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Strappi a Palazzo Grassi: i restauri diventano un’esperienza d’arte e design
Progetti e iniziative
Molto lo fanno anche gli spazi vuoti. Perimetri di luce che non si scagliano più su nessuna opera, contemporanea. Operose operaie che sfilano fili da un simil-sudario prostrate di fronte all’antico, maneggiano con pinzette brandelli di trama e ordito, come un chirurgo toglie punti di sutura. Da una parte si gioca con l’argento, che poi è specchio; dall’altra parte suolo e oggetti sprofondano nel giallo. Sono le donne di Sares Srl e Mauve Srl ad abitare uno spazio agito come fosse un set del contemporaneo, un’azione performativa alla Tino Sehgal in cui a un primo sguardo ci si chieda chi sia il performer e chi l’autore dell’opera. Invece qui no, l’intuizione di Palazzo Grassi è proprio questa: l’artista in questione è Carlo Innocenzo Carloni (Scaria d’Intelvi 1687 – Scaria d’Intelvi 1775), autore di due dipinti murali di grandi dimensioni che fino agli anni Ottanta si trovavano a Palazzo Grassi, grazie all’acquisizione della Snia Viscosa (precedente proprietario del Palazzo), che li aveva a sua volta riscoperti dopo la permanenza a Villa Colleoni.
I dipinti “L’imperatore Federico II riceve dal Colleoni un salvacondotto per recarsi a Roma” e “Papa Paolo II riceve Colleoni e gli affida l’incarico di combattere i Turchi” sono oggetto di restauro per volere della Fondazione Pinault, che si sta contemporaneamente dedicando ad azioni di recupero dell’antico alla Bourse de Commerce di Parigi, dove ci si sta concentrando sui dipinti ottocenteschi che adornano l’edificio. Una fondazione per sua natura dedita al contemporaneo che si preoccupa di recuperare un patrimonio comune proveniente dalla nostra storia è di per sé un’operazione degna di nota. Se poi andiamo a guardare come si sta svolgendo il tutto a Palazzo Grassi, punto di riferimento dell’arte di oggi nella città lagunare, la cosa assume connotati piacevolmente singolari.
I dipinti del Carloni, infatti, saranno oggetto di un intervento “a vista”, che diventa esso stesso azione estetizzata ed esibita. Si sarebbe potuto procede su un crinale di puro studio, chiedendo alle aziende di restauro di accettare delle visite guidate che entrassero in un cantiere reale per ascoltare la storia di questi dipinti e osservare le più moderne teorie del settore messe in atto davanti agli occhi del pubblico. “Strappi” invece va oltre: Palazzo Grassi propone un’esperienza costruita insieme a uno studio di grafica e design, il conosciuto studio Zaven, che entra con decisione nelle tramature del progetto dando vita a un sistema interconnesso di rimandi visivi senza dubbio efficace e che assume su di sé la responsabilità di restituire allo spettatore anche l’identità primaria della Fondazione, dedita appunto al contemporaneo. Dalle tute delle restauratrici al pavimento della sala, dai carrelli porta attrezzi alle luci, tutto nell’allestimento conduce in un mondo in cui la storia si fa tassello del futuro, più che del presente.
La sala superiore di Palazzo Grassi è attualmente aperta al pubblico con un calendario di visite guidate gratuite, su prenotazione, che rendono fruibile il cantiere. Tra qualche mese, terminate le fasi più delicate dell’intervento, i dipinti murali verranno trasferiti nell’atrio piccolo di Palazzo Grassi, dove verranno completati gli interventi relativi alla pellicola pittorica.