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I siti culturali del Ministero si aprono ai lavori di pubblica utilità
Attualità
di redazione
52 siti culturali del MiC – Ministero della Cultura ospiteranno 102 persone che potranno svolgere lavori di pubblica utilità ai fini della messa in prova. L’accordo, che avrà durata quinquennale e potrà essere considerata tacitamente rinnovato, è stato siglato dal Ministro della Cultura, Dario Franceschini, e dalla Ministra della Giustizia, Marta Cartabia. Alla firma, che si è tenuta presso il Collegio Romano, erano presenti anche i direttori delle Direzioni Generali Musei, Biblioteche e Archivi del MiC, Massimo Osanna, Paola Passarelli e Anna Maria Buzzi, oltre al Capo di Gabinetto del ministero, Lorenzo Casini.
«È importante che lo strumento dello svolgimento di lavori di pubblica utilità ai fini di messa alla prova trovi applicazione nei luoghi della bellezza», ha dichiarato Franceschini. «Guardando l’elenco degli archivi, delle biblioteche e dei musei in cui sarà possibile operare, non si può che pensare che ciò farà del bene alle persone che verranno coinvolte. Partiamo da 52 siti e 102 persone, ma i luoghi della cultura sono tanti e c’è ampio margine per ampliare questa positiva collaborazione tra il Ministero della Cultura e il Ministero della Giustizia, che mi fa piacere sia la prima di questo genere».
Nello specifico, sono stati coinvolti 11 musei e parchi archeologici, cinque archivi di Stato e 36 biblioteche, diffusi su tutto il territorio nazionale, dal Parco Archeologico dei Campi Flegrei al Palazzo Ducale di Mantova, dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna al Museo Nazionale Romano, dalla Galleria Nazionale delle Marche al Museo Nazionale di Matera, dalla Reggia di Caserta ai Musei Reali di Torino, dalla Biblioteca Nazionale di Napoli alla Biblioteca “Medicea Laurenziana” di Firenze. Le sedi del MiC – l’elenco completo sul sito del Ministero – provvederanno ad aggiornare i Tribunali e gli Uffici di esecuzione penale esterna territorialmente competenti sulla situazione dei posti di lavoro non retribuito disponibili presso le proprie strutture, per favorire l’attività di orientamento e avvio degli imputati al lavoro di pubblica utilità.
«È una forma di visione della giustizia, come riparazione del danno inflitto alla collettività, che trovo feconda», ha commentato Cartabia. «La Costituzione non parla di carcere, ma di valenza rieducativa della pena, che trova nell’ istituto della messa alla prova un’espressione particolarmente riuscita. E viene potenziato nella delega penale. I vantaggi sono molteplici: alleggerire il carico tribunali; dare sollievo alle strutture detentive; evitare il passaggio in carcere, quando possibile. E soprattutto stimola questa cultura della pena, come riparazione nei confronti della persona offesa e della collettività».
La messa in prova rappresenta un approccio ispirato alla funzione di riparazione sociale e individuale dei torti connessi alla consumazione del reato. Era già prevista dall’ordinamento processuale italiano in ambito minorile ed è poi stata estesa anche nei confronti degli adulti. Attualmente è rivolta agli indagati e agli imputati per reati puniti con pena edittale non superiore a quattro anni di detenzione e rappresenta una modalità alternativa di definizione del procedimento penale, attraverso la quale è possibile pervenire a una pronuncia di proscioglimento per estinzione del reato all’esito positivo della messa alla prova, la cui concessione è subordinata alla prestazione di lavoro di pubblica utilità.
Tra le attività previste dalla messa in prova per i lavori di pubblica utilità presso gli Istituti del MiC ci saranno: prestazioni di lavoro per la fruibilità e la tutela del patrimonio culturale e archivistico, inclusa la custodia di biblioteche, musei, gallerie o pinacoteche; prestazioni di lavoro nella manutenzione e fruizione di immobili e servizi pubblici, inclusi ospedali e case di cura, o di beni del demanio e del patrimonio pubblico, compresi giardini, ville e parchi, con esclusione di immobili utilizzati dalle Forze armate o dalle Forze di polizia; prestazioni di lavoro inerenti a specifiche competenze o professionalità del soggetto.