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Mariana Ferratto – Inciampi
La mostra è un ampio progetto che l’artista ha concepito sul tema dell’inciampo come individuazione e ricerca di eventi e comportamenti nella vita e nelle storie degli altri capaci di modificare il senso e la pratica di tradizioni e prassi.
Comunicato stampa
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The Gallery Apart è orgogliosa di annunciare la mostra Inciampi di Mariana Ferratto, un ampio progetto che l’artista ha concepito e di cui fa parte anche il video Madame Maison recentemente in mostra in galleria nella collettiva Dimore.
Il tema dell’inciampo e di cosa può derivare da un evento fortuito ha costituito oggetto di analisi in molte branche della creatività e dell’ingegno umani, dalla psicoanalisi alla letteratura, all’arte. L’inciampo come possibilità offerta per riflettere, ripensare, ricordare, fermare per un attimo il tempo e scegliere nuove direzioni. Non a caso proprio un artista, Gunter Demnig, ha posato nel 1992 la prima pietra di inciampo per ricordare le vittime del genocidio nazista, a cui ne sono seguite migliaia in tutta Europa a testimonianza della potenza generatrice di un incontro casuale.
Mariana Ferratto dà però al tema dell’inciampo una interpretazione diversa e personale, non come conseguenza di un atteggiamento distratto o flaneuristico in grado di provocare incontri inattesi, bensì come individuazione e ricerca di eventi e comportamenti nella vita e nelle storie degli altri capaci di modificare il senso e la pratica di tradizioni e prassi. E gli altri per l’artista sono soprattutto le persone che tali tradizioni e abitudini le hanno portate con sé lontano dai loro luoghi d’origine, gli emigrati che tramandano racconti, ricette, tecniche di produzione e tanto altro per serbarne il ricordo e continuare a sentirsi a casa, ma che inevitabilmente finiscono per modificare e a volte stravolgere ciò che a loro preziosamente ricorda la madrepatria.
Per Ferratto questi inciampi della memoria, capaci di far evolvere nel tempo le vecchie tradizioni nei nuovi contesti di vita, sono meritevoli di essere raccolti e preservati come testimonianze dello scorrere del tempo che plasma la cultura originaria andata ad affermarsi o a morire altrove. È una dimensione temporale che l’artista considera inestricabilmente legata ai luoghi, sia quelli che si abbandonano sia quelli che si vanno ad abitare. Esiste una condizione di intimità domestica che per Ferratto rende la casa il luogo di raccolta di persone in carne ed ossa ma anche delle loro storie, culture e tradizioni. Tutto trova la sua composizione nella dimensione dell’abitare.
Le opere in mostra sono accompagnate da un audio diffuso che riporta testimonianze di emigrati di origine italiana che raccontano le tradizioni che hanno voluto mantenere vive anche all’estero, con le modifiche legate al contesto ospitante che indicano come il concetto di tradizione sia in continua trasformazione, anche laddove si tratti di simboli di identità nazionale, a testimonianza di quanto persino l’identità sia inevitabilmente in movimento e in evoluzione. Il tema dell’immigrazione viene dunque trattato ribaltando la prospettiva oggi imperante. Gli intervistati sono emigrati italiani di prima, seconda e terza generazione e i racconti si alternano in spagnolo, inglese e italiano, a seconda della lingua che l’intervistato sente più vicina.
La raccolta e la selezione dei racconti hanno consentito a Ferratto di individuare gli “inciampi”, ossia quei dettagli che hanno inciso nella modifica e nell’allontanamento dalla tradizione originaria. L’artista visualizza alcuni di questi inciampi con la tecnica del ricamo, inserendoli in tomboli d’epoca di forme diverse, spesso irregolari, trovati in una antica fabbrica di Cosenza, un lavoro che richiama le tradizioni popolari e che l’artista intende proseguire man mano che altri possibili ricami emergeranno dai racconti archiviati. Un inciampo in particolare viene trattato da Ferratto con la tecnica dell’animazione video, proiettata nel basement, per raccontare la storia e le strane peripezie di un uomo che, volendo sfuggire alla guerra agli inizi del 900, attraversa l’Atlantico sognando New York e la Statua della Libertà, ma sbaglia nave e arriva in una Buenos Aires a lui del tutto estranea in cui si muove segnando la strada compiuta sui muri per poter tornare indietro.
Il collante che unisce l’attaccamento alle tradizioni e la loro evoluzione nel contesto dato per Ferratto è rappresentato dalla casa evocata nei racconti e nei ricordi. Di ciò l’artista offre la sua rappresentazione sotto forma da un lato di stampe di skyline delle città d’origine e di arrivo degli emigrati intervistati, minuziosamente ritagliate e specularmente sovrapposte a formare luoghi contemporaneamente d’affezione e di fantasia, dall’altro di disegni della serie dei nidi che Ferratto trae dalla natura catalogandoli e fornendone una preziosa versione a grafite.
