-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Poche linee, sottili e molto precise nelle loro traiettorie che si intersecano. E l’opera è finita: l’estetica della bicicletta classica, che sia da passeggio o da corsa, quella che va a forza motrice delle gambe – non l’assistita o l’elettrica, comoda ma visivamente un’altra cosa – è già perfetta così com’è. Ma in alcuni casi, l’opera può diventare, a sua volta, supporto per una interpretazione creativa: nasce così la Nemo Gravel Alessandro Mendini, la bicicletta d’artista in edizione limitata a 30 esemplari, presentata da Cinelli, azienda storica del settore, fondata nel 1947 dall’ex ciclista professionista Cino Cinelli.
In realtà, il progetto risale agli anni di frequentazione del grande designer, scomparso nel 2019, con Antonio Colombo, industriale al quale Cino cedette l’azienda, nel 1978, e già presidente della Columbus, azienda italiana produttrice di tubi in acciaio di alta gamma per biciclette. Ma i disegni sono venuti alla luce recentemente, grazie anche al lavoro di Fulvia ed Elisa Mendini sull’archivio del padre. La bicicletta mantiene le caratteristiche di piccola serialità artigianale ed essenzialità del modello Nemo Gravel, ibridandole allo stile riconoscibile del designer, rappresentato attraverso i suoi celebri “Stilemi”, che si intrecciano sul telaio, sviluppando alfabeti visivi, segni, colori e immagini.
«Una ricerca sulla grafia della visione scritta, quasi letteraria, dove gli alfabeti confluiscono nella costruzione di veri e propri linguaggi visivi», scriveva Mendini, nel 2007. «In quanto linguaggi, ognuno di questi sistemi espressivi è un gioco chiuso in sé e corrisponde a regole precise. I racconti e le lettere di questi “alfabeti espressivi” non vanno però intesi come un costrutto simbolico dove i significati sono prefigurati. Al contrario, i segni che concorrono a creare la grafia della visione vanno intesi quasi come elementi pre-linguistici, ancora non vincolati all’obbligo di uno specifico senso: essi sono significati sospesi, in attesa che il loro destino indichi loro una funzione».
Le prime collaborazioni tra Cinelli e Alessandro Mendini, avvicinato all’azienda attraverso il collettivo Alchimia di cui lo stesso Mendini era esponente, risalgono agli anni ‘80. In quel periodo, Antonio Colombo, divenuto proprietario dell’azienda, ne stava disegnando il nuovo corso, «In una direzione orientata verso l’unione tra sport, arte, design e lifestyle per comunicare la perfezione delle biciclette Cinelli ad un pubblico più ampio», spiegano dall’azienda. A partire da Alchimia, Mendini ha collaborato con Cinelli alla decorazione del telaio di una bicicletta, a una bicicletta resa scultura attraverso il prolungamento dei tubi, e al ritocco di una fotografia ritraente un atleta in corsa: tutte collaborazioni astratte e svincolate dalle problematiche tecniche e agonistiche del ciclismo, in cui gli elementi delle biciclette rappresentavano un puro supporto espressivo.
E non è l’unico caso: tra i progetti in collaborazione con Alchimia, una Supercorsa d’artista di Alessandro Guerriero, i nastri manubrio e l’abbigliamento ciclistico di Carla Ceccariglia, oltre al Rampichino dello stesso Alessandro Mendini, fino alla bicicletta Laser di Keith Haring, ai punti vendita monomarca Gran Ciclismo disegnati da Franco Raggi e alle attuali collaborazioni d’artista per il merchandise di Cinelli Art Program, un programma di collaborazioni e progetti speciali con personalità appartenenti al mondo dell’arte e del design.