16 ottobre 2021

‘BLAST: estetiche della violenza tra immagine, video e documento’, a Verona

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A Verona, nella storica sede del Palazzo Poste, la seconda edizione di BLAST, realizzata in occasione della XVI edizione di ArtVerona. La mostra riflette sull'estetica della violenza in immagini, video e documenti. La parole delle curatrici

Lida Abdul “In Transit”, 2008, still da video 16 mm film transferred to dvd 4’55’’ 5 ex., courtesy l'artista

Al Palazzo delle Poste, fino al 19 ottobre, “BLAST estetiche della violenza tra immagine, video e documento”, seconda edizione di un progetto pluriennale curato da Jessica Bianchera e Marta Ferretti, insieme a Giulia Costa, «volto ad approfondire gli immaginari del presente attraverso il video e l’immagine in movimento».

Realizzata nell’ambito del programma Video&TheCity, l’edizione 2021 di BLAST si svolge negli spazi di Palazzo Poste, in Piazza Viviani 7, «prestigioso edificio progettato da Ettore Fagiuoli negli anni ’20 del Novecento, che riapre alla città il Salone degli Sportelli dopo il passaggio a proprietà privata e gli interventi di restauro, favorendo l’incontro tra antico e contemporaneo e restituendo alla città un luogo di grande rilevanza storica e architettonica», hanno spiegato gli organizzatori.

Il Palazzo delle Poste di Verona. Credit Tecma Solutions S.p.A

Nel percorso espositivo opere video di «una selezione di artisti di riconosciuta fama internazionale, insieme a giovani provenienti da differenti background culturali, che utilizzano il video e l’immagine in movimento per analizzare e testimoniare diverse “categorie” di violenza in contesti individuali e collettivi, spesso incorporando nuove tecnologie e modalità di circolazione digitale»: Lida Abdul, Simona Andrioletti, Edgardo Aragón, Sofia Borelli, Elisa Caldana, Daniela Comani, Forensic Architecture, Regina José Galindo, Rodrigo Garrido, Debora Hirsch, Inhabitants, Michal Martychowiec, Rebecca Moccia, Giuliana Racco, belit sağ, Santiago Sierra, Diego Tonus, Chiara Ventura, Amir Yatziv, Dagmawi Ymer.

La mostra è realizzata con il contributo di Boccanera Gallery, Galleria Studio G7, Laveronica arte contemporanea, Mazzoleni, mor charpentier, Prometeo Gallery, Recontemporary, Rodriguez Gallery, Spazio Cordis.

BLAST offre anche un ricco programma di approfondimenti e proposte per il pubblico che potete trovare qui.
Marta Ferretti e Jessica Bianchera. Foto: Filippo Tommasoli

Le parole di Jessica Bianchera e Marta Ferretti

BLAST giunge alla sua seconda edizione. Come è nato il progetto, quali sono i suoi obiettivi e come è cambiato, se è cambiato, nel tempo?

«Il progetto è nato da una riflessione sul ruolo dell’immagine e in particolare dell’immagine in movimento nella società contemporanea sia in senso storico sia nell’attualità, con particolare attenzione per fenomeni che hanno a che vedere con dinamiche di sopraffazione, potere e più in generale violenza. Con la diffusione di tecnologie e dispositivi digitali portatili, negli ultimi vent’anni la registrazione, la modifica e l’archiviazione di immagini e video relativi a episodi di violenza è diventata un’attività aperta alla partecipazione dei cittadini, oltre che degli attivisti, dei giornalisti e degli artisti. Partendo da questa riflessione abbiamo voluto sviluppare un’indagine condivisa attraverso non solo le opere di un certo numero di artisti provenienti da tutto il mondo che fanno un uso molto diverso del video e dell’immagine in movimento per documentare, restituire o denunciare dinamiche sociali complesse, ma anche attraverso una serie di partner che potessero offrire nuovi e ulteriori contributi alla ricerca che BLAST sta portando avanti, tra questi hanno particolare rilevanza gli archivi (bak.ma, LOOP Barcelona, Archivio delle Memorie Migranti e Careof) e i macrocosmi che rappresentano». 

BLAST ha creato numerose collaborazioni con vari attori del contemporaneo, da artisti a gallerie, da collezioni ad archivi e molto altro. Come avete coinvolto i vostri partner?

«Ognuno dei partner ha portato un inestimabile contributo al progetto, abbiamo voluto coinvolgere realtà che operano nello specifico del video e dell’immagine in movimento ma anche gallerie, curatrici, artisti e artiste che hanno partecipato alla costruzione del progetto in termini di contenuto e ricerca. Altri partner hanno sposato il progetto perché credevano nei valori e nell’importanza di portare un certo tipo di messaggio al pubblico: ringraziiamo in questo senso Ashtart Creative che ha ideato il visual concept del progetto, TBD Ultramagazine e SIZ che hanno realizzato insieme a noi BLASTing Theory, una pubblicazione che si configura come un capitolo autonomo e che amplia e potenzia il lavoro della mostra e di tutto il progetto. Naturalmente anche il contributo di ArtVerona e di Palazzo Poste è stato fondamentale offrendo alla mostra il contesto e il contenitore ideale in cui incontrare il pubblico. Credo che nulla si sarebbe fatto però senza il sostegno e l’appoggio di Fondazione Cariverona e del Comune di Verona: entrambi hanno e stanno lavorando insieme a noi al progetto per farne veicolo di relazione e di attivazione del territorio, della cittadinanza e dei giovani, affermando in questo senso l’importanza dei linguaggi dell’arte contemporanea e il loro ruolo attivo nella comunità».

Sofia Borelli, Saturday night walk, 2019, still da video HD 1920×1080, 6’58’’, 16_9, color, sound, ph. Alessandra Bellini, courtesy l’Artista
Come avete scelto artisti e opere presenti nell’edizione 2021?

«I lavori di ricerca e costruzione della mostra sono iniziati più di un anno fa e sono il frutto di una lunga meditazione e riflessione: volevamo presentare una polifonia di punti di vista e di approcci, dovuti in parte alle modalità di restituire alcune determinate “categorie” di violenza, sia ai diversi background e alle diverse età degli artisti selezionati».

Giuliana Racco, The Limbo Party, 2020 video still, 25min, single channel, HD, colour, sound. Courtesy l’artista
Quale approccio ha BLAST rispetto a un tema delicato e complesso come la violenza?

«Abbiamo voluto dar voce a una moltiplicazione di possibili approcci e punti di vista senza esprimere giudizi ma ponendo quesiti e offrendo occasioni di dibattito. La mostra è uno degli apici del progetto che nel suo primo anno ha avuto per lo più una dimensione virtuale e di indagine da remoto ma che ora si apre alla collettività anche attraverso alcune azioni contemporanee e successive come talk, tavole rotonde, uno screening e una serie di workshop in cui gli artisti hanno potuto lavorare con la comunità, con particolare attenzione per il coinvolgimento dei giovani».

Regina José Galindo, La verdad, Guatemala City, 2013 still da video HD, one-channel, 70’40’’, 16_9, color, sound, video credit José Juárez, courtesy l’Artista e Prometeo Gallery Ida Pisani, Milano-Lucca
Alcuni lavori in mostra sono dedicati alla violenza legata alle nuove tecnologie e alla sua circolazione in modalità digitale. Potete farci qualche esempio di opera esposta?

«L’opera How does video become evidence del 2017 di Inhabitants, per esempio, è parte di un più ampio progetto degli artisti e ricercatori Mariana Silva e Pedro Neves Marques da cui nasce l’omonimo canale online inhabitants-tv.org dedicato al video e al documentario. Inhabitants produce e condivide video di breve durata destinati alla distribuzione online che in ogni episodio affrontano temi e questioni differenti, in questo caso le modalità attraverso cui rendere i video girati da comuni cittadini efficaci strumenti probatori in sedi legali. Altre opere, come Triple Chaser dei Forensic Architecture, incorporano sofisticati strumenti di analisi ed elaborazione di dati e immagini per investigare episodi di violenza in conflitti dove vengono prodotte immagini e video che hanno il potenziale di raccontare verità diverse da quelle ufficiali. in mostra presenteremo anche una versione per screening del videogioco Schisma di Edgardo Araganon e Rodrigo Garrido». 

Michal Martychowiec, The shrine to summon the souls, 2013-2014, still da video, HD, 9’51’’, courtesy Rodriguez Gallery, Poznań. Courtesy l’artista
Quali progetti avete per la prossima edizione di BLAST?

«Abbiamo sicuramente intenzione di continuare a esplorare il ruolo dell’arte e in particolare del video e dell’immagine in movimento nel contesto dell’indagine e dello sviluppo sociale. Il lavoro su questa edizione è ancora molto e vogliamo prima raccoglierne gli esiti, ma sappiamo che si tratta di una ricerca che ha ancora molte potenzialità di sviluppo».

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