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Milano Art Week by Untitled Association, itinerario #5: un tour in zona Buenos Aires
Arte contemporanea
di redazione
In occasione dell’edizione 2021 della Milano Art Week, in concomitanza con l’uscita di una mappa che segnala eventi, inaugurazioni e progetti legati al mondo dell’arte e di una serie di approfondimenti legati alle realtà no profit e agli spazi emergenti della città di Milano con il progetto Hybrida, Untitled Association è lieta di lanciare un’edizione speciale di Milano Art to Date che fornisca a professionisti del settore, appassionati d’arte e non solo qualche spunto per un itinerario con le iniziative da non perdere.
Qui potete trovare le altre tappe.
Milano Art Week: one day in zona Buenos Aires
Per il quinto appuntamento con i circuiti one day, ci troviamo in zona Buenos Aires. Facilmente raggiungibili da Lima, fermata della linea rossa della metropolitana, le quattro tappe consigliate per oggi: una fondazione, due gallerie e un project space.
Il tour inizia in via Alessandro Tadino 26: qui, fino al 24 settembre, sarà possibile visitare la mostra Parole parlanti, personale di Sabrina D’Alessandro, ospitata negli spazi della Fondazione Mudima.
La mostra è un vero e proprio invito a riflettere sulle limitazioni e sulle nuove modalità di fruizione dell’arte che l’emergenza pandemica di questi due anni ci ha imposto.
Attraverso scatti fotografici – che mostrano i ricchi buffet dei vernissage – e il ricorso alle parole dorate delle tele a sfondo rosso, l’artista rievoca l’atmosfera di una di quelle tante inaugurazioni del periodo pre-covid, tra gustose pietanze e il vociare assordante dei presenti. Con fare provocatorio, spinge il visitatore a distrarsi alla vista dei pappacchioni sui quali campeggia il motto Art is what makes food more interesting than art (L’arte è ciò che rende il cibo più interessante dell’arte). Al tempo stesso propone spunti di riflessione sul futuro dell’arte con l’opera Farlingotto (2020) che in 12 lingue insegna l’arte del silenzio.
Il percorso prosegue con la seconda personale suggerita per oggi, Terza mostra: tre cose di Francesco Arena allestita presso la Galleria Raffaella Cortese.
Terza personale dell’artista in galleria, tre “cose” in mostra: una bandiera, una fotografia, una trave: oggetti che hanno subito una trasformazione o un cambio di funzione, esistenti al di là delle singole opere. Ognuna di esse occupa rispettivamente le tre sedi di via Stradella, disponendosi nello spazio in diagonale, in orizzontale e in verticale: a legarle, il fatto di essere formalmente delle linee, punto di partenza della rappresentazione, inserite in uno spazio che ne racconta il loro errare e il rapporto simbolo-cosa.
Come terza e ultima personale di oggi vi segnaliamo la mostra curata da Eva Svennung presso la galleria Martina Simeti e che ha come protagonista una nuova serie di lavori della giovane artista genovese Gaia Vincensini. Facendo ricorso ad una pratica che lega e mette in discussione i linguaggi dell’artigianato e del design e attraverso differenti media espressivi – incisioni, sculture, ricami, video e disegni, l’artista si pone in atteggiamento di sfida nei confronti del linguaggio e del design corporate, a cui fanno riferimento banche e grandi catene commerciali, smontando così la solida immagine delle corporation. Pretesto questo, per aprire un dibattito più profondo che analizza la situazione dell’individuo in quanto tale all’interno della comunità.
Concludiamo questo circuito arrivando al punto di partenza, in via Alessandro Tadino, e fermandoci qualche civico prima, precisamente al numero 20. Qui, studiolo apre i battenti con la mostra Noi x Sempre, inaugurata a metà settembre e risultato di un progetto che vede uniti tre giovani artisti: Federico Cantale, Jimmy Milani e Giacomo Montanelli.
Un’esibizione a tre per sancire un’amicizia che li lega sin dagli anni dell’accademia, con un complesso apparato installativo, risultato di idee e riflessioni differenti, che ribalta l’impalcatura standard di una mostra: la autorialità di ognuno si annulla, la luce cede il posto al buio e tutto diventa una creazione in cui lo spettatore, muovendosi liberamente nello spazio, diventa parte di un gioco di cui i game player sono proprio gli artisti.