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Facebook censura un’opera di Mirella Bentivoglio: oscurata la pagina della Stazione dell’Arte
Attualità
di redazione
Accessibili a tutti, a patto di avere una discreta connessione a internet, e in – quasi – tutto il mondo, i Social Network sono diventati ormai uno dei parametri della democrazia ma hanno anche un’altra faccia, meno visibile ma sempre in azione: il controllo, la censura. Che spesso colpisce in maniera apparentemente illogica, permettendo la diffusione di contenuti tossici e impedendo la circolazione di opere d’arte. Dopo i vari casi di Gustave Courbet, Rubens e Marina Abramovic, l’algoritmo ha colpito la Stazione dell’Arte di Ulassai. I canali social del museo dedicato a Maria Lai sono stati infatti oscurati e la causa è un’opera di Mirella Bentivoglio, dal titolo Fiore nero (1971), che ha mandato in confusione i sistemi di controllo di Facebook, portando alla totale sospensione della pagina del museo sardo e, presumibilmente, come accade in questi casi, a un periodo di penalizzazione dopo la riattivazione. L’opera avrebbe dovuto accompagnare un post programmato per sabato, 25 settembre, giorno di apertura della nuova mostra della Stazione dell’Arte, incentrata sulla vita e sull’arte di Bentivoglio, una delle personalità più influenti, attive e interessanti della scena dell’arte della seconda metà del ‘900 in Italia.
Costituita da un collage di ritagli di giornale riportanti la notizia dell’uccisione di un giovane afro-americano da parte di un poliziotto, avvenuta nel 1971, l’opera era stata esposta anche alla Biennale di Venezia, nel 1978, nell’ambito della storica mostra “Materializzazione del linguaggio”, alla quale presero parte, tra le altre, artiste come Tomaso Binga, Sonia Delaunay, Betty Danon, Anna Paparatti. I ritagli sono assemblati per formare un fiore nero, da cui l’opera trae il titolo, e sono accompagnati dalla dicitura «neri i vestiti, nera la bara, neri i cavalli, neri perfino i fiori». L’intento è quello di denunciare, attraverso la forma e il linguaggio dell’arte, l’odio e la violenza ma l’algoritmo di Facebook ha completamente travisato il messaggio, interpretandolo in maniera fin troppo “diretta”, meccanica appunto.
«La sospensione della pagina ci ha colto di sorpresa e amareggiato, se pensiamo che una grande artista come Mirella Bentivoglio ha fatto delle battaglie per i diritti, per l’inclusione e l’emancipazione femminile i suoi vessilli», ha dichiarato Davide Mariani, direttore della Stazione dell’Arte e curatore della mostra insieme a Paolo Cortese, curatore dell’Archivio Mirella Bentivoglio. «Abbiamo da subito attivato tutte le procedure di ripristino della pagina non senza difficoltà, in quanto le operazioni di recupero risultano alquanto macchinose e nemmeno i tempi sono certi. Confidiamo di poter riattivare il canale quanto prima», ha concluso Mariani.
Il post è stato bannato prima ancora di essere pubblicato ma, per fruire di quest’opera e di tutte le altre, c’è sempre la possibilità di una tradizionale visita dal vivo. La mostra, visitabile fino al 5 dicembre, mette in luce la complessità e la profondità della poetica di Mirella Bentivoglio. In esposizione, oltre 50 opere, foto, video e bozzetti che permettono di apprezzare i momenti più rilevanti della sua carriera artistica e curatoriale, ripercorrendo le tappe del suo itinerario artistico e biografico. Si attraversano così le sperimentazioni nell’alveo della Poesia Concreta e della Poesia Visiva, tra gli anni Sessanta e Settanta, ma l’occasione è buona per scoprire l’universo creativo di numerose altre artiste, attraverso foto e materiali d’archivio, che, proprio da Bentivoglio, sono state incluse in rassegne ed esposizioni da lei curate, con l’intento di mettere in evidenza un comune denominatore nelle pratiche verbo-visive.
«Indubbiamente l’esperienza più eclatante e nota dell’attività curatoriale di Bentivoglio, che ha letteralmente fatto la storia della poesia visiva in generale e di quella al femminile in particolare, è la mostra “Materializzazione del linguaggio”, tenutasi a Venezia nel 1978, in occasione della Biennale d’arte, in cui sono state riunite ottanta artiste impegnate a dare forma alle espressioni tra “linguaggio e immagine” e tra “linguaggio e oggetto”», ha dichiarato Paolo Cortese. Tra queste anche Maria Lai, che vi prese parte con i primi libri cuciti e con un’opera frutto della collaborazione con la stessa Bentivoglio, il Libro-Alfa (1978), un elenco telefonico rivestito da una copertina di pane.