Il tema dell’inciampo e di cosa può derivare da un evento fortuito ha costituito oggetto di analisi in molte branche della creatività e dell’ingegno umani, dalla psicoanalisi alla letteratura, all’arte. L’inciampo come possibilità offerta per riflettere, ripensare, ricordare, fermare per un attimo il tempo e scegliere nuove direzioni. Non a caso proprio un artista, Gunter Demnig, ha posato nel 1992 la prima pietra di inciampo per ricordare le vittime del genocidio nazista, a cui ne sono seguite migliaia in tutta Europa a testimonianza della potenza generatrice di un incontro casuale.
Mariana Ferratto dà però al tema dell’inciampo una interpretazione diversa e personale, non come conseguenza di un atteggiamento distratto o flaneuristico in grado di provocare incontri inattesi, bensì come individuazione e ricerca di eventi e comportamenti nella vita e nelle storie degli altri capaci di modificare il senso e la pratica di tradizioni e prassi. E gli altri per l’artista sono soprattutto le persone che tali tradizioni e abitudini le hanno portate con sé lontano dai loro luoghi d’origine, gli emigrati che tramandano racconti, ricette, tecniche di produzione e tanto altro per serbarne il ricordo e continuare a sentirsi a casa, ma che inevitabilmente finiscono per modificare e a volte stravolgere ciò che a loro preziosamente ricorda la madrepatria.
Per Ferratto questi inciampi della memoria, capaci di far evolvere nel tempo le vecchie tradizioni nei nuovi contesti di vita, sono meritevoli di essere raccolti e preservati come testimonianze dello scorrere del tempo che plasma la cultura originaria andata ad affermarsi o a morire altrove. È una dimensione temporale che l’artista considera inestricabilmente legata ai luoghi, sia quelli che si abbandonano sia quelli che si vanno ad abitare. Esiste una condizione di intimità domestica che per Ferratto rende la casa il luogo di raccolta di persone in carne ed ossa ma anche delle loro storie, culture e tradizioni. Tutto trova la sua composizione nella dimensione dell’abitare.
Le opere in mostra sono accompagnate da un audio diffuso che riporta testimonianze di emigrati di origine italiana che raccontano le tradizioni che hanno voluto mantenere vive anche all’estero, con le modifiche legate al contesto ospitante che indicano come il concetto di tradizione sia in continua trasformazione, anche laddove si tratti di simboli di identità nazionale, a testimonianza di quanto persino l’identità sia inevitabilmente in movimento e in evoluzione. Il tema dell’immigrazione viene dunque trattato ribaltando la prospettiva oggi imperante. Gli intervistati sono emigrati italiani di prima, seconda e terza generazione e i racconti si alternano in spagnolo, inglese e italiano, a seconda della lingua che l’intervistato sente più vicina.
La raccolta e la selezione dei racconti hanno consentito a Ferratto di individuare gli “inciampi”, ossia quei dettagli che hanno inciso nella modifica e nell’allontanamento dalla tradizione originaria. L’artista visualizza alcuni di questi inciampi con la tecnica del ricamo, inserendoli in tomboli d’epoca di forme diverse, spesso irregolari, trovati in una antica fabbrica di Cosenza, un lavoro che richiama le tradizioni popolari e che l’artista intende proseguire man mano che altri possibili ricami emergeranno dai racconti archiviati. Un inciampo in particolare viene trattato da Ferratto con la tecnica dell’animazione video, proiettata nel basement, per raccontare la storia e le strane peripezie di un uomo che, volendo sfuggire alla guerra agli inizi del 900, attraversa l’Atlantico sognando New York e la Statua della Libertà, ma sbaglia nave e arriva in una Buenos Aires a lui del tutto estranea in cui si muove segnando la strada compiuta sui muri per poter tornare indietro.
Il collante che unisce l’attaccamento alle tradizioni e la loro evoluzione nel contesto dato per Ferratto è rappresentato dalla casa evocata nei racconti e nei ricordi. Di ciò l’artista offre la sua rappresentazione sotto forma da un lato di stampe di skyline delle città d’origine e di arrivo degli emigrati intervistati, minuziosamente ritagliate e specularmente sovrapposte a formare luoghi contemporaneamente d’affezione e di fantasia, dall’altro di disegni della serie dei nidi che Ferratto trae dalla natura catalogandoli e fornendone una preziosa versione a grafite.
16
novembre 2021
Mariana Ferratto – Inciampi
Dal 16 novembre 2021 al 21 gennaio 2022
arte contemporanea
Location
THE GALLERY APART
Roma, Via Francesco Negri, 43, (Roma)
Roma, Via Francesco Negri, 43, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 15-19
Autore