urbino, 2015
Premio Internazionale Lìmen Arte, a cura di Lara Caccia, Vibo Valentia, 2015
Gli interventi installativi, realizzati con diversi materiali e tecniche, sono messi in mostra grazie all’impiego di attrezzatura del backstage fotografico, come ombrelli o stativi. L’attenzione è rivolta al medium fotografico, ponte di unione tra il passato e presente: le immagini fotografiche vengono modificate digitalmente, trasferite con acidi su tessuti oppure stampate su carta blueback fatta a striscioline, per essere poi utilizzata per ricamare parole, secondo pattern decorativi di abiti cerimoniali o immagini naturali.
I canti selezionati per questa occasione hanno origini e periodi differenti; ad intrecciarli il tema comune della violenza, sia essa fisica, verbale o psicologica. Ogni opera racconta una difficile problematica, presentata attraverso brevi versi intrecciati su tessuti.
Il primo lavoro, "Cinquantaquattro", riprende un canto tradizionale orale dell’Alto Jonio Cosentino per mostrare le difficili condizioni di lavoro dei braccianti nei campi. Il lavoratore, disposto a sottoporsi a dure fatiche, pur di non perdere la propria occupazione, unica fonte di sostentamento per tutta la sua famiglia, crea un rapporto di “dipendenza” con il proprietario terriero. Fenomeno tutt’oggi riscontrabile e di cui spesso sono protagoniste le classi subalterne, costrette ad accettare ogni sorta di sopruso pur di non perdere il proprio lavoro o incorrere nella pubblica umiliazione.
L’opera intitolata "Le buone misure" riprende i versi di "A Partannisa", canto di ragazze nella raccolta delle olive, antichissima canzone popolare siciliana. Un appello di una ragazza che prega la mamma di non mandarla al mulino per non sottostare agli abusi del mugnaio.
La terza installazione, infine, mette in scena una relazione amorosa mai consumata e giunta a un capolinea. Echeggiano nell’aria i versi di "Strambellate", stornello cantato in prima persona:
“non mi mandà più baci per la posta
che per la strada perdono il sapore
se tu me li voi dare dammegli in bocca
così si proverà cos’è l’amore [...]”
La mostra si conclude con l’esposizione di due fotografie esposte come una sorta di polittico. Le immagini presentate sono il risultato di un procedimento digitale: la fotografia viene letta da un software non adatto a codificarne il formato digitale originale, producendo un errore, o glitch. L’immagine ottenuta viene stampata a contatto su carta, restituendoci apparizioni che si collocano in una spazialità indefinita e vibrante.
Dario Picariello è nato ad Avellino nel 1991. Vive e lavora a Milano.
Ha conseguito la laurea in Arti Visive presso l'Accademia di Belle Art di Urbino e il Master in Photography and Visual Design presso la Nuova Accademia delle Belle Arti di Milano – NABA.
La sua ricerca si avvale di differenti mezzi espressivi per dare vita a opere che restituiscono una narrazione tra passato e presente, spesso esposte grazie all’impiego di attrezzatura del backstage fotografico come ombrelli o stativi.
Ciò che interessa l’artista è la possibilità, attraverso uno studio scientifico, antropologico e folkloristico di poter fare rivivere un luogo con la sua storia presentando al pubblico una più ampia narrazione vicina ai temi dell’esistenza umana.
Mostre personali:
2018 A fuoco continuo, a cura di Stefano Volpato, TRA, Trevisoricercaarte, Treviso
2017 Officine dell’Umbria, a cura di Maurizio Coccia e Mara Predicatori, Palazzo Lucarini, Trevi
2016 Mascarata, testo critico di Eugenio Viola, Casa Raffaello, Urbino
Mostre collettive (selezione):
2021 E dice che nemmeno la vita è mia, a cura di Stefano Volpato, Emporio Centrale02, FormeUniche, Milano
2021 Innesti21, a cura di Luigi Codemo, Villa Clerici, GASC, Milano
2021 Finalista del Premio Etherea, Etherea Art Gallery, Palazzo Ducale, Genova
2021 Finalista del Premio Francesco Fabbri, Villa Brandolini, Pieve di Solingo
2020 Sum Art, Mucciaccia Contemporary, Roma
2019 12 ARTISTS OF TOMORROW, Mucciaccia Contemporary, Roma
2019 Scusate il disturbo, PAC, Padiglione di Arte Contemporanea, Milano
2018 We all punk, Mare Culturale Urbano, Milano
2018 La città del sole, Bocs Art, Cosenza
2018 You Can Do It and You Must Do It, Villa delle Rose, Bologna
2018 Here3, Cavallerizza Reale, Torino
2017 Finalista del Premio Cramum, Museo del Duomo di Milano, Milano
Pubblicazioni:
Scusate il disturbo, in collaborazione con PAC, Sotheby’s, il Volo, Milano, 2019
A fuoco continuo, a cura di Stefano Volpato, TRA, Multiplo, Treviso, 2018
Palazzo d’Avalos e l’ex carcere di Procida. Il complesso monumentale rinascimentale tra passato,
presente e futuro, a cura di Rosalba Iodice, Nutrimenti, Roma, 2017
Mascarata, a cura di Eugenio Viola, Baskerville, Bologna, 2016
Nutrimentum, a cura di Umberto Palestini e Chiara Pozzi, Baskerville, Bologna, 2015
La Muta del III Millennio, a cura di Umberto Palestini, Baskerville, Bologna, 2015
Nuove Identità̀, a cura di Ludovico Pratesi, Sat, Urbino, 2015
Premio Internazionale Lìmen Arte, a cura di Lara Caccia, Vibo Valentia, 2015
11
settembre 2021
Dario Picariello – L’acqua le bagna come il vento le calpesta
Dall'undici settembre al 13 novembre 2021
arte contemporanea
Location
LABS Contemporary Art
Bologna, Via Santo Stefano, 38, (BO)
Bologna, Via Santo Stefano, 38, (BO)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 10-13 e 15-19
Vernissage
11 Settembre 2021, ore 16-21
Sito web
Autore
Autore testo critico