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Obbiettivo ArtVerona 2021: Meravigliare
Fiere e manifestazioni
Dopo più di un anno di attività online, sulla piattaforma realizzata in collaborazione con Artshell e ANGAMC, ArtVerona è pronta a riaprire le porte del polo di Veronafiere, dal 15 al 17 ottobre 2021, in sicurezza, per la sua 16a edizione. Novità, collaborazioni e obbiettivi: ce ne parla il direttore artistico Stefano Raimondi.
Un anno fa, in occasione dell’intervista per exibart on paper 110 ci siamo lasciati parlando dell’imminente apertura della 15a edizione di ArtVerona, in cui ci spiegava come lei e il team di ArtVerona foste stati messi alla prova dalla continua riorganizzazione della fiera per la sua apertura al pubblico. Come sappiamo, alla fine, ArtVerona ha dovuto dedicarsi alla digitalizzazione di proposte, contenuti e format, comunque con un ricchissimo programma di attività online. Credo che l’imprevedibilità che emerge da ciò che è successo sia l’emblema del momento storico che stiamo vivendo, al di là del caso specifico dell’emergenza sanitaria in corso. A posteriori, quali sono gli aspetti positivi che sono emersi dal cambio di programma a cui avete dovuto far fronte?
Penso che l’aspetto più significativo sia stato lo sviluppo di un senso pratico di comunità, l’emergere di dinamiche collaborative anche tra soggetti diversi, l’attenzione al territorio e, per quanto riguarda ArtVerona e Veronafiere nello specifico, la creazione di una relazione di fiducia reciproca tra la fiera e le gallerie che hanno collaborato a stretto contatto capendo le rispettive esigenze e costruendo insieme la prossima edizione della manifestazione.
Qual è l’obbiettivo principale della 16a edizione di ArtVerona, in programma, in presenza, dal 15 al 17 ottobre 2021?
Meravigliare. Dopo due anni così complessi vorrei che ArtVerona fosse accogliente, sicura, capace di stupire e rendere la visita un momento piacevole di incontro. Potranno esserci numerosi approcci e approfondimenti alla manifestazione, sia per le sezioni che per i contenuti extra. Trovo per esempio molto importante che le gallerie, esclusivamente italiane, rappresentino una grande mappa artistica della nostra penisola, in cui si svolge una ricerca di qualità sia nelle grandi città che in piccoli comuni.
Anche quest’anno la programmazione della fiera si è arricchita di novità e proposte sempre più attente alla ricerca: Red Carpet, Introduction, Evolution quale tra le nuove sezioni è quella a cui tiene di più? Perché?
La collaborazione con importanti aziende e artisti, la transizione verso una fiera green, la condivisione dei saperi e la sperimentazione sono importanti nuovi pilastri di ArtVerona, in aggiunta a quelli che ne costituiscono da tempo l’identità, e ognuno di questi progetti ne detiene una parte. Red Carpet è la collaborazione con una meravigliosa artista, Paola Pivi, che insieme ad Aquafil, una delle più importanti aziende mondiali nella produzione di fibre sintetiche attraverso processi di riuso, realizzerà un lavoro davvero enorme pensato per il pubblico della fiera. In Introduction, grazie al curatore della sezione Giacinto Di Pietrantonio, sei gallerie storiche come Continua, Massimo De Carlo, Magazzino, Giò Marconi, Massimo Minini e Studio la Città hanno segnalato altrettante gallerie più giovani di cui apprezzano la ricerca. Evolution invece è l’occasione per esplorare alcune pratiche di ricerca in cui Big Data, Videogame, Motori di ricerca, 3d sono strumenti nelle menti creative degli artisti. Ma vorrei aggiungere anche lo stravolgimento della sezione editoria così come è solitamente concepita in una fiera attraverso Pages, il progetto a cura di Ginevra Bria, e l’adesione delle Fondazioni private a Level 0, oltre ai musei, per promuovere nei loro futuri programmi artisti presentati in fiera.
Ci può parlare dei premi in programma per questa edizione?
Sono ben 11 i premi quest’anno e il fatto che siano aumentati rispetto al periodo pre-pandemico è un elemento che va sottolineato e che rimarca la capacità di ArtVerona di dialogare e trovare sinergie con importanti realtà private e pubbliche. Bisogna prima di tutto dare merito a persone, professionisti e aziende lungimiranti, che credono nel valore etico dell’arte e del collezionare. Ogni premio è volto a valorizzare le gallerie e gli artisti partecipanti e ognuno con un focus ben preciso. Oltre a riconoscimento di Level 0, allo storico Premio Icona, costituito dall’acquisizione di un’opera che simbolicamente rappresenti la fiera e al fondo di acquisizione A Disposizione. Veronafiere per l’arte, quest’anno due importanti novità sono date dal Premio Massimiliano Galliani per il Disegno e dal Premio De Buris luxury wine brand della Famiglia Tommasi, entrambi rivolti a artisti under 35. Due importanti conferme sono il Premio A Collection, che consiste nella produzione di un arazzo con il maestro tessitore Giovanni Bonotto associato a un percorso di residenza, e il Premio Montani Tesei, promosso dall’omonimo studio legale e nato con l’intento di offrire un supporto concreto al sistema dell’arte. Si consolidano poi i rapporti con importanti realtà attraverso il Premio Casarini Due Torri Hotel per la Pittura under 35 e il Premio MZ Costruzioni nato nel 2019 su iniziativa di Antonio e Michele Zito, due imprenditori e collezionisti che hanno fatto dell’innovazione e dell’ecosostenibilità i valori fondanti della loro azienda. Sul tema dello sviluppo sostenibile si concentra il Sustainable Art Prize, realizzato in partnership con l’Università Ca’ Foscari Venezia che sancisce un concorso rivolto al progetto artistico che meglio interpreta i temi dello sviluppo sostenibile. Il vincitore realizzerà un’esposizione/installazione presso gli spazi dell’Università Ca’ Foscari Venezia. Infine, il Premio Display è un riconoscimento alle due gallerie che hanno presentato opere e artisti non solo di alto livello qualitativo, ma anche costruendo un display efficace, dinamico, coerente e innovativo.
Come si sviluppa la sezione Lab1, a cura di Giulia Floris che vede per la prima volta in una fiera italiana la partecipazione congiunta di residenze artistiche e realtà no-profit?
Partendo da una legacy di ArtVerona, che attraverso il progetto curato da Cristiano Seganfreddo aveva coinvolto gli spazi indipendenti, abbiamo deciso di introdurre in fiera un nuovo attore, le residenze, che hanno un ruolo sempre più rilevante nel percorso di maturazione di un artista. Sette residenze “istituzionali” dislocate in tutta Italia, come Il Mattatoio a Roma, Cittadellarte Fondazione Pistoletto a Biella, Casa Fabbri – Fondazione Francesco Fabbri a Pieve di Soligo, Museo Carlo Zauli a Faenza, Villa Romana a Firenze, A Collection a Vicenza e Fondazione Zimei a Pescara, hanno dato la possibilità agli artisti, selezionati in dialogo con altrettante realtà no-profit, di svolgere un periodo di ricerca e produzione e la fiera restituirà questo lavoro, iniziando così un dialogo con importanti attori del contemporaneo.
Finalmente si torna in fiera, ma anche in città e nei suoi luoghi ancora inesplorati grazie ad Art & the city, programma di iniziative culturali dedicate al collezionismo, performance e video arte. Perché crede sia importante allargare la rete di proposte artistico-culturali anche nel territorio?
Senza il territorio, la volontà politica, il coinvolgimento delle istituzioni pubbliche e private non ci sarebbe alcuna fiera d’arte. Per me una fiera è anche una festa dello spirito che si propaga tutt’attorno al suo centro: più la città partecipa e più l’energia si moltiplica. Penso per esempio al programma di performance al femminile di Marijke De Roover, SAGG Napoli e Sophie Jung curato da Maria Marzia Minelli e Claudia Santeroni al Museo di Castelvecchio, alla mostra di videoarte BLAST– per un’estetica della violenza a cura di Jessica Bianchera e Marta Ferretti negli spazi riaperti per l’occasione di Palazzo Poste o a Ciak Collecting: collezionismo italiano attivo, a cura di Irene Sofia Comi, presso Palazzo Orti Manara. Con quasi 40 appuntamenti l’apertura di luoghi suggestivi e la contaminazione con la storia, Verona si presenta al suo meglio